27 ottobre 2006
BUONE PROBABILITA'
Un interessante articolo che è possibile leggere per
intero a questo indirizzo:
http://www.planetmedia.it/newslinet/shownews.php?nid=559
,
viene da Newslinet dove l'estensore, fingendosi
argutamente per una marziano stupito, digiuno di notizie sulla terra,
osserva che sommando tutti gli iscritti dichiarati dalle varie
associazioni si raggiunge una cifra irrealistica ben lontana da quella
effettiva.
E' vero, come sono vere altre considerazioni laddove si dice:
E' sempre stato un mondo curioso, quello delle associazioni di emittenti radiotelevisive italiane.
Se ne sono viste di tutti i colori (non solo politici), dagli esordi ai nostri giorni: associazioni che si combattevano alacremente e che
poi si sono riunite sotto lo stesso tetto; rappresentanze dai nomi
altisonanti ma con rappresentati inesistenti; sindacati monorappresentativi ed organizzazioni di emittenti locali sorte per tutelare stazioni
nazionali.
Molti dei nomi storici appartengono ormai alla. storia; qualcuno sopravvive con dignità, tutelando coi denti posizioni ormai
purtroppo compromesse da una politica feroce su media radiotelevisivi; diversi
hanno ceduto a compromessi (a volte anche imbarazzanti) pur di salvare il
ruolo (o il posto?); taluni si sono venduti associazione & associati e tali
altri li hanno comprati. Quello che è curioso, è che non si è mai avuto, e non si ha tuttora, cognizione dell'effettiva consistenza rappresentativa delle
organizzazioni: se sommiamo le cifre dichiarate da ogni associazione, giungiamo,
senza problemi, al triplo delle emittenti esistenti in Italia! E ciò
dando ovviamente per scontato che tutti i soggetti siano iscritti ad una
sigla sindacale, mentre sappiamo benissimo che una quota rilevante di
editori non è (mai stato, o non lo è più) iscritto a nessuna associazione.
(etc..)....
Non c'è che da sottoscrivere; considerazioni che spesso hanno divertito anche noi, sentendo
dichiarazioni di soggetti un tempo "fochisti", cioè rivoluzionari per
contratto; Anti tutto (ci perdoni il buon Porta per la parola
Anti che è puramente casuale): rivoluzionari con il bazooka,
fulminati improvvisamente sulla via di Damasco (leggi via dei buoni
affari).
Dobbiamo aggiungere che nell'elenco delle associazioni riportato ce ne
sono alcune che rappresentano gli interessi di un solo soggetto il
quale per poter far parte delle varie commissioni ministeriali e
dell'autorità per meglio tutelare la propria impresa ha ben pensato di
costituire una associazione dietro la quale c'è solo lui o pochi
altri. Anzi, ci risulta che attualmente vengono esercitate pressioni
su ministro e sottosegretari alle comunicazioni da parte di gruppetti
di due o tre testate costituite in microassociazioni che -
capito il giochetto - vogliono fare altrettanto.
Quanto al numero delle emittenti rappresentate,
il Conna non ha mai fatto mistero della notevole distanza che ormai lo separa dai 650
iscritti effettivi di un tempo eliminati in buona parte - consenzienti o meno
- da
leggi che hanno istituzionalizzato la prepotenza con la complicità
determinante di taluni "sindacati".
Restiamo comunque fermamente convinti - esattamente come avvenne
all'epoca del "pionierismo" (anni 1975-76) - che l'esigenza del
"locale" è insopprimibile e proprio in questi giorni - oltre a
continuare imperterriti a sostenere le emittenti rimaste sperando
siano prima o poi ripagate per la loro resistenza - abbiamo buone
probabilità per annunciare in tempi ravvicinati buone novità per
quanti operano sul territorio.
22 ottobre 2006
SCADENZA
Ricordiamo che il termine di presentazione della domanda per ottenere
i contributi previsti dalla legge n.448 del 28 dicembre 2001
all'articolo 52, comma 18 è fissato al 30 ottobre cm. (e non il
31).
Una doppia precisazione si rende necessaria per evitare equivoci dato
che per il solo anno 2002 fu emanato un decreto del ministro
delle comunicazioni che posticipava di un mese (al 30 novembre) la
presentazione della domanda; questo per consentire di disporre
di maggior tempo rispetto alla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale
n.242 del decreto 15 ottobre 2002 avvenuta ad appena 15 dalla data di
scadenza.
18 ottobre 2006
GIACALONIA
Coloro che hanno da sempre versato il canone di "concessione"
continuino a regolarsi come credono, le modalità sono simili a quelle
degli scorsi anni e la scadenza è al 31 ottobre cm. .
Gli altri - e sono tanti - che hanno deciso in tempi ormai
lontani di non assolvere ad alcuna richiesta di pagamento - canoni e
tasse appunto - hanno ritenuto che a "concessioni" che nulla
concedevano (frequenza garantita, ordine nell'etere ecc...) era giusto
che nulla venisse dato.
Il Conna con l'avvocato De Ceglia ha aspettato invano una azione
legale da parte della P.A. o della Corte dei conti, ma evidentemente
qualcuno deve essersi letto bene il comma 5 dell'articolo 34 della legge 223 del
tristemente famoso 6 agosto 1990 - data di approvazione della legge di
Davide Giacalone-Mammì - e nulla è
accaduto.
14 ottobre 2006
CANAGLIESCO
Ci giungono da tutta Italia - e non solo più dal nord - vive proteste
per l'occupazione di frequenze da parte delle reti nazionali
comunitarie, ossia Radio Maria e Radio Padania Libera.
Mentre Radio Maria con le donazioni e i lasciti di anziane signore
desiderose di conquistarsi un posto in paradiso raramente può
ricorrere alla conquista di nuovi spazi tanti ormai ne ha, Radio
Padania - specie in questi ultimi tempi - si è data all'accaparramento
intensivo dell'etere (per poi magari rivendersi le frequenze!), in
forza dell'articolo 74 della legge finanziaria n.448 del 2001 che
volendolo sinteticamente definire la prima parola che ci è venuta
spontanea è canagliesco.
Una vergogna legislativa di questo genere introdotta dal deputato
leghista Davide Caparini che conferma la tendenza dei
berlusconiani a confezionare leggi per se stessi, a loro uso e
consumo, o per i loro amici, si somma all'altra che prevede
erogazioni straordinarie di somme stratosferiche alle reti nazionali
comunitarie, ovvero sempre alle due citate testate.
Come difendersi. Anzitutto, chi si ritiene danneggiato ha la
possibilità di dimostrare mediante un ricorso in tribunale che Radio
Padania Libera è rete nazionale sulla carta e non sul territorio,
anche se può vantare tutte le concessioni nazionali che vuole
compiacentemente rilasciate; in seconda analisi tutti coloro che
sentissero anche un lievissimo segnale nei pressi della loro
frequenza, devono immediatamente segnalarlo in duplice lettera
raccomandata R/R al Ministero di Roma e all'ispettorato locale nonché
(se lo vogliono) al Conna, perché dopo 90 giorni dall'attivazione
dell'emissione la frequenza viene definitivamente e irrimediabilmente
acquisita.
IL motivo per cui consigliamo di rilevare spesso ai "lati" della
propria emissione eventuali piccoli segnali interferenti (dopo aver
spento ovviamente il trasmettitore) è intuibile: dopo aver
attivato un apparato lasciando la sola portante o impiegando una
piccolissima potenza tanto per notificare all'ispettorato locale
l'avvenuta "occupazione", con la modulazione e l'aumento di
potenza seguenti trascorsi i previsti 90 giorni, quello che sembrava
un timido segnalino potrà trasformarsi in una turbativa mortale.
09 ottobre 2006
IL TORPEDONE
Era tanto tempo che gli editori di
giornali e riviste premevano per vedersi riconosciuti diritti a loro
dire calpestati dalle radio e televisioni attraverso la lettura nelle
"rassegne stampa" di articoli o addirittura dei soli titoli delle loro
pubblicazioni.
Dimentichi che la stampa viene mantenuta in piedi con le "stecche"da
gagliarde sovvenzioni governative e che i cittadini - e quindi anche i
mezzi di informazione - hanno il diritto di valersi di ciò che in
parte pagano, hanno aspettato la legge finanziaria, simile a
quei torpedoni che un tempo facevano servizio fra città e campagna sui
quali si caricava di tutto, dalla frutta alle damigiane d'olio, per
inserire all'articolo 32 ciò che segue:
(Dal Decreto legge 03.10.2006 n.262)
Art. 32.
Riproduzione di articoli di riviste o giornali 1. All'articolo 65
della legge 22 aprile 1941, n. 633, dopo il comma 1, e' inserito il
seguente: «1-bis. I soggetti che realizzano,
con qualsiasi mezzo, la riproduzione
totale o parziale di articoli di riviste o giornali, devono
corrispondere un compenso agli editori per le opere da cui i
suddetti articoli sono tratti. La misura di tale compenso e le
modalita' di riscossione sono determinate sulla base di accordi tra i
soggetti di cui al periodo precedente e le associazioni delle
categorie interessate. Sono escluse dalla corresponsione del compenso
le amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1 del decreto
legislativo 30 marzo 2001, n. 165.».
Tradotto in soldoni, quel "qualsiasi mezzo" che abbiamo evidenziato
allude anche alle rassegne stampa che molte radio sono use proporre ai
loro ascoltatori.
Possiamo solo fare alcune considerazioni non certo lusinghiere a
carico degli editori di giornali e riviste in profonda crisi da un
punto di vista soprattutto tecnologico.
I mezzi a stampa - specie quelli prodotti giornalmente - sono venduti
sempre meno perché essi riportano notizie nel migliore dei casi
"vecchie" di 24 ore; inoltre, essi risentono pesantemente dei punti di
vista legati agli interessi dell'editore perfettamente avvertiti dai
lettori che si sentono strumentalizzati.
La stampa quotidiana - senza eccezioni - che non ha mai nascosto tutto
il suo livore nei confronti di radio e televisioni ritenute a torto
all'origine dei suoi mali - non ha mai perso l'occasione per dare il
massimo rilievo a notizie negative che interessavano radio e
televisioni quali, ispezioni della Guardia di finanza, furti, incendi
ecc.., fatti comuni a qualsiasi altra impresa, guardandosi bene dallo
spendere una parola in difesa di un settore oppresso da leggi
inaudite (le centinaia di lanci del Conna passati dalle agenzie e mai
riportati dai giornali sono lì a testimoniarlo).
Che la Fieg - in questi mesi messa sotto accusa da rivendicazioni
salariali - abbia perso il senso delle proporzioni lo dimostra
dimenticando che le letture di pubblicazioni da parte di radio e tv
sono state semmai una sorta di respirazione bocca a bocca per la stampa
perché facevano nascere nell'ascoltatore la voglia di comprare il
giornale per leggere interamente ciò che a loro interessava, altro che
"sfruttamento" dei loro begli articoli!
Altro esempio di cecità viene dal non tenere conto della sterminata
massa di notizie disponibili su Internet che permetteranno alle
redazioni delle emittenti di fare a meno del contenuto dei loro fogli
pagati dall'intera collettività.
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