31 Maggio 2010
PARLANDO DI NULLA
Nonostante I patetici mega-convegni inconcludenti che mirano esclusivamente ad
accrescere il giro degli affari di chi sostanzialmente se ne
infischia dell'esistenza delle imprese locali - pronto a
venderle per i classici 30 denari - la cruda realtà
comincia ad emergere e a seminare un panico crescente negli
operatori del comparto televisivo e radiofonico.
Il Conna, la nostra associazione non profit, ha cercato per
tempo con
tutti i mezzi di informazione di cui ha a disposizione di mettere in
guardia chi sta rischiando l'esistenza di quanto ha
costruito in tanti anni difficili, ma non è stato facile riuscire
nell'impresa perché più di un editore pratica la bassa filosofia del
"speriamo che me la cavo", anche se le voci che destano un giusto e
logico allarme sono sempre più numerose.
Tuttavia le illusioni in campo televisivo dei più ottimisti cominciano a
vacillare anche se qualcuno si aggrappa alla questione affatto
determinante dell'LCN quando i veri mali vengono da altre direzioni.
Se il settore non fosse stato governato da banditi il digitale
avrebbe potuto essere praticato da satellite moltiplicando l'offerta
al pubblico da parte di aziende nazionali secondo un normale
processo tecnologico; invece, imponendo il "digitale terrestre" per
potersi ricavare una posizioni privilegiata, cosa dicono oggi le reti
nazionali più ascoltate a quell'enorme massa di ascoltatori
sfiduciati e disamorati dalle difficoltà di ricezione dal
"terrestre" ?
"Aquistate l'apposito decoder Tv sat (con impianto satellitare
annesso) e vedrete senza problemi Rai, Mediaset e Telecom" (e in
seguito anche altre grosse aziende che si via via si aggregheranno).
Se non ci fosse stata malafede quindi non era meglio scegliere senza
esitazioni il satellitare evitando una serie di traversie la
cui portata è a tutt'oggi incalcolabile?
Un grande pericolo tra gli altri viene proprio della scelta del
decoder Tv sat perché ha il potere di spegnere nell'utenza sufficientemente appagata per la qualità dei programmi
gli stimoli ad inseguire l'emittenza locale per le difficoltà
tecniche da affrontare.
Non da ora il Conna ha invitato l'emittenza televisiva locale a
reagire ad una tale catastrofe (quella radiofonica ha ancora tempo per farsi sentire), ma a tutt'oggi quanti hanno capito che il
futuro è privo di serie prospettive non sono ancora in grado di
formare una "massa critica" sufficiente per condizionare le grandi
scelte: la maggior parte di loro preferisce ancora trastullarsi nei
congressi. Parlando di nulla.
21 Maggio 2010
UN SALUTO
Un saluto collettivo a quanti in questo periodo si sono iscritti al
Conna cui confermiamo il nostro impegno fermo e costante in difesa
delle voci televisive e radiofoniche locali, insopprimibili
strumenti di comunicazione per le popolazioni delle zone in cui
esistono.
Le ragioni del massiccio ritorno delle emittenti al Conna sono
diverse, vanno dall'esigenza di avere un punto di riferimento
sindacale dopo magari anni di isolamento, a quella di uscire
dall'orbita delle associazioni parassitarie alle quali si erano
erano iscritte dalle quali - oltre alle ingenti spese sostenute -
hanno subito scelte affaristiche controproducenti per l'intera
categoria come la piatta acquiescenza alle decisioni ministeriali e
dell'autorità (scritta con la minuscola) di Corrado Calabrò, e non
ultima quella sulla questione Scf.
Inoltre, costatata l'arroganza con cui determinate norme vengono
imposte (digitale terrestre e radiofonico, taglio delle
"provvidenze" compensative e altro) la volontà di porre termine alla
disgregazione del settore si sta facendo sempre più forte.
La serietà con la quale la nostra associazione si muove, ogni
associato ha potuto verificarla di persona durante l'ultima
avventura delle domande per l'intempestivo digitale radiofonico:
nessuna delle radio che ne hanno fatto richiesta - nonostante i
grossi limiti di forza-lavoro che ha il Conna, comuni a tutte le
associazioni non profit - è stata privata della modulistica e dei
chiarimenti necessari.
La segreteria
14 Maggio 2010
ALIQUOTA UNICA
Pubblichiamo una interessante interpretazione su ciò che sta
avvenendo in materia di diritto d'autore e di "diritti connessi"
che merita una sola precisazione: la class action può solo
accertare l'illegittimità delle richieste dei compensi da parte di
talune associazioni che per giunta intendono scavalcare l'esclusiva
concessa alla Siae dal legislatore per evitare il caos dovuto al
proliferare di pretendenti in numero teoricamente infinito.
Trattative circa la definizione di un'unica percentuale da
applicare ai ricavi di ciascuna impresa o associazione dovranno
svolgersi fra la Siae e le associazioni di categoria. In caso di
mancato accordo fra le parti - così recita la legge - sarà
l'autorità giudiziaria a stabilirlo.
".. stiamo seguendo come tutti gli sviluppi dell'indecente "querelle" scf-siae
e ci siamo fatti un'idea che vorremmo condividere.
Il citato sciopero riguardo le novità discografiche è stato messo in
atto dalle reti nazionali solo per aumentare il potere contrattuale con i
discografici e dividerli nei confronti della scf; il fatto che
alcune radio locali e persino web radio si siano accodati
all'iniziativa scimmiottando i "grandi" risulta
penoso perché le due situazioni sono completamente diverse:
1) i networks sono ben pagati dai discografici per promuovere i
brani e possono anche render loro qualcosa, è solo un problema di
contrattazione con la scf che ha alzato senza
ritegno le richieste dovendo ora pagare la siae per
la riscossione.
2) le radio locali non godono di nessun compenso per promuovere i brani
commerciali che interessano i discografici anzi, devono acquistare di tasca
loro i supporti sonori, e viene persino snobbata l'importante promozione delle
stazioni radio
per artisti locali o comunque non dichiaratamente commerciali che non
interessano le reti nazionali, ma vengono solo parassitate da siae, scf ed
eventuali altri pretendenti.
Sono quindi due situazioni e due posizioni di interesse completamente
diverse, chi scimmiotta le reti nazionali per sentirsi importante come
sempre fa il danno suo e dell'intera categoria.
La class action promossa dal Conna verso siae e scf a nostro parere
deve chiedere una sola cosa semplice e comprensibile,
Che nello spirito della legge 633/1941 sia fissato un
VALORE PERCENTUALE DEFINITO, COMPRENDENTE DIRITTO
D'AUTORE E DIRITTI CORRELATI CALCOLATO SUI PROVENTI DERIVANTI AD
OGNI TITOLO DALLA TRASMISSIONE DEI BRANI TUTELATI".
12 Maggio 2010
LO ZOCCOLO DURO
Dopo un periodo di penetrazione cui sono sottostate un buon numero
di radio che per quieto vivere hanno preferito versare il non
dovuto a coloro che si sono autonominati esattori dei "diritti
connessi" le pretese di questi ultimi sono improvvisamente
aumentate.
Come documenta il giornale telematico Newslinet all'indirizzo a
fondo pagina, pensando di essersi ormai abbastanza radicati e di
aver imposto la loro presenza in virtù di sentenze ambigue che
riconoscevano a queste organizzazioni il diritto di esistere sia
pure facendo capo in sottinteso alla Siae, hanno
quadruplicato le loro richieste, esattamente come avevamo previsto
in un lontano passato che sarebbe avvenuto.
Le associazioni parassitarie che per prime hanno riconosciuto in
base a chissà quali affaristiche intese queste mignatte
succhiasoldi, investite dalle proteste dei loro stessi iscritti, hanno
tentato di correre ai ripari, non contestando alla radice il
concetto anacronistico dei diritti fonografici chiedendo ai politici
di loro fiducia di modificare la legge 633/41, ma dando luogo ad una
patetica quanto inefficace protesta con la non trasmissione degli
ultimi prodotti musicali, premessa per poi magari cantare vittoria
se un accordo verrà trovato sulla base della metà delle percentuali
sul fatturato che si vorrebbero applicare.
Trascurando invece di ricordare per una volta l'articolo 180 della
citata legge che attribuisce comunque senza ombra di dubbio alla
sola Siae l'esclusiva a percepire dagli utilizzatori una somma
globale da dividere fra gli aventi diritto, oggi sarebbe il caso di
affrontare lo zoccolo duro della questione
impostando una conseguente class action
volta a definire una volta per tutte il diritto del produttore di un
determinato oggetto di continuare a percepire proventi ogni volta
che viene utilizzato.
Basta pensare un momento a cosa succederebbe se dagli
elettrodomestici alle automobili passando per una infinità di
prodotti venisse adottato uguale principio.
Se un congruo numero di imprese e di associazioni riterrà di far
capo al Conna per agire in questo senso senza se e senza tanti ma, ci
dichiariamo a disposizione insieme ai nostri avvocati .
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