Novembre 2010

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30  novembre 2010 
AUDITEL-AUDIRADIO
Se in molti ormai sembrano assuefatti all'illegalità non così è per il Conna che non cessa in ogni occasione di far rilevare abusi e illeciti ai danni dell'emittenza locale e del servizio pubblico.
L'esistenza di Auditel e Audiradio non c'è dubbio che rappresentino una inadempienza dell'Agcom che come si dice nel comunicato del nostro ufficio stampa - per legge - dovrebbe curare le indagini di ascolto. Quello che segue è il testo che abbiamo mandato alle agenzie.


Forse oggi - dopo l'ultima puntata del programma di Saviano-Fazio cui ben pochi italiani non hanno visto - è il momento più adatto per denunciare l’anomalia dell’Auditel gestito da una società privata quando invece la legge che istituiva l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n.249 del 31 luglio 1997 all’articolo 1 lettera B comma 11 imponeva a questa di “Curare le rilevazioni degli indici di ascolto e di diffusione dei vari mezzi di comunicazione”.
Aver abbandonato inspiegabilmente le rilevazioni in mani interessate a possibili manipolazioni "equilibratrici" è equivalso a creare le premesse per dar luogo a gravi turbative di mercato e deduzioni culturali e di costume lesive della verità.
Oggi, dopo anni di acquiescenza – considerato l’enorme successo della trasmissione “Vieni via con me i cui ascolti, anche considerati empiricamente, sono andati ben oltre il 29,17 per cento “rilevato” - vale la pena di rivedere un meccanismo di indagine che desta sospetti di perseguire intenti di parte.

CONNA, (Coordinamento nazionale Nuove Antenne)


20  novembre 2010 
LETTERA APERTA
Ciao Costantino Federico! Si direbbe che insieme ad altri ti sei svegliato di soprassalto cascando giù dal letto dopo un lungo sonno! Da qualche tempo l'Italia viene irrorata da comunicati di difensori dell'ultima ora delle emittenti locali tra i quali ci sono i tuoi, cioè di una associazione nata in funzione dei tuoi interessi e basta, che ha un solo iscritto: Rete Capri; e magari qualche altro sbandato sul quale l'ex sindaco di Capri esercita ancora un certo fascino.
Fai impudicamente il copia/incolla di comunicati e articoli scritti da altri senza neppure chiedere il permesso di pubblicazione a quanti quotidianamente svolgono un continuo (e spesso oscuro) lavoro. Ci vediamo ogni tanto in sedi istituzionali dove ti trovi costantemente (ti chiami anche Costantino) impegnato a difendere la tua impresa senza mai sentire una tua parola in favore dell'intera categoria, e ora, improvvisamente, sali sulle barricate. Un giorno mi dicesti che il Conna avrebbe avuto uno scopo se non avesse difeso emittenti indifendibili e probabilmente ti riferivi alle "locali" che magari turbavano le tue frequenze. Via, posa le bottiglie Molotov e cerca di lavorare in modo unitario a beneficio tuo e quindi di tutti!
Nel tempo, hai regolarmente ignorato tutti gli appelli e gli allarmi lanciati dal nostro giornale Nuove Antenne (leggiti appena i titoli degli ultimi numeri su
www.nuoveantenne.it), anche se la tua cecità non è unica;  il Conna aveva proposto - inascoltato - di creare un supercomitato presieduto non da un nostro elemento (anche se  dopo 35 anni di attività ne avremmo avuto tutto il diritto) ma da chi fosse in grado di comprendere e reagire alla drammatica stretta mortale di cui sarebbe stata oggetto tutta quella emittenza tv fuori dal giro Mediaset, Rai e Telecom e Sky.
Avevo perfino pensato che Capri fosse il punto ideale per mettere a punto un piano di difesa di tutte le televisioni locali indipendentemente dai loro impegni associativi. A Capri in tempi lontanissimi, per pagarmi gli studi (per te provvedeva papà) insieme al maestro Gianfranco Reverberi, avevo lavorato facendo musica per quattro mesi al Number Two, quel localino che si trova di fonte al Quisisana dove conobbi Peppino Di Capri allora al "Cavallino bianco", per il quale inventai uno speciale apparecchio elettronico - d'avanguardia per l'epoca - che contribuì efficacemente ad aiutarlo ad iniziare la sua felicissima carriera (conservo ancora le sue entusiastiche lettere), e il pensiero di ritornarvi, sia pure per tutt'altra ragione, non mi dispiaceva. Tuttavia per la distanza dalle regioni del nord, il molo Beverello, l'aliscafo ecc.. l'idea ha finito per apparire fra le non più felici a confronto con Firenze e Roma.
Perché invece di diffondere comunicati allarmistici (non mi riferisco solo ai tuoi) che aggiungono solo panico, sbandamento  e confusione senza costruire nulla, non lavoriamo in modo coordinato ad approntare le condizioni per la creazione di una voce unica che agisca in sede istituzionale, interessando la stampa, le radio e le televisioni stesse; che sappia rintuzzare le arroganze irritanti dell'Agcom e quelle ministeriali (basta leggere le loro "delibere" e le "determine" sulle sanzioni per uscirne indignati!), in poche parole per provare a ricostituire la voce di una categoria degna di rispetto (perso da tempo) senza il quale essa non ha più ragione di  esistere?
Agcom e Ministero - come invasati - vorrebbero al più presto possibile accontentare le voraci compagnie telefoniche dividendo la torta del "digital divider" sulle spalle delle locali che una volta vendute, monetizzate le sue frequenze, non è difficile immaginare che le proteste cadrebbero nel vuoto con una magistratura privata di soluzioni concrete che nulla potrebbe se non stabilire - nel migliore dei casi  - un misero indennizzo da esproprio.
Pensaci, e con te quanti riceveranno questa "lettera aperta".
Mario Albanesi.
 
Conna, Coordinamento nazionale Nuove Antenne
 
www.conna.it
conna@conna.it
www.nuoveantenne.it
Tel 06/35348796
(dalle ore 12 alle 18,30)

13 novembre 2010 
L'ARTICOLO
Ieri, l'Agcom e il Ministero che in questo caso risulta risibile definire per lo sviluppo economico, tale appare la regressione dell'emittenza locale spinta in un limbo indefinito per un insieme di ragioni che da tempo andiamo denunciando, hanno tenuto il consueto "Tavolo tecnico" ai danni di coloro che non sono ancora stati colpiti dalla catastrofe del "Digitale terrestre".
Il Conna era presente con un suo rappresentante che non ha mancato di riportare il mancontento dei suoi associati. Ma per una descrizione più diffusa
 che racconta in modo sufficientemente chiaro cosa è avvenuto riprendiamo un articolo apparso su  www.newslinet.it il noto giornale telematico.

DTT, tavolo tecnico AT 5, 6 e 7. Meno partecipazione e più diffidenza da parte delle locali verso le proprie associazioni di categoria

Il “Tavolo tecnico”, così chiamato da Agcom e Ministero per lo sviluppo economico – previsto in origine per il 5 novembre - si è svolto, come anticipato nel precedente articolo, venerdì 12 a Roma presso il cinema Capranichetta in piazza Montecitorio. Gli ingegneri Vincenzo Lo bianco e Francesco Troisi – rispettivamente dell’Agcom e del Ministero per lo sviluppo economico – hanno esposto, di fronte ad una platea meno numerosa di quanto si pensasse, quanto previsto per le aree quinta, sesta e settima (regioni Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e provincia di Mantova). Durante la riunione è stato presentato anche uno specchietto di massima con l’attribuzione dei canali - peraltro ancora da approvare - che ha suscitato non poche perplessità da parte degli intervenuti che, vista l’esperienza amara delle aree già sottoposte al ciclone numerico che meritava ben altri tempi e riflessioni più meditate, hanno assunto un atteggiamento decisamente diffidente rispetto a quello entusiastico iniziale che aveva coinciso con la digitalizzazione televisiva della Regione Sardegna. L’accusa principale che si è udita maggiormente è stata quella di aver operato principalmente “a tavolino”, come a dire che era appena rara attitudine di pochi personaggi come Salgari descrivere accuratamente luoghi dove non c’erano mai stati. Su tutto aleggiavano i vizi di fondo dell’intera macro operazione che complicano terribilmente la vita dell’emittenza locale, investita non da uno ma da più problemi che uniti formano una miscela esplosiva destinata a far sentire i suoi effetti. Essi sono principalmente legati alla mancata adozione di un decoder unico (in grave contraddizione con una apposita delibera Agcom); alla mancata attribuzione dei numeri sui telecomandi (LCN); all’enorme offerta che sconcerta l’utenza spingendola inesorabilmente verso l’ascolto delle sole reti nazionali; alle difficoltà di ricezione dei segnali digitali in condizioni tecniche non ottimali; al gioco di attribuzione dei canali che hanno reso irricevibili (per la posizione delle antenne o altro) emittenti che in analogico avevano un loro mercato ecc. Gravissimi inconvenienti che sicuramente i due citati ingegneri avranno prospettato a suo tempo – evidentemente inascoltati – ai politici e al mondo degli affari morbosamente interessati al digital divide. Non sono mancate anche considerazioni di carattere generale sulla esclusione dai “tavoli tecnici” delle associazioni radiotelevisive nazionali che hanno dovuto sottostare per poter intervenire alla pratica umiliante di presentarsi munite di lunghi elenchi di deleghe (in verità meno lunghe del tavolo precedente, posto che, come abbiamo già sottolineato, diverse emittenti non hanno confermato la delega alla rappresentanza ad alcuni sindacati) facendo notare che sarebbe come se in sede contrattualistica nazionale, il Ministero del Lavoro fosse uso invitare singolarmente alcuni milioni di lavoratori e non direttamente le loro associazioni sindacali di categoria.

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