31
marzo 2009
TEMPO DI CRISI
Proseguendo l'invito a far le proprie ragioni valendosi della
giustizia, ci sono giunte segnalazioni che un buon numero di editori
radìofonici sono in difficoltà perché non hanno potuto allegare alla
domanda per ottenere i contributi dell'editoria i certificati che
provano l'assunzione di due dipendenti. Molti nel 2001,
ottimisticamente, assunsero dipendenti anche se non ne avevano bisogno,
caricandosi dei relativi oneri contributivi che via via sono diventati
pesantissimi specie in tempo di crisi.
Il Conna a suo tempo provò a rivolgersi al Tar ed al consiglio di Stato
sacrificando inutilmente tempo e soldi, chiedendo un giudizio sulla
legge 66/2001 che ha imposto in particolare l'assunzione obbligatoria.
I due altisonanti organismi istituzionali usi ad emettere sentenze più
politiche che di giustizia, si pronunciarono sostenendo che era giusto
fosse così, e come insulto al buon senso aggiunsero:
" Per completezza, si osserva che
l'associazione ricorrente non ha comunque dimostrato di rappresentare
emittenti radiofoniche locali che non hanno avuto il rinnovo della
concessione a causa dei due requisiti sopra menzionati;
(la
trasformazione in società di capitali e l'assunzione di due dipendenti ndr ) manca quindi anche quella lesione attuale necessaria per ritenere
rilevanti le eccezioni di costituzionalità, che comunque sono
manifestamente infondate, come appena accertato".
Questa presa in giro potevano risparmiarsela anche se ci è
utile per dimostrare con chi abbiamo a che fare: come poteva dimostrare
il Conna l'enorme danno causato alle radio che si è potuto constatare
solo dopo la presentazione del ricorso e che è proseguito fino ai nostri giorni?
Questo passaggio della sentenza tuttavia apre oggi la strada al ricorso
del singoli che rivolgendosi ad un giudice ordinario da danneggiati non
gli chiederanno neppure una sentenza ma la semplice
trasmissione alla Corte costituzionale di quella parte della legge '66
che è palesemente ingiusta e vessatoria.
Aspettiamo che qualcuno - particolarmente leso nei suoi diritti -
prenda questa iniziativa pronti a fornire tutto il materiale di cui
disponiamo.
27 marzo
2009
NOTA DI SERVIZIO
La crisi economica sta purtroppo causando la chiusura di
qualche emittente locale. Più di un piccolo editore ha chiesto al Conna
di inserire un annuncio di vendita di impianti o dell'intera stazione
nella pagina compro-vendo che però è nata per offrire un servizio di
natura diversa.
Nel prendere atto comunque di questa realtà, tutto ciò
che possiamo fare è invitare i titolari di emittente che si trovassero
in difficoltà a contattarci al solito indirizzo
conna@conna.it .
Molto seriamente - ma senza impegno e interesse alcuno - verranno messi
in contatto con acquirenti seri nell'intento di salvare le "concessioni"
locali che altrimenti andrebbero irrimediabilmente perdute.
24 marzo
2009
UN'ALTRA
Un'altra piccola televisione che ha cominciato a servire un
intero quartiere di una città italiana ha finito per essere di fatto
legittimata.
Scelta una frequenza che non creava disturbi ad altre emittenti, con un
apparato di ottima marca, omologato, pagato qualche migliaio di euro, la
"Televisione di strada" o Telestreet ha iniziato la sua avventura
tutta a rischio su modello dei pionieri radiotelevisivi degli Anni
settanta.
La denuncia è puntualmente venuta da un grosso "concorrente" locale che
nonostante i propri interessi non venissero minimamente toccati, non
tollerava che altri oltre a lui potessero rivolgersi ai cittadini con
argomenti diversi dai suoi.
Ne seguì l'intervento della Polizia postale che sequestrò il
trasmettitore non riuscendo tuttavia a fiaccare l'entusiasmo e la voglia
di far valere i suoi diritti costituzionali legati all'articolo 21 del
responsabile della stazioncina televisiva il quale, non perdendosi
d'animo, fece ricorso al tribunale locale vedendosi dopo qualche tempo
accolta l'istanza di dissequestro indispensabile per la ripresa delle
trasmissioni
Una buona dose di sicurezza è venuta dalla nota tesi del Conna secondo
la quale le concessioni senza valore rilasciate in assenza dei Piani di
assegnazione (articolo 34 comma 5 della legge 223/90) consentono tutt'ora a
chiunque di occupare frequenze radiofoniche e televisive esattamente
come veniva fatto abusivamente dal 1975 in poi: unico limite, le
opinioni dei vari giudici che possono essere difformi fra di loro, ma
qualcuno, sperando nell'intelligenza degli altri e nella buona volontà
di documentarsi sulle enormità che si sono verificate nel settore
continua a provarci. Con ottimi risultati.
16 marzo
2009
RIFUSIONE INTEGRALE
Ritorniamo ancora una volta sull'argomento degli articoli
che precedono perché curiosità muove a curiosità.
Qualcuno non ha ben capito che significa la costituzione di un "fondo
generale di rifusione" nonostante quando scriviamo sia nostra
principale preoccupazione di farci capire, da tutti.
Cerchiamo quindi di essere ancora maggiormente chiari.
Uno Stato come il nostro se fosse diretto da chi ha realmente interesse
a stroncare le organizzazioni malavitose, dovrebbe creare un fondo
economico a disposizione di quanti subissero danni materiali alle loro
attività dovuti ad azioni mafiose.
E' chiaro che la garanzia statale porrebbe un qualsiasi imprenditore in condizioni di rifiutare in partenza richieste di "Pizzo" quale
pagamento di "Protezioni" non richieste, ben sapendo che in caso di
danni lievi o gravi, verrebbe rifuso integralmente a spese della
collettività.
Rimarrebbero sì possibili attentati alla persona, ma questi non
converrebbero agli estorsori perché aprirebbero delle evidenze così
grandi da risultare contrarie a chi preferisce agire nell'ombra.
Un meccanismo semplice, da adottare se non esistessero complicità dalle
radici molto profonde che fanno preferire - come è avvenuto in questi
ultimi tempi - dar luogo all'arresto di un po' di coppole storte,
di manovalanza "picciotta" per ingannare l'opinione
pubblica, o qualche elemento sia pur di gran nome ma che ormai ha fatto
il suo tempo e non conta più nulla, mentre l'alta mafiosità, dai volti e
dalle attività insospettabili, già si frega le mani pensando a quell'enorme
serbatoio di appalti e tangenti che verrà dalle "Grandi opere".
14 marzo
2009
COMPARAZIONE
Qualche volta le idee che giungono da una associazione che per
compito principale ha quello di difendere l'emittenza locale vengono
apprezzate anche da altri che non fanno parte del campo abituale radio
televisivo.
In occasione dell'articolo che precede "I pizzi", ci è giunto un
gentile apprezzamento dove si dice "...
sembra impossibile che una proposta così importante e nel suo genere
rivoluzionaria ci venga da un sito specializzato in questioni di tutt'altro
genere...".
Il riferimento è al
fondo generale di rifusione
che a
nostro vedere dovrebbe essere istituito dallo Stato per far cessare il
peso sui singoli titolari di attività commerciali o industriali
minacciati di distruzione di quanto hanno creato qualora non cedano alle
richieste di organizzazioni criminali.
Non pensiamo di essere i soli ad aver pensato a questa possibile forma
di difesa contro il tumore mafioso (anche se non ricordiamo di aver mai
letto nulla in proposito) ed è per questo motivo che sospettiamo
esistano alte complicità che tendono a perpetuare uno stato di cose
illegale unico in Europa.
Il nostro comunque voleva essere un semplice discorso comparativo per
mostrare che a differenza di quanti ricevono serie minacce, i titolari
di radio e televisioni locali di fronte a richieste estorsive non
rischierebbero nulla nel rivolgersi ad un tribunale locale.
Ci è quindi venuto naturale accostare la questione dei "diritti
connessi" ad altre di ben maggiore spessore, ed è un piacere per noi
constatare che qualcuno se ne sia accorto.
10 marzo 2009
I PIZZI
Partiamo da lontano, dalle vessazioni che devono subire da parte di mafie locali quanti intraprendono una attività qualsiasi in certe zone d'Italia.
In genere, dopo un breve periodo di avviamento si presentano i
"responsabili di zona" che esigono con le buone o le cattive
un premio di "protezione" altrimenti chiamato pizzo.
Molto difficile è resistere a questi malavitosi, e quanti ci hanno provato hanno dovuto
pagare un alto prezzo per la loro scelta.
Lo Stato, ed i governi che si sono succeduti, non hanno mai voluto
stroncare il fenomeno; neppure il prefetto di ferro Cesare Mori di epoca
fascista ci riuscì, anzi dopo aver colpito duramente la mafia
rurale fu fermato sul più bello, con il risultato che favoriti risultarono
ancora una volta gli agrari e
i latifondisti.
La prova migliore dell'assenza di volontà di distruggere l'impianto
estorsivo delle varie organizzazioni (oltre alla mafia, la
'ndrangheta, la camorra e perché no, la sacra corona unita) è la mancata
applicazione da parte dell'attuale governo e dei precedenti, di un
semplice meccanismo che permetterebbe di centuplicare le forze di quanto
intendono ribellarsi agli odiosi balzelli e che quasi sempre sono invece
costretti a cedere.
Stabilito che le richieste di tangente lasciano intendere che se non
soddisfatte potranno determinare la distruzione violenta dell'attività
commerciale, industriale o di altro genere (furti, incendi, esplosioni
ecc..) quanti titolari potranno sfidare la catastrofe ben sapendo che
saranno abbandonati a loro stessi e alla loro rovina? Molto pochi.
Se
invece
lo stato fosse intenzionato seriamente a stroncare la rivalsa
sui singoli , non sarebbe logico costituisse un fondo generale di rifusione?
I dinieghi di versare balzelli siamo certi si moltiplicherebbero perché non
sarebbero più i singoli a rischiare la catastrofe (e in certi casi
la vita).
"Toppo semplice?", titolavamo in tempi recenti un articolo su Nuove Antenne che prospettava soluzioni in isofrequenza basate sul
buon senso.
Questa lunga premessa per giungere a dire in poche parole finali quanto
interessa alle emittenti locali da qualche tempo fatte nuovamente
oggetto di richieste pressanti dei tristemente famosi "diritti connessi".
In questo caso non sarebbero necessari eroismi di singoli minacciati di
distruzione della propria impresa ma titolari di emittente con la
"schiena diritta", decisi
a non farsi imbrogliare.
Sembra impossibile, ma fino ad oggi nessun titolare di radio o
televisione locale a seguito di una "ispezione" volta ad accertare il
pagamento (non dovuto) dei "diritti connessi" ha avuto il coraggio di
presentare alla locale procura della Repubblica - personalmente o attraverso un avvocato -
una
denuncia per estorsione citando l'articolo 180 della legge 633/41 che consente
alla sola Siae di percepire il diritto d'autore per poi distribuirlo agli aventi diritto.
Fino a
quando radio e televisioni locali si terranno incollata addosso la paura
e diffideranno eccessivamente della Giustizia, di cedimento in
cedimento, si faranno involontario supporto di furbi e taglieggiatori fuorilegge.
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