16 ottobre 2017
MA QUALI CONTRIBUTI!
Il recente regolamento pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale come
Decreto del Presidente della Repubblica, ridisegna completamente le
norme che fino a oggi regolavano la concessione dei contributi alle
testate radiofoniche e televisive.
Sicuramente le modifiche erano necessarie e da tempo attese, ma che esse
penalizzassero ancora più gravemente i soggetti esercenti di piccole
radio e tv, specialmente comunitarie, è una sorpresa che non ci
auguravamo.
Il Decreto del Presidente della Repubblica 23 agosto 2017 n. 146
(“Regolamento per il riparto delle risorse del Fondo per il pluralismo e
l’innovazione dell’informazione”) infatti prevede una ripartizione
ampiamente iniqua che favorisce le tv e radio commerciali, riservando
alle comunitarie appena qualche briciola (alle tv il 25% e alle radio il
5% dei fondi.
Chiaramente per accedere alla contribuzione sono state inasprite le
regole per tutti i soggetti: le tv commerciali di grandi città come Roma
o Milano dovranno avere in organico almeno 14 dipendenti, di cui 4
giornalisti.
Non solo! Chi risulterà tra i primi 100 soggetti in graduatoria potrà
ottenere il 95% del contributo, mentre i restanti dovranno accontentarsi
di un misero 5%!
Rimandiamo alla lettura del seguente articolo "Norme Vergognose" per
conoscere la posizione del CONNA.
08 ottobre 2017
NORME VERGOGNOSE
Come era ampiamente
prevedibile, l'attuale governo sta attuando la politica antiprogressista
di Matteo Renzi che con la chiave del passpartout del
"giovanilismo" e del "lo vuole l'Europa", ha saputo vendere la
merce avariata di una classe dirigente di giovani nati vecchi.
Se ne vedono gli effetti dopo Renzi, che continua a smanettare con i
suoi fidi e i suoi prestanome ancora al governo - vere teste di legno -
nonostante il Paese non veda l'ora di toglierseli di torno.
Anche nel campo che ci interessa come associazione per la difesa dell'emittenza
locale e del pluralismo dell'informazione, constatiamo che siamo
finiti nelle peggiori mani che potevamo augurarci con un incompetente,
Gentiloni, al servizio dei potenti che cerca di accontentarli in ogni
modo, specie se si tratta di compagnie telefoniche.
Ci siamo scontrati con lui quando da sottosegretario (con la emme
minuscola) alle comunicazioni, ricevette tutte le associazioni meno la
nostra perché poteva darsi gli agitasse qualche problema per lui
difficile da risolvere.
Basta; non merita si sprechino altre parole per descrivere quest'uomo
che insieme a Giacomelli hanno le mani libere per poter colpire a loro
piacimento radio e televisioni che non siano nazionali, perché quelle è
meglio tenersele buone, perché esse sono pronte a sostenere le decisioni
del governo, pronte ad avvalorare lo schermo di decisioni comunitarie che
magari non ci sono mai state.
Un classico esempio viene dalle ultime decisioni del Mise che è deciso
ad avvallare quella vergogna di norme - l'imposizione dei dipendenti per
le radio e le televisioni locali viene notevolmente appesantita con l'assunzione
obbligatoria di giornalisti, senza che la categoria si mostri decisa a
reagire in regime di autodifesa.
Nel frattempo sono nate "associazioni di categoria" improvvisate dietro
le quali c'è il titolare di una impresa che intende darsi maggior peso
degli altri, che hanno affiancato quelle finte già esistenti, note per
aver avvallato ciò che procedeva in senso contrario agli interessi dei
loro iscritti, compresa la grave questione del diritto d'autore.
Il masochismo di chi continua a far capo e ad alimentare i suoi
parassiti invece di toglierseli di dosso sembra non abbia limite..
01 ottobre 2017
IL RIMEDIO
Il recente pronunciamento della Corte suprema ha sollevato non poche
preoccupazioni a coloro che magari da anni esercitano la professione di
giornalista senza essere iscritti all'Albo (che è uno solo e non
due come molti pensano, per la distinzione pubblicisti/professionisti
dovuta spesso ad antiche e anomale diversificazioni di carattere retributivo
e sindacale).
Crediamo il problema non sia da poco e si aggiunge alla serie ormai
infinita di regole che dal caos iniziale, dove tutti potevano far tutto
(anni '70, '80 e '90), poco per volta sono state imposte rendendo la vita
praticamente impossibile alle piccole imprese, associazioni, fondazioni,
etc che non possono far fronte a tutto.
Il Conna ha esaminato la questione, e abbiamo buone ragioni per pensare
di fornire degli argomenti validi di difesa che pur rispettando quanto
ha sentenziato la Cassazione possono sollevare da responsabilità quanti
di fatto esercitano la professione di giornalista senza esserlo.
Notizie in merito potranno
essere fornite per iscritto a quanti ci manderanno il loro indirizzo
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