29 settembre 2006
LA DIFESA
Abbiamo ritirato copia della diffida nei confronti della Siae consegnata
dagli ufficiali giudiziari alla direzione generale di Roma in via della
Letteratura prima delle ferie estive.
Il testo della diffida dimostra in modo lampante le gravi inadempienze
della Società degli autori ed editori che invece di intavolare
trattative con le associazioni di categoria si è scelta alcune parti di
comodo per continuare ad imporre le sue regole arroganti e fuorilegge.
Il testo della diffida giudiziaria rappresenta una efficace difesa in
tribunale per tutti coloro che devono affrontare processi sia pure
ingiustificati, ed è a disposizione dietro rimborso di una parte
delle spese sostenute dalla nostra associazione, cui si si aggiungono
tutta una serie di consigli che siamo pronti a fornire gratuitamente
agli avvocati, assai preziosi per coloro che devono impostare la
difesa senza avere una particolare specializzazione in diritto d'autore.
27 settembre 2006
TURBATIVE
La possibilità data
alle emittenti di essere ripetute sul territorio di comuni dove non
arriva il segnale sta degenerando in abusi che ci vengono segnalati da
più parti.
Non a caso parliamo di trasmissioni di una determinata stazione in zone
comunali "dove non arriva il segnale" altrimenti essa - ovviamente -
sarebbe ascoltabile con un comune ricevitore.
Si ricava che il segnale deve essere portato presso la sede del
ripetitore mediante ponte radio anche perché neppure la Rai si avvale
più di "agganci" in banda cui un tempo era affezionata, fonte all'epoca
di grossi problemi alle radio e alle televisioni locali accusate di
disturbare le sue trasmissioni.
La frequenza di trasmissione quindi può essere la medesima sulla quale
opera l'emittente master badando ad utilizzare un sistema di
antenna e una potenza tali da evitare il più possibile l'autointerferenza.
Purtroppo le cose vanno diversamente impostate come al solito
empiricamente con la complicità spesso dei Circostel * locali che
permettono l'uso di un'altra frequenza permettendo che il segnale
debordi ampiamente per potenza e sistema radiante dal territorio
comunale da servire fino a creare gravi turbative a terzi.
Il nostro consiglio - in risposta collettiva - è quello di ricorrere
immediatamente, oltre ai consueti telegrammi o lettere di protesta
diretti alle parti (Comune, Circostel*, emittente interferente,
Carabinieri ecc..), alla diffida giudiziaria nei casi più gravi.
Ciò, per evitare che la situazione si consolidi divenendo irreversibile.
*Continueremo chiamarli in questo modo fino a quando non
avranno raggiunto un livello di credibilità da meritare quello
ufficiale.
23 settembre
MILLENOVECENTOTTANTUNO
Ricordiamo a coloro che si fossero svegliati di soprassalto cascando dal
letto che già nel 1981 a Roma in piazza S.S. Apostoli, durante una delle
tante grandi manifestazioni di piazza organizzate dal Conna, avvertivamo
drammaticamente che era stata imboccata una strada che avrebbe portato
inevitabilmente alla distruzione quasi completa delle radio locali.
Un disegnatore purtroppo rimasto anonimo nel senso che non siamo più
riusciti a identificarlo, realizzò e ci regalò la vignetta della radio
imbavagliata. che più volte abbiamo pubblicato.
Allora, la stampa specializzata e le due associazioni esistenti al tempo
oltre al Conna, ci accusarono di allarmismo: gli stessi coccodrilli che
oggi si impancano ergendosi a risibili predicatori.
15 settembre 2006
SUPERFICIALITA'
(seguito)
Come dimenticare poi il rilascio delle
concessioni senza valore, date in mancanza dei Piani di assegnazione
delle frequenze in palese violazione dell'articolo 34 della legge Mammì
e la mancata applicazione degli articoli 3 e 4 che avrebbero con la
sistemazione delle attrezzature tecniche in appositi centri integrati di
trasmissione dato un minimo di certezze agli operatori del settore? Dove
erano tutti coloro che oggi sparano ovvietà a ruota libera?
Di fronte a queste clamorose illegalità i mezzi di informazione,
giornali, televisioni e radio e, fatto gravissimo, la stampa
specializzata, hanno sempre taciuto lasciandoci soli con il nostro
Nuove Antenne a denunciare quanto stava accadendo: essi, con questo
comportamento antisociale hanno perso il diritto di parlare ed esprimere
giudizi che non siano di condanna del proprio operato.
Al di là di queste considerazioni, anche volendo esaminare le 6 cause
del tracollo delle radio locali enunciate in buona fede da NL ci si accorge che esse
sono consequenziali fra di loro.
La perenne incertezza, le frequenze interferite, le regole burocratiche
vessatorie, il mancato intervento dei comuni e delle province e degli
inutili Corerat e Corecom che per primi avrebbero dovuto
salvaguardare e sostenere i mezzi di informazione locali visti e
parlati, come potevano portare ad un ricambio generazionale
incoraggiando i genitori fondatori dell'impresa a indirizzare i propri
figli a dar seguito all'attività radio o televisiva? Anche la cura della
programmazione e l'inventiva passava in secondo piano, cancellata dagli oneri
burocratici e dalle mille trovate ministeriali per rendere loro la vita sempre più
difficile.
E come dimenticare l'azione nefasta di finte associazioni di categoria
(fortemente protette e pubblicizzate dalla suddetta stampa
specializzata) che invece di curare gli interessi delle emittenti
guardavano ai loro?
Basta pensare che i titolari di queste vere e proprie imprese
commerciali gestite in genere da avvocati, gioivano ad ogni legge
contorta e scandalosa (sollecitata magari da loro medesimi) che veniva
emanata dal famigerato ministero delle poste e telecomunicazioni - un
vero covo di malaffare - perché ciò si sarebbe tradotto in un
contenzioso giudiziario altamente redditizio.
Esse esistono per l'immaturità di una categoria di operatori scarsamente
impegnata in direzione di una lotta comune, incapaci addirittura di
accorgersi di chi li sfrutta per i propri fini.
* * *
Fra tante macerie sembrerebbe di trovarci di fronte ad una situazione
chiusa popolata da una serie di soggetti residuali e invece nonostante
tutto non è così.
La speranza viene dalle radio e dalle televisioni rimaste e dalla
ostinazione dei loro titolari che intendono difendersi resistendo alle
offerte di acquisto dei potentati dell'etere perché in loro, nonostante anni di amarezze, prevale la passione
di svolgere una attività di contatto con gli altri e la
speranza di veder finalmente riconosciuto il loro costante impegno da
leggi degne di essere così definite.
A loro si aggiunge un fatto relativamente recente: la rinascita di una una
forte domanda di entrare nel settore da parte di nuovi soggetti,
associazioni e singoli che l'attuale governo in carica si è impegnato a
soddisfare.
Forse si è alla vigilia di una nuova rivoluzione radiotelevisiva perché
la necessità di "locale" da parte dei cittadini non può essere
ulteriormente compressa; una
prima linea di piccole emittenti impostata su antiche e
nuove tecnologie su
base non interferenziale" - teniamo a precisarlo per evitare
equivoci - che
dovrebbe essere guardata con favore dalle "sorelle maggiori" sopravvissute
qualora non si verifichino gravi incompatibilità considerate caso per
caso: l'odio e la rivalità
esasperata per il "vicino" considerato un ostacolo al proprio
sviluppo abbiamo visto fino ad oggi cosa ha prodotto.
13 settembre 2006
SUPERFICIALITA'
Ci sono due principali categorie di individui che discettano di emittenza
locale: gli sprovveduti e quelli in perfetta malafede.
Alla prima
appartiene la giovane consigliere della Regione Sardegna Maria Grazia
Caligaris segretaria della Commissione informazione che scoprendo candidamente
l'ennesima chiusura nella testata della "storica" emittente sassarese Mondoradio si
appella - pensate un po'- al Corecom locale. Tanti altri, più stagionati
nell'età, sembrano risvegliarsi improvvisamente da un sonno e da una
cecità durata
trenta anni prendendo la parola a sproposito senza avere
il buon gusto di tacere.
Ma a noi interessano i secondi.
Come considerare se non intrise di malafede le
dichiarazioni "amorose" (e pelose) nei confronti delle radio locali di politici che
erano al corrente del massacro che si stava compiendo privando gli oltre
8000 comuni italiani di un patrimonio che aveva grandi potenzialità? E
come giudicare gli sconclusionati e tardivi articoli di
certi giornalisti che anche sullo stretto piano professionale invece di
una poltrona dorata avrebbero ben meritato il rude sedile di un
trattore agricolo?
Due categorie che meritano sia pur per ragioni diverse si stenda un velo
pietoso su di esse.
Desta sorpresa invece chi non è né sprovveduto né in malafede come
l'articolista di NL secondo il quale le ragioni principali della scomparsa
delle locali sarebbero dovute: 1) vecchiaia, 2) media, 3) mancato ricambio
generazionale, 4) disinteresse commerciale, 5) miopia editoriale, 6) soldi.
Sono considerazioni che non esitiamo a definire non poco superficiali
perché prescindono da fatti fondamentali.
Intanto se vogliamo impostare una analisi che abbia un minimo di
attendibilità non possiamo nascondere gli originari grandi giochi di potere,
dalla P2 che tutt'ora fa sentire gli echi della sua presenza, all'operato
del CAF - in particolare di Bettino Craxi - e dalla miopia delle forze di
governo dell'epoca che sottovalutarono i pericoli delle concentrazioni mediatiche
destinate ad estendersi sul cattivo esempio italiano all'intero mondo occidentale.
In secondo luogo le infinite complicità allo scempio, favorite da tutta
una serie di parassiti-affaristi celati all'interno dell'emittenza.
(segue)
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