25 febbraio 2009
IL RISPARMIO
In questa stessa pagina abbiamo pubblicato l'opinione sul
digitale di un valente esperto della "Telecomunicazioni e servizi",
Augusto Moroni, responsabile del funzionamento della quasi totalità
delle apparecchiature di trasmissione che operano al monte Cavo in
provincia di Roma.
L'articolo che segue ci ricorda per assonanza
alcune motivazioni
di comodo sul
criminale rilancio del nucleare in Italia che pur di imporlo si è giunti
a circondarlo di specchietti di richiamo per le allodole: l'energia
elettrica sarebbe costata meno; l'Italia sarebbe stata meno dipendente
dall'estero e via via lusingando.
Misere bugie, perché la dipendenza italiana sarebbe ( se i nuclearisti
riusciranno nel loro intento) più forte che mai a
causa della mancanza nel nostro paese di giacimenti di uranio il quale
prezzo in questi ultimi anni è decuplicato rendendo antieconomico
l'intero processo energetico che deve tener conto oltre che del
pericolo, anche dell'ingentissimo costo della costruzione e dello
smantellamento finale delle centrali.
Analogamente Moroni nel suo articolo che segue ci ricorda uno dei principali argomenti utilizzati
per "lanciare" il digitale: il risparmio di corrente.
Diversi anni or sono venne diffusa la voce
che trasformando gli impianti televisivi analogici in DVB-T la potenza
trasmessa sarebbe diminuita di almeno 10db a parità del servizio.
Ciò avrebbe prodotto a livello nazionale una sensibile riduzione del
campo elettromagnetico presente e l’evidente, consistente risparmio sui
consumi elettrici degli apparati.
In realtà dalle prove tecniche operative condotte ciò non ha avuto
riscontro nella realtà, perché volendo coprire l’area di servizio
originaria è risultata evidente la necessità di impiegare potenze dello
stesso ordine o anche molto maggiori di quelle impiegate con il sistema
analogico: in particolare se il “pacchetto digitale” trasmesso è
super modulato (16-32-64 QAM), ovvero se nella stessa larghezza di banda
del canale si trasmettono più programmi (peggio se in HD), che riducono
sensibilmente il valore C/N (segnale/disturbo) del pacchetto da
ricevere.
Inoltre la ricezione TV in movimento, che nel sistema analogico
risultava al limite della precarietà, con il DVB-T è praticamente
impossibile perché le interruzioni di aggancio del segnale risultano
continue.
Si può evincere infine che nuovi gap-filler (ripetitori di segnale)
istallati in grande copia sui tetti delle case (analogamente al sistema
di telefonia mobile), operando in SFN (in fase con il ripetitore
principale) possano colmare questa lacuna, a fronte di ulteriori
investimenti economici da parte degli editori.
Quindi preventiviamo fin da subito che l’avvento del DVB-T comporterà
anche l’aumento di antenne, ripetitori, campi elettromagnetici ed un
maggior consumo elettrico su scala nazionale. (Augusto Moroni)
10 febbraio 2009
PASSE PARTOUT
Questa mattina abbiamo partecipato ad una riunione presso
il Ministero dello sviluppo economico-comunicazione a Roma Eur dove
l'ingegnere Francesco Troisi ha annunciato il cambio di canalizzazione
televisiva nella banda 174-230 Mhz (8 canali di 7 Mhz ciascuno).
In margine all'assemblea, il rappresentante del Conna, prendendo atto di
ciò che era stato detto, non ha mancato di notare quanto disagevoli per
le emittenti siano gli avvicendamenti tecnologici a tamburo battente
imposti da interessi politico/economici.
Anche se la canalizzazione è stata decisa in sede comunitaria, i tempi di
attuazione potevano (potrebbero) essere discussi e adeguati alla realtà
dei vari paesi.
Le decisioni della Comunità europea spesso vengono utilizzate come una
sorta di passe partout per forzare qualsiasi situazione con un abuso in
crescendo: sarebbe bene a questo proposito ricordare il caso del famigerato Piano di Ginevra
radiofonico che per l'opposizione guidata dal Conna
venne accantonato
e applicato dal solo Stato della città del Vaticano (al tempo l'associazione -
prima che si verificasse lo scempio voluto dagli affaristi e dai loro
complici -
aveva un numero di iscritti superiore a qualsiasi altra e poteva imporsi
maggiormente).
Infine, una previsione: "Il digitale televisivo terrestre ci scoppierà
fra le mani, anzi, vi scoppierà fra le mani - ha
detto il nostro
rappresentante - una operazione imposta brutalmente sui cittadini, sull'emittenza
non profit e sulle imprese".
06 febbraio 2009
UN AMICO
Un nostro amico con il quale non ci vedevamo da tempo,
indipendentemente dalla linea nei confronti del digitale adottata dal
Conna, ha scritto una nota che abbiamo reperito fortunosamente, coincidente con le nostre vedute.
E' Augusto Moroni, un esperto del ramo radioelettrico che dall'avvento
dell'emittenza privata cura gli apparati di trasmissioni in particolare
nella zona di Rocca di Papa, cioè nel punto più "caldo" in tutti i sensi
esistente in Italia: il monte Cavo.
Moroni non è solo l'esperto del quale si valgono la quasi totalità di
imprese radiofoniche e televisive del Lazio, ma è voce attendibile e
competente per l'esperienza allargata che ha maturato in tanti anni di
assistenza a radio e televisioni.
Il Conna
nel 1990,
all'atto del censimento giurato, da buona associazione non profit,
gli affidò la massa dei propri iscritti stabilendo un prezzo "politico":
il risultato fu che la spesa sostenuta da ciascuna emittente risultò in
certi casi di appena un decimo di quanto costò ad altri.
Si noterà nell'articolo che pubblichiamo alcuni interrogativi che
dovrebbero allarmare in massa quanti pensano ottimisticamente di
traslare le loro televisioni (e in futuro anche le radio) dall'analogico
al digitale in modo indolore: una operazione che in tanti casi invece si
potrebbe tradurre in un trapasso fra la vita e la morte.
La storia
insegna che l'utilizzo delle nuove tecnologie nelle telecomunicazioni,
si è svolta con naturalezza da parte della collettività (utenti e operatori),
quando si è ritenuto un nuovo sistema tecnico più valido del precedente
il caso del DVB-T, però, per la prima volta, rischia di cambiare
questa logica consolidata trasformandosi in una scelta imposta
dallo
Stato!
In pratica per continuare a ricevere i programmi televisivi terrestri
- nel migliore dei casi - noi cittadini saremo costretti all'adeguamento delle antenne di ricezione e dei
ricevitori sostenendo spese non indifferenti da moltiplicare per il
numero dei televisori utente/famiglia.
Tale spesa non è giustificata,
non è dovuta, perché il diritto a ricevere è compreso nell'abbonamento
Rai, la cui tassa ritenuta di proprietà è obbligatoria. Ma di quale
proprietà si parla, se i televisori improvvisamente diventano obsoleti e non più
utilizzabili?
A questa forzatura bisogna aggiungere altre conseguenze negative:
in primo luogo il disorientamento nel capire i complessi
meccanismi di memoria canali e ricerca dei programmi nei nuovi decoder DVB-T fino a rinunciare
di fatto alla visione di ciò che si preferisce; poi, il
moltiplicarsi di "pacchetti" e programmi omonimi non potrà che ingenerare confusione e disaffezione che si riflette anche su un mercato
commerciale già malandato e in recessione.
Queste le "tare" originarie del DVB-T inflitte in contumacia a tutti gli utenti
ignari - in parte alleviate per coloro che hanno la fortuna di risiedere
in prossimità degli apparati di trasmissione - numerose e sottovalutate
limitazioni che le reti nazionali Rai e Mediaset (uniche interessate
allo switch-off) tacciono, non informando su cosa stia realmente avvenendo in Italia, regione dopo regione!
All'emittenza locale è riservata una
sorte ancora peggiore che inizia col passaggio definitivo al limbo del
DVB-T. Infatti "dall'ora X" in poi, l'emittente locale perderà
ogni diritto concessorio in attesa dell'assegnazione definitiva del
canale e della nuova concessione a operatore di rete e/o produttore di
contenuti, pur continuando ad occupare gli stessi canali della banda.
Quindi, le onerose spese sopportate per la definitiva trasformazione
degli impianti in digitale terrestre verrebbero paradossalmente "premiate" con la perdita
della concessione in essere per l'analogico !?
Ma non basta, si pensa che alle TV locali, nelle previste future
concessioni dei canali in isofrequenza nazionale, regionale e
provinciale, verranno riservate le risorse peggiori, (canali
difficilmente ricevibili dall'utenza ecc.), ed è prevedibile che gli
ulteriori investimenti di produzione audio-video - da sostenersi nel
frattempo per riempire i programmi aggiuntivi del pacchetto -. si
perdano nell'inflazione del numero complessivo dei programmi disponibili
e nel mercato già in crisi, tanto da comportare il fallimento e la morte
di tante testate locali, ancor prima dell'avvento delle nuove
concessioni!
In definitiva, questo passaggio al DVB-T se non si arresterà subito,
consentirà di fatto solo il ripristino del monopolio TV a Rai e Mediaset,
sulla pelle della massa di utenti e operatori locali.
Augusto Moroni TELECOMUNICAZIONI E
SERVIZI - (Rocca Di Papa)
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