Aggiornato
al
30/06/04 09.44
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28 agosto
2003
CHE FARE?
Ci ha chiamato una emittente della
Sicilia riportandoci voci che si sono diffuse nella zona in merito ad un
nuovo "attacco" cui l'Afi sarebbe prossima a "scatenare" facendosi
scortare dalla Guardia di finanza.
Intanto abbiamo precisato che la Gdf interviene solo se chiamata dalla
Siae e non da pretendenti di altro tipo secondo quanto ci ha dichiarato
il Comando generale di Roma, ogni abuso pertanto ci deve essere
segnalato.
Alla domanda "che fare?", abbiamo risposto di non aspettare
passivamente future "visite"; di stampare invece il breve saggio
pubblicato in questa stessa pagina intitolato "La piramide" (09 agosto
2003) e portarlo - senza timori e paure di sorta - al comandante
della Guardia di finanza locale chiedendogli se è sostenibile l'ipotesi
che essi si facciano portatori non di una, ma a tutt'oggi di una diecina
di associazioni/società ognuna delle quali pretende una percentuale sui
ricavi dell'emittente, tra l'altro senza neppure aver mandato una
richiesta formale.
Il Conna comunque resta a disposizione per fornire consigli
personalizzati agli iscritti che ne avranno bisogno.
27 agosto 2003
LA PAURA
La paura di
avvicinare organi istituzionali, tribunali, Guardia di Finanza ecc..
deve finire, specie per coloro che non hanno nulla da nascondere e bene
fa Assoradio (
www.assoradio.it
) a riscoprire la legge 241 che consente ai cittadini di rivendicare i
loro diritti.
Il Conna ha tentato più volte con articoli pubblicati su Nuove Antenne
di indirizzare verso questa legge e anche se il timore di rivendicare le
proprie ragioni era ben presente, qualcuno finì per raccogliere il
nostro invito.
Riportiamo di seguito una parte dell'articolo apparso nella terza pagina
del n.2 di Nuove Antenne del 1999 omettendo il nome della radio
nostra associata che allora vinse un ricorso promosso autonomamente.
....la radio che era stata interdetta,
la proprietaria denunciata e le apparecchiature sequestrate perché non
aveva presentato per tempo la documentazione integrativa (legge 422/93
ndr) a quella già
depositata all'atto dei Censimento del 1990, è stata assolta il 12
febbraio di quest'anno (1999 ndr) dal pretore Tamara De Amicis del
Circondario di Lucera, sezione distaccata di Rodi Garganico, che facendo
piazza pulita degli speciosi argomenti ministeriali, ha disposto il
dissequestro delle apparecchiature permettendo la riapertura delle
trasmissioni.
A questo proposito, una sentenza del Tar di Trento da riprendere in
considerazione, stabilì a suo tempo che la legge 241/90 obbliga la
pubblica amministrazione a "collaborare" con il privato cittadino.
In pratica, nel caso di rivolgimenti societari, di domande sbagliate o
semplicemente per chiedere documenti aggiuntivi, il Ministero ha il
dovere di avvertire per tempo i richiedenti. Tra l'altro, interpretando
senza prevenzioni il comma 5 dell'articolo 1 della legge 422, si deduce
che il mancato rispetto della data del 30 novembre 1993 come termine
ultimo per rivolgere domanda di concessione potesse condurre solo ad
un ritardo della concessione non alla negazione della medesima.
22 agosto 2003
I DINOSAURI
Siamo stati ripresi bonariamente
per l'articolo che precede. "Come, ci è stato detto, pensate che
qualcuno possa divertirsi scoprendo di essersi fidato di una
organizzazione che a tutto pensava meno che agli interessi dei suoi
associati?".
Abbiamo risposto che anche le situazioni più tragiche nascondono sempre
un aspetto, come dire, meno truce e in questo caso il lato comico nasce
dal fatto che alcuni soggetti che per anni hanno pagato quote di
iscrizione pesanti, improvvisamente scoprono - come dinosauri che si
fossero svegliati da un lungo letargo - che per distrazione
avevano sbagliato indirizzo associativo.
La Frt, a differenza di altri disonesti che popolano questo settore, ha
sempre messo le carte in tavola - più volte gliene abbiamo dato atto -
mostrando di quali interessi era portatrice (ricordate il discorso di
Rebecchini sulla "dignità di impresa?).
In questi giorni per esempio, piccole televisioni cui il Conna sarebbe
stato loro più adatto come punto di iniziativa e di lotta, si accorgono
a loro spese che la dirigenza Frt - a beneficio di quel numero di tv
multiregionali che godono del privilegio del "Traino" pubblicitario -
non ha fatto praticamente nulla per impedire che le reti nazionali
cominciassero a televendere.
Materassi, trapani elettrici, coltelli, batterie musicali e da cucina,
tutto ciò che costituiva risorse essenziali per le "locali" da qualche
tempo viene pubblicizzato a beneficio principalmente di Mediaset e Rai i
cui ricavi erano già dell'ordine delle migliaia di miliardi di vecchie
lire.
E' un gioco al massacro voluto da Mediaset che dopo aver pilotato la
questione Vanna Marchi trasformandola in una generale e preventiva
diffamazione delle televisioni locali ha deciso per il colpo di grazia,
trasformando il letargo dei dinosauri in sonno eterno.
20 agosto 2003
DIVERTENTE
Incidente in casa Frt. Dopo aver
sottoscritto una "convenzione" con la Scf che aveva acceso
legittimi sospetti sui motivi per cui questa associazione invece di
combattere le pretese dei discografici si era fatta portatrice dei
loro interessi, sono le stesse emittenti, radio e televisioni ad uscire
allo scoperto e a ribellarsi.
I metodi rozzi utilizzati per imporre balzelli - irruzioni della Guardia
di finanza condotta per mano da agenti Siae - hanno finito per
danneggiare gli iscritti Frt che forse per la prima volta si sono
accorti che la politica della loro organizzazione non coincideva con le
loro aspettative.
Velocissima inversione di marcia della Frt che è stata costretta a
"disdettare" la "convenzione" ricevendo in cambio dalla Scf una nuova
bozza di "accordo" con... i prezzi (compensi) raddoppiati !
Ma i guai per la Frt non sono finiti (e pensiamo che non siano i soli ad
averne) l'operazione di salvataggio di Rete 4 tentata da mastro Gaspare
che ha puntato sulla menzogna di far credere ai cittadini italiani che
con il digitale canali ce n'erano per tutti e che quindi si potesse
aumentare al 20 per cento (dal 15%) il numero delle reti nazionali
possedute, si è rivelata un ennesimo colpo per l'emittenza televisiva
locale: la Rai, infatti, obbligata ad incettare frequenze, finirà
con l'acquistare le poche emittenti locali rimaste privando il Paese di
un bene difficilmente ricostituibile se non attraverso l'affermazione di
massa delle Tvstreet.
"Brisa per critichèr" (mica per criticare) sono soliti esclamare gli
emiliano-romagnoli quando invece vogliono effettivamente criticare
qualcuno: il Conna non fa che raccogliere gli effetti delle cause che
aveva segnalato per tempo cercando se non altro di rilevare qualche
aspetto divertente.
12 agosto 2003
DIGITALE RADIO
Quando, affrontando il problema
del digitale radiofonico affermammo che ci si trovava di fronte ad una
proposta fallimentare da considerare tale anche alla luce della
adozione negli Stati Uniti di un sistema che permetteva di utilizzare la
banda Fm per una transizione "indolore", venimmo ripresi amichevolmente
anche da funzionari dell'Autorità garante che insieme agli
"sperimentatori" della prima ora ci accusavano di boicottare il
"miglior sistema di diffusione del futuro".
Da allora è passato appena qualche anno, sufficiente però a darci
ragione. A questo proposito segnaliamo un interessante articolo apparso
su
www.newslinet.it (08.08.2003)
dove si prospettano sistemi alternativi a quelli proposti
ufficialmente, addirittura basati sul digitale video che potrebbe essere
utilizzato da trasportatore (carrier) di segnali radiofonici.
09 agosto 2003
LA PIRAMIDE
La stabilità delle piramidi è esemplare per quel po' po' di base che hanno
rispetto a tutto il resto, ed è strano non siano state prese a modello
nell'uso comune: si sarebbe potuto dire che quell'edificio, quel ponte,
ha la consistenza di una piramide oppure, in altro campo, che una
determinata azienda ha una stabilità economica piramidale ecc..
Se invece pretendessimo di far poggiare una piramide sul suo vertice,
anche se appiattito, otterremmo la massima instabilità, l'effetto di un
binocolo capovolto, molto simile alla questione dei cosiddetti
"diritti connessi".
Approfondiamo la similitudine.
Tutto ebbe origine nella legge 633 sul diritto d'autore emanata nel 1941
durante gli anni oscuri della guerra dove l'industria per buona parte era
stata convertita alla produzione di armi eccetto quella alimentare,
tessile, calzaturiera e tutto ciò che comunque doveva essere fabbricato
per consentire ai cittadini di sopravvivere. Si può immaginare in quale
minuscola nicchia marginale erano relegati - in epoca di fonografi a
tromba - i pochi coraggiosi che sperimentavano lo stampaggio dei pesanti
dischi a 78 giri riproducibili mediante un diaframma con puntina d'acciaio
al silicio temperato senza neppure l'ausilio della amplificazione di segnale.
Pionieri di questo tipo, molto simili a quanti negli Anni Settanta molto
più tardi daranno vita alle prime radio e televisioni locali valendosi di
mezzi di fortuna, potevano essere solo sostenuti e premiati con
agevolazioni e provvedimenti di legge. E' così che la loro lobby (queste
ultime spesso nascono ancora prima che una categoria si affermi) ottenne
di inserire un passo nella legge 633 del 22 aprile del 1941 che
riconosceva, si badi bene, al "produttore di disco fonografico" o
"di altro apparecchio analogo riproduttore di suoni e di voci" un
compenso.
Con il passare degli anni - leggi tante se ne fanno e poche se ne abrogano
-
la lobby dei discografici, nel frattempo divenuta forza economica di
penetrazione sui governi, di passo in passo riuscì a strappare poco per
volta emendamenti ai vari provvedimenti di legge che tentavano di meglio
precisare il concetto del diritto d'autore.
Ha finito così per stratificarsi una piramide rovesciata dove il vertice
poggia sui pochi elementi ormai inconsistenti della legge 633 : la base
della piramide vista superficialmente dal di sopra sembra temibile tanto
sono riusciti ad allargarla con i vari "aggiornamenti" che
comprendono tutto, anche le intenzioni, fino a convincere
investitori a creare delle società per azioni per la percezione dei
"diritti", ma è sufficiente spingere
lo sguardo in basso per accorgersi che essa poggia su di un punto, il
vertice della piramide: un
gigante dai piedi di argilla che non può reggersi.
Il riferimento al fonografo (dischi fonografici) intanto pesa come un
macigno; ben difficilmente un giudice imparziale potrebbe paragonare un 78
giri, cioè al derivato dell'invenzione di Tommaso Alva Edison del
1877 non si dice neppure ai moderni Cd e Dvd ma addirittura alle cassette
a banda magnetica.
E quanto agli apparecchi riproduttori di voci e
suoni, il riferimento era rivolto chiaramente ai fonografi riproduttori di voci e suoni non certo a registratori magari di immagini
video. Probabilmente queste cose erano a perfetta conoscenza dei parassiti
che oggi pretendono soldi, i quali più che su norme di leggi fatiscenti
allargate a dismisura nel tempo, immaginiamo contassero su avvocati dai
testicoli di ferro in grado di dimostrare l'indimostrabile.
Dire che le norme che privilegiano una sola categoria sono anacronistiche
è fatto scontato perché se ciò si verificasse in altri campi ne vedremmo
delle belle, si
verificherebbero situazioni assurde se non dirompenti.
Se per esempio i
produttori di automobili fossero riusciti ad inserire in una legge una
norma che imponesse uno speciale balzello a beneficio di una loro
associazione agli acquirenti di un'auto tutte le volte che trasportano
persone estranee al loro giro familiare cosa succederebbe?
Una vessatoria del genere neppure uno stuolo di principi del foro allievi
di Bartolomeo Colleoni riuscirebbe a farla digerire ad un giudice
distratto.
Si deduce da queste considerazioni che ancora una volta si è di fronte a
fatti da affrontare in sede giudiziaria, esattamente come meritavano lo
fossero nel 1993/94 le false concessioni.
Ci rendiamo conto che il titolare di una piccola emittente sceglie come
ultima ipotesi di adire le vie legali, tuttavia altre strade non ce ne
sono: ancora una volta sono le radici di pretese gratuite che dobbiamo
recidere, sconti, riduzione di sanzioni non ci devono interessare. Una
difesa legale verrà prima o poi dalle maggiori organizzazioni i cui
avvocati potranno ottenere dal Conna preziose indicazioni. Le
emittenti minori al momento - fatta salva la Guardia di finanza che può
svolgere tutte le indagini che crede meno che dare supporto ai parassiti
che pretendono il pagamento dei "diritti connessi" - è bene non
"abbocchino" alle profferte anche allettanti che possono essere loro
rivolte.
Assoradio
(www.assoradio.it)
condivide l'analisi del Conna sulla inconsistenza delle "concessioni"
rilasciate nel 1993/94 per soddisfare gli appetiti di pochi pescicani
dell'etere che facendo leva sull'allora ministro Vizzini e sui suoi
collaboratori - in primo luogo Pietro Sirena - , spalleggiati dalle solite
associazioni-complici dettero luogo ad una operazione pazzesca di cui
prima o poi dovranno renderne conto.
04 agosto 2003
"CONCESSIONI"
Abbiamo promesso di occuparci di quello che
sembra un piano coordinato basato su tutta una serie di questioni che
vengono fatte piombare tutte insieme sulle spalle dell'emittenza locale.
Si va dal problema dei controlli amministrativi, all'ultimo disegno di
legge Gasparri , a quello interferenziale (che si è fatto gravissimo per
il gran numero di frequenze "morte" riattivate improvvisamente),
passando per i cosiddetti "diritti fonomeccanici", le finte
concessioni ed altro.
Cominciamo dalle concessioni fasulle. Credevamo che un minimo di
prudenza consigliasse per il meglio ministeriali e "garanti" napoletani.
Se dal Ministero traspare qualche dubbio in diverse direzioni, specie in
quella della inapplicabile legge 66/2003, da Napoli ci giungono
continuamente notizie allarmanti dovute all'attività di poco meno di
trecento persone
pocofacenti (i telefoni dei vari uffici del "garante"
squillano abitualmente a vuoto), completamente digiuni della materia che
stanno amministrando, impegnati (si fa per dire) a escogitare
marchingegni burocratici e di persecuzione.
Non ci riferiamo tanto alle ormai numerose dichiarazioni cartacee e
telematiche richieste, all'infame registro di stazione più complicato
del precedente e adatto semmai alle grandi organizzazioni radiofoniche e
televisive, ma a qualcosa di più grave: il problema dei controlli
ingiustificati.
Come è noto la legge consente al "garante" di valersi dell'opera della
Guardia di finanza; ebbene, è stato creato dall'Autorità napoletana uno
speciale gruppo denominato "Controllo e vigilanza" che ha spinto la Gdf
a costituire il "Comando nucleo speciale per la radiodiffusione e
l'editoria". Fin qui, nulla da eccepire se non la considerazione fatta
da cittadini circa la grave distrazione della Fiamme gialle da compiti
un po' più importanti di quelli di fare irruzione nei locali dove hanno
sede radio e televisioni locali.
Dove il presidente Enzo Cheli (da noi già denunciato per non aver
applicato l'articolo della legge 299/97 sulle rilevazioni d'ascolto) ha
commesso la grave negligenza - magari tutto preso dai problemi dei
grandi gruppi telefonici che cura particolarmente - di non aver
considerato in base a quale legittimità di fondo la vigilanza e i
controlli venivano effettuati.
Già avevamo affermato sul nostro giornale Nuove Antenne che con il suo
incarico di Garante, Cheli, avrebbe finito per compromettere la sua
buona reputazione di giurista, ma evidentemente stipendio e potere,
giunti ad una certa età per molti valgono più di ogni altra cosa.
Come può Cheli accettare che i suoi uffici diano mandato alla Guardia di
finanza di accertare se il quaderno di stazione è in regola, se
l'emittente "ottempera" agli obblighi informativi, se ha pagato i
canoni, le tasse governative e quant'altro ancora,
obblighi stabiliti dalle legge 223/90 per i concessionari,
se le concessioni non sono mai state rilasciate? Solo l'ignoranza può
assolvere il professor Enzo Cheli (e se fosse così se la veda con i suoi
collaboratori).
Si dirà, ma la questione delle concessioni fasulle è ancora materia da
affrontare presso i tribunali italiani ed eventualmente ad altezza
europea.
Accettiamo questo discorso: saranno uno o più giuristi ad affrontare la
questione. Ma al giurista Cheli,
non bastava nel periodo intermedio leggere cosa dice l'articolato della
223/90 e le sue numerose inadempienze per spingere alla prudenza i suoi
burocrati con il paraocchi che desiderosi di mettersi in mostra hanno
dato ulteriori (e gravi) problemi alle emittenti locali?
La base del problema è tutta qui e la nostra associazione - a differenza
dei singoli che spesso brancolano nel buio - ben si guarda
dall'affrontare le questioni dagli effetti che producono - quasi sempre
devianti - rispetto al vero problema: a noi non interessano le
foglie ma le radici delle cose.
Chi ha avuto problemi di accertamenti a questo punto si domanderà che
fare.
Denunce amici, per abuso di potere e nel caso di richieste perentorie di
canoni, tasse o altro, altre denunce per truffa e tentativo di
estorsione, senza neppure spendere nulla, mediante una narrativa dei
fatti alla procura locale.
Quanti hanno buona memoria ricorderanno che all'atto dell'approvazione
della legge 66/2001 facemmo una amara considerazione: basta con i
politici dicemmo; sappiamo che non è facile ottenere giustizia nel
nostro paese, tuttavia giudici onesti ce ne sono ancora ed è su questi
che dobbiamo sperare.
Il "mettersi d'accordo" all'italiana, magari sperando sul padrino locale
non paga più: solo la fierezza che viene dal sentirsi dalla parte della
ragione oggi conta e l'aiuto documentale che può venire dalla nostra
associazione come da altre, eccetto quelle sedicenti organizzazioni
(finte) di categoria che in realtà sono asservite agli squali del
settore.
Di pusillanimi che praticavano la politica del "mettersi d'accordo" in
questo settore ne abbiamo visto scomparire tanti. I restanti devono
finalmente cambiare registro.
Nei prossimi giorni
affronteremo altre questioni sul piano operativo. Nel frattempo abbiamo
seguito l'iniziativa di altre associazioni, Polo, Sre, Gri e abbiamo
scritto una lettera alla segreteria del Capo dello Stato. Sarà però
necessario reiterare la richiesta di non firmare la legge Gasparri non
appena essa sarà approvata (se lo sarà) dalla camera dei deputati.
01 agosto 2003
FINE DELLO STALLO
Abbiamo detto più volte che lo stallo è
pericoloso non solo in campo aeronautico, ed è con piacere che notiamo
che nel settore radiotelevisivo (tempo che passa senza che succeda
nulla) stanno accadendo fatti concatenati che se condotti
strategicamente in modo opportuno e organizzato possono dar luogo a
dinamiche favorevoli.
L'attacco alle emittenti locali si svolge ormai su diversi fronti ed è
bene che sia così perché i vari titolari di emittente, per una ragione o
per l'altra, si trovano obbligati a far riferimento alla nostra
associazione nella cui azione possono trovare conforto e tentativi di
soluzione dei loro problemi.
Intendiamoci, non siamo affatto interessati ad avere altri iscritti
oltre a quelli che già abbiamo: ogni associato in più significa per noi
altro lavoro, difficoltà di gestione, aumento delle richieste di
consulenza.
La nostra grande soddisfazione - e l'aiuto che il settore darebbe a sé
stesso - è quella di veder ridurre progressivamente il sostegno a quelle
congreghe parassitarie, che usano le "locali" come massa di manovra e di
copertura ai fini del progredire dei loro affari.
Il grande equivoco di cui sono state (e sono) vittime un gran numero di
emittenti locali è tutto qui: aver dato la fiducia a fior di mascalzoni
che hanno solo speculato sulle loro disgrazie.
Nel mese di agosto, noi non ci muoveremo dal nostro posto di lavoro in
associazione come pensiamo faranno la maggior parte degli operatori
radio e televisivi, e a partire dai prossimi giorni esamineremo su
questo sito le varie questioni che vanno dalla legge n.66/2001 alle
richieste dei fabbricanti di dischi a 78 giri (la legge 633 del 1941
faceva riferimento ad essi e solo ad essi) e a tutti i problemi
connessi.
Se, insieme, riusciremo a far chiarezza, siamo certi che l'emittenza
locale ritroverà lo spazio e le soddisfazioni che le competono.
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