17 dicembre 2007
L'ARCHIVIO APERTO
Il Senato della Repubblica ha deciso di costituire una
raccolta unica del patrimonio
documentale di personalità politiche, partiti e gruppi parlamentari.
Uno studioso, Paolo Dimalio, individuato l'archivio dell'ex presidente
del Consiglio Bettino Craxi ne ha tratto un interessante saggio che Nuove Antenne
pubblicherà integralmente in uno dei prossimi numeri.
Sarà interessante seguire l'intera narrativa per meglio capire come si è
giunti al culmine della malversazione quando Craxi con ben tre decreti -
complice Walter Veltroni allora responsabile per le comunicazioni del
Partito comunista - legittimò le reti nazionali televisive
appartenenti ad un solo soggetto.
Cose che si conoscevano benissimo ma che il solo Nuove Antenne pur nella
sua modesta condizione di giornale di categoria ebbe al tempo il
coraggio di pubblicare mentre la grossa stampa taceva, comprata da
paginoni di pubblicità corruttiva elargita da Fininvest .
Che le cose si siano svolte indegnamente per un paese civile - e
l'Italia per altri versi lo è - lo dimostra una perla, questa lettera di
Silvio Berlusconi diretta a Bettino Craxi:
“Caro Bettino grazie
di cuore per quello che hai fatto. So che non è stato facile e che hai
dovuto mettere sul tavolo la tua credibilità e la tua autorità. Spero di
avere il modo di contraccambiarti. Ho creduto giusto non inserire un
riferimento esplicito al tuo nome nei titoli-tv prima della ripresa per
non esporti oltre misura. Troveremo insieme al più presto il modo di
fare qualcosa di meglio. Ancora grazie, dal profondo del cuore. Con
amicizia, tuo Silvio”.
La catastrofe che permise la
nascita del berlusconismo cominciò qui, da questo "ringraziamento" che è
del 1986 quando l'emittenza locale televisiva e radiofonica era fiorente
e aveva appena bisogno di essere regolamentata: un vero patrimonio
nazionale ridotto invece ai minimi termini odierni dalla corruzione e
dall'interesse privato in atti di ufficio.
13
dicembre 2007
FALLIMENTI
Questa mattina, invitati dal presidente dei Corecom Maria Luisa
Sangiorgio abbiamo partecipato alla "Conferenza dei Comitati delle
Regioni e Provincie autonome" che si è svolta a Roma.
Presente anche l'ineffabile Corrado Calabrò che con voce monocorde ha
snocciolato cose che già si conoscevano invece di dire qualcosa per
esempio sui compiti disattesi dell'Autorità sulle indagini d'ascolto e la
misteriosa convenzione che ha
stipulato con l'Istat .
Anche dai discorsi di alcuni rappresentanti dei Corecom non è venuto nulla di nuovo
che non rivelasse disorganizzazione insicurezza e impotenza.
L'unico intervento degno di nota è stato quello incentrato su di una
ricerca a cura di Albino Imperial vice presidente del Corecom Valle D'Aosta
sul digitale terrestre che come è noto ha visto la sua Regione
utilizzata come cavia di sperimentazione.
Uno studio dell'Istituto Piepoli ha evidenziato un parziale fallimento
del DVT; alla domanda se da un punto di vita tecnico è stato percepito
un miglioramento i no sono stati ben il 58 per cento al quale
possono essere aggiunti in parte un 25 per cento di "abbastanza" e un 9
per cento di "senza opinione" mentre appena uno striminzito 8 per cento
ha notato miglioramenti sostanziali.
Sono anche emerse difficoltà di ricezione che confermano quanto in
passato abbiamo detto e scritto quando esortavamo alla calma quanti
individuavano nel digitale il toccasana di tutti i mali. A parte gli
impianti di antenna che salvo rari casi dovrebbero essere interamente
rifatti, gli ascoltatori lamentano immagini che si vedono a scatti;
difficoltà di riorganizzazione dei canali sul decoder; interferenze;
problemi condominiali di ricezione, altre difficoltà di genere diverso.
Il progresso tecnologico merita di essere seguito attentamente e sotto
questo aspetto il Conna ritiene di non venire secondo a nessuno anche
per un nostro atteggiamento mentale ingegneristico di fondo, tuttavia le
intempestività si pagano. Quando predicavamo inascoltati che i problemi da affrontare
per le radio erano ancora (e sono) nella banda Fm e per le televisioni
nelle trasmissioni analogiche, altre associazioni aiutavano di fatto il signor Gasparri
nell'imporre
alle emittenti televisive l'acquisto di apparecchiature numeriche
pur di salvare Rete4.
Ecco quanto scrivevamo ancora prima dell'emanazione della legge Mammì
nelle conclusioni di un articolo in merito alle nuove proposte tecniche
che giudicavamo allo stadio di "pruriti" devianti.
"I problemi sono ancora
tutti legati all'esistente: realizzare una legge equa che ridimensioni
chi nell'illegalità è cresciuto troppo in fretta e favorisca coloro che
sono rimasti alle regole del gioco, rimane il più importante obiettivo
da raggiungere.
Le nuove tecnologie potranno così affermarsi in un modo affatto
tumultuoso e improvvisato...".
( Nuove Antenne del settembre del 1989 anno V)
10
dicembre 2007
LA MENSA MINISTERIALE
Riceviamo richieste di sapere qualcosa di più in merito alla "procedura
competitiva" per l'assegnazione delle frequenze tv, la trovata del
ministro Gentiloni volta a soddisfare gli appetiti delle reti nazionali
o supposte tali.
Sul numero di dicembre del nostro giornale periodico Nuove Antenne
Massimo Lualdi (
www.newslinet.it
) ha scritto un articolo dal titolo "Pasticci e
demagogia" dove esamina puntualmente la pericolosità di questa
operazione agli effetti dell'emittenza locale che parte da un ricorso al
Tar che ha visto soccombente il Ministero. Lualdi scrive tra
l'altro:
...Gentiloni, quindi, ha caldeggiato l’avvio di una
procedura competitiva volta all'assegnazione/aggiudicazione di frequenze
libere in favore di tutti quei soggetti che alla data del 15 novembre
2006 non avevano raggiunto i limiti di copertura del territorio di cui
all'art. 3, c. 5, L. 249/97, ossia l'irradiazione dei segnale analogico
in un'area geografica che comprenda almeno l'80 per cento del territorio
e tutti i capoluoghi di provincia (in barba quindi alle locali che si
dannano per la copertura di microbacini…).
e ancora:
..Peccato, però, che molti degli impianti più
appetibili ricompresi (negli elenchi A e B
ndr) incidono su aree già
illuminate da isocanali di emittenti private assolutamente
incompatibili, sicché quello che demagogicamente è stato
presentato come l’unico tentativo di conseguire quello che sarebbe stato
da attuare in applicazione dei principi sacrali della L. 223/90 rischia
di divenire uno dei tanti pasticci italiani che si trascineranno
per anni nelle aule dei tribunali italiani.
Già, perché, molto probabilmente, così finirà: con
la solita querelle giudiziaria che coinvolgerà il MinCom che ha
prospettato improbabili assegnazioni dopo aver esaminato sommariamente
un etere che (dopo 17 anni dalla prima legge di sistema e dal censimento
dettato dalla stessa) ancora dimostra di non conoscere per nulla...
* * *
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