Aggiornato
al
30/06/04 09.45
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28 settembre
2003
ATTENZIONE
Il Parlamento europeo ha messo sotto inchiesta l'Italia
per la concentrazione in poche mani dei mezzi di informazione.
Non era mai accaduto, ed il passo è breve per giungere ad esaminare in
sede europea e
a condannare la nutrita serie di nefandezze di cui sono rimaste vittime le
emittenti televisive e radiofoniche
locali.
Attenzione.
In vista di una denuncia che
il Conna rivolgerà alla Corte di giustizia delle comunità
europee, tutti coloro che per una ragione o per l'altra sono stati
danneggiati e ritengono giusto richiedere un congruo indennizzo per il
mancato sviluppo dell'azienda o peggio, per essere stati costretti a
vendere l'emittente o a cedere una parte di essa a causa della
incredibile congerie di leggi emanate dalle 223/90 ad oggi nonché dal
rilascio delle concessioni fasulle, sono invitati a mandarci una
e-mail al solito indirizzo:
conna@conna.it
.
L'invito è esteso anche a quelle associazioni, studi di
consulenza o singoli che intendono - in condizioni paritarie con il
Conna - giungere ad ottenere giustizia e congrui indennizzi per
i loro assistiti danneggiati.
Attenzione.
Per il primo scaglione di pubblicità
sono arrivate conferme da quasi tutte le radio che fanno parte del
circuito Conna. Tuttavia, per la difficoltà di prendere contatti con
tutti (caselle piene, indirizzi cambiati, ecc..) mancano ancora
all'appello un certo numero di imprese radiofoniche che devono
immediatamente mettersi in contatto mandando una e-mail a
maddalon@nuoveantenne.it.
Attenzione.
Le scadenze fissate dall'Autorità al
30 settembre, "scivolano" al 30 novembre.
22 settembre
2003
IL TRUCCO
La Rai non si opporrà in alcun modo al disegno di legge Gasparri; lo
ha dichiarato il suo attuale direttore signor Cattaneo – un individuo
lautamente pagato che dovrebbe tutelare gli interessi dell’azienda.
Il disegno di legge Gasparri - probabilmente neppure letto dal
direttore della Rai - è concepito per conferire più potere di quanto
già non abbiano, alle reti Mediaset e per vendere a tocchi l’azienda
pubblica dopo averla minata ben bene. Un percorso talmente scoperto
che avrebbe fatto rivoltare qualsiasi soggetto maggiormente leale e
responsabile che non fosse uomo di area berlusconiana come Cattaneo,
cheavfrebbe dovuto affrettarsi a promuovere tutta una serie di
trasmissioni dirette agli ascoltatori per informarli sui rischi che
corre una loro proprietà.
Sì, perché nonostante l’abbiano ridotta nello stato comatoso in cui si
trova, la Rai è una azienda pubblica che appartiene a tutti noi e come
tale dobbiamo difenderla pensando per esempio che un tempo essa
trasmetteva tutti gli avvenimenti sportivi degni di nota in cambio di
un cànone assai modesto rispetto alle cifre di rapina chieste oggi dai
privati. Questa considerazione da sola basterebbe per
comprendere che la concorrenza in questo settore porta solo ad un
abbassamento del livello culturale, ad una crescita dei costi e ad una
dipendenza da gruppi editoriali che perseguono interessi che nulla
hanno da spartire con quelli della comunità.
All'attuale ministro sono stati affidati almeno tre temi che sta
svolgendo diligentemente:
1) evitare che Rete 4 si
trasferisca sul satellite come ha stabilito la Consulta;
2) esporre finanziariamente e in
termini di uomini e mezzi la Rai obbligandola ad acquistare frequenze
e macchine per indebolirla e porre le premesse per una sua svendita;
3) dare un colpo finale all'emittenza
televisiva locale costretta a vendere le frequenze per l'incertezza
del futuro, allettata da offerte in contanti.
Per ottenere questi risultati, Gasparri è ricorso ad un trucco: far
credere all'intero Paese che con il digitale terrestre ci saranno
canali di trasmissione per tutti.
Una truffa, un ennesimo trucco perché come noi tutti ben sappiamo, i
programmi trasmessi dal digitale terrestre non saranno ricevibili
per la mancanza totale di ricevitori e di fabbriche che ne
producono; inoltre manca la volontà degli ascoltatori di
acquistare nuovi televisori per vedere i medesimi programmi oggi
visibili in analogico.
Se aggiungiamo l'incertezza degli standard tecnici di trasmissione e
il fatto che i decodificatori dovranno necessariamente essere di tipo
diverso da quelli che oggi consentono di ricevere il digitale dal
satellite, e che non esistono particolari "spinte" come già avvenne al
passaggio delle radiotrasmissioni Am in Fm o in quello tv bianco e
nero /colore, i tempi di ricambio parco ricevitori saranno talmente
lunghi (10/15 anni) da non poter prendere neppure in considerazione
l'operazione "digitale" voluta da Maurizio Gasparri o da chi sta
dietro di lui.
Considerazione finale: nessun
giornale, rivista o pubblicazione ha spiegato ai suoi lettori
quanto si sta tramando ai loro danni per paura di perdere qualche
paginone di pubblicità che ogni tanto viene loro elargito. A mo' di
bavaglio.
19
settembre
2003
INVEROSIMILE
A maggior precisazione circa la
vidimazione del registro programmi, l'Autorità napoletana, dietro
richiesta, ha mandato questo inverosimile comunicato:
L'Autorità ha inviato una
richiesta di chiarimento in tal senso al Ministero delle Finanze,
tuttora inevasa. La competenza sulla vidimazione non è nostra, nè è in
nostro potere autorizzare gli operatori a non vidimare: il controllo
sulla bollatura del Registro, infatti, è -come noto- affidato alla
Guardia di Finanza. Renderemo nota qualunque novità in tal senso non
appena disponibile, ferma restando la possibilità per ogni operatore
di chiedere a sua volta lumi al Ministero delle Finanze.
Inverosimile perché un organismo di tale impegno, coperto di somme
iperboliche dovute allo 0.50 per mille versato da tutto il mondo
editoriale (emittenti locali escluse) formula regole (tra
l'altro astruse), imposizioni arroganti senza neppure consultare le
associazioni di categoria o chiamandole a cose già decise non si è
informato prima sugli obblighi
connessi ad una sua ordinanza.
Bene quindi ha fatto il Conna interrompendo un poco onorevole tira e
molla a consigliare di non vidimare un bel nulla: registri molto più
importanti di quello di stazione sono ormai esentati dalla vidimazione
e non vediamo il motivo per il quale le emittenti locali devono subire
una scorrettezza dietro l'altra.
16
settembre
2003
SOLO OGGI
Solo oggi, "l'Autorità per le
garanzie nelle comunicazioni" - mai definizione così altisonante è stata
così poco meritata - ha deciso di precisare che il registro programmi
deve essere vidimato.
Se per le grandi imprese la vidimazione del registro può avere una
sua giustificazione, per le emittenti locali questa imposizione è
sproporzionata e priva di senso, anche perché per effettuarla
correttamente - la vidimazione interessa le singole pagine del registro
- è necessario l'esborso di somme non certo alla portata di tutti.
Rendendoci conto che siamo in pessime mani, ognuno si regoli come può.
La nostra associazione consiglia di non vidimare nulla. E' già un onere
non indifferente che in futuro cercheremo di eliminare, l'effettuazione
delle registrazioni e la compilazione dell'elenco dei programmi;
riteniamo infatti che se la questione venisse estremizzata, i burocrati
dell' "Autorità" ben difficilmente riuscirebbero a trovare un giudice
disposto a dar loro ragione.
Di fronte a concessioni truffa mai rilasciate, a norme palesemente
incostituzionali come quelle contenute nella legge 66/2001, crediamo sia
necessario cambiare registro: imparare a resistere e a ribellarci,
sperando che la magistratura, opportunamente informata dal Conna, aiuti
i coraggiosi.
2
settembre 2003
SCIATTERIA
Ci
siamo recati presso la sede dell'Autorità per le garanzie nelle
comunicazioni per chiarire tutta una serie di punti oscuri sulle
dichiarazioni cui sono tenute a fare tutte le emittenti radiofoniche e
televisive in questo periodo.
La prima impressione che si ha è quella di trovarsi di fronte ad un
ennesimo, costoso carrozzone, dove l'inefficienza generale si somma ad
un assenteismo dei singoli sconcertante.
Intendevamo assumere informazioni precise ma nessuno è stato in grado di
soddisfare le nostre richieste, forse anche per il contemporaneo
trasferimento a Roma di alcuni servizi (che in futuro speriamo siano
degni di tale nome) negli uffici di via Poli.
A questo punto ci si trova di fronte ad una documentazione "studiata"
alla belle e meglio; ad un registro di stazione impreciso e inutilmente
macchinoso concepito a misura di grossa impresa televisiva: le
sigle identificative dei programmi non prevedono neppure i giornali
radio ma solo i "telegiornali" .
Di fronte a tanta sciatteria, ognuno si regoli come può traendo le
notizie base dal nostro sito senza farsene un cruccio mortale. Ben
difficilmente l'Autorità conoscendo la realtà in cui si muove avrà
qualcosa da ridire o da sanzionare, anche perché da parte nostra di
ragioni da far valere potremmo raccoglierne in quantità industriale.
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