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ULTIMISSIME DAL CONNA
Marzo 2001

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Ultimissime

31 marzo 2001
A TESTA ALT A
Cominciano ad arrivare le schede di pre-impegnativa delle emittenti che a testa alta, senza autocommiserarsi, si rivolgono alla giustizia, ed in particolare alla Corte Costituzionale passando per la magistratura ordinaria.
Il modello che pubblichiamo è a nostro uso interno perché la delega vera e propria sarà richiesta emittente per emittente dal collegio di avvocati che si occuperà della vertenza. 
Il Conna è già in possesso dei dati dei suoi associati e in certi casi può bastare appena una telefonata per confermarceli; tuttavia variazioni sono sempre possibili (potrebbero essere cambiati i telefoni, le E-Mail, gli indirizzi ecc..), una lettera con i dati aggiornati quindi è la cosa più semplice da fare, e costa appena una semplice spedizione postale.
Le prime impegnative che ci sono arrivate vengono dal nord-est e sono pubblicate nelle pagine della sezione ALLARME RADIOFONIA
Nei prossimi giorni pubblicheremo il nome di altre testate a mano a mano che ci perverranno le schede di adesione. 
Questa operazione di compattamento che stimiamo la più seria che mai si sia verificata (aperta anche alle televisioni che si sono viste imporre ben 4 dipendenti) ha un duplice importantissimo scopo:
1) passare in tempi ravvicinati (non appena raggiunta quella che potremmo definire la "massa critica") all'azione legale collettiva dove figurino elencate una per una le testate radiofoniche televisive ricorrenti;
2) fino ad oggi politici, ministeriali e "associazioni gialle" (ossia traditrici delle speranze dei loro stesi iscritti), hanno contato sul frazionamento e sulle deboli azioni legali di singoli soggetti facendo e disponendo tutto ciò che hanno voluto infischiandosene di commettere clamorose illegalità e incostituzionalità: questo Comitato di emergenza li farà trovare di fronte ad una massa compatta e concorde, un martello deciso a picchiare colpi che lascino il segno
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30 marzo 2001
IL PIANTO GRECO
Non pubblicando lettere, ancora una volta il Conna ha scelto bene. 
Il panico creato dall'imposizione dell'assunzione di due dipendenti ha generato tutta una serie di proteste scomposte, non ordinate e canalizzate, che rischiano di produrre l'effetto contrario ad una precisa linea di difesa, trasformandosi nel classico "Si salvi chi può".
Il Conna, dopo le iniziali e durissime espressioni che parlavano di vigliaccheria, di abusi inauditi e di maramalderia, non ha perso la calma e si è messo immediatamente al lavoro.
No, questa insidia e questo "affondo" definitivo non ci ha colti impreparati e la lettera che abbiamo ricevuto ieri dal consigliere del Capo dello Stato Salvatore Sechi e i colloqui a voce con il settore affari giuridici del Quirinale ha raddoppiato la nostra determinazione di difenderci utilizzando armi che non siano quelle dei "piagnoni" come vengono chiamati a Roma coloro che gridano, strillano e piangono senza ottenere un sia pur minimo risultato.
Forniamo un esempio chiarificatore.
La Frt, all'atto dell'approvazione di quella legge che rappresenta il meno peggio, chiamata di "Par condicio", si scatenò esortando le emittenti sue iscritte - poche ma importanti - molte delle quali godono del traino pubblicitario e finanziariamente navigano in buone acque, a svolgere una campagna di protesta.
Venne loro fornito materiale sonoro e visivo registrato in modo ineccepibile, furono organizzate speciali trasmissioni televisive messe in onda da esperti che godevano dell'appoggio della linea anti "Par condicio" del Polo, insomma una grossa operazione.
Cosa strinse in fine in mano la Frt? 
Aria, solo aria, e la legge rimase esattamente come era stata concepita, e se oggi può sperare di cambiare le norme di "Par condicio" che alla sua organizzazione danno tanto fastidio, è perché ha ottenuto un rinvio alla Corte Costituzionale a seguito di un ricorso legale rivolto alla seconda sezione del Tar del Lazio.
Da notare che a muoversi erano televisioni e fra le maggiori.
E ora qualcuno vorrebbe sperare che piangendosi addosso, scrivendo scontate lettere di sfogo, magari approfittando per mettere in rilievo pubblicitario la propria impresa radio rispetto ad altre raccontandone la storia o trasmettendo annunci e programmi di protesta si possano cambiare le cose?
Amici, non prendiamoci in giro e una volta tanto anche i disfattisti e i perditempo si comportino da persone serie.
Esistono tutta una serie di stazioni locali sparse sul territorio ognuna delle quali è padrona in casa sua al punto che se lo desidera è libera di esprimersi anche in dialetto (e qualche volta viene fatto): un patrimonio nazionale di cui una classe politica ottusa e maneggiona non ne ha capito l'importanza e ha tramato per distruggerle, favorendo l'acquisto di una buona parte di esse da parte di inutili reti nazionali che non hanno aggiunto nulla al patrimonio culturale, anzi, semmai hanno contribuito a depauperarlo. 
Nei prossimi giorni cominceremo a pubblicare un primo scaglione di radio pronte a ricorrere contro una legge che senza urlare, sgolarsi, berciare o ruggire dobbiamo far dichiarare incostituzionale: ne abbiamo tutto il diritto.

 

29 marzo 2001
POSTA DAL QUIRINALE
Oggi è arrivata una lettera del Consigliere del Presidente della Repubblica per gli affari giuridici e le relazioni costituzionali Salvatore Sechi che ci ha confermato per iscritto ciò che avevamo già intuito e detto.
Nello scritto si dice ciò che già sapevamo, ma che volevamo sentire ripetere con la relativa motivazione, cioè che il Presidente Ciampi aveva proceduto alla promulgazione della legge; nella parte finale tuttavia si aggiungeva: "Ogni ulteriore approfondimento richiederebbe, infatti un sindacato interpretativo che non compete al Capo dello Stato, ma rientra in via esclusiva nelle attribuzioni della Corte Costituzionale.".
Era proprio ciò che aspettavamo: il ricorso che faremo di fronte alla magistratura ordinaria dovrà puntare sulla Corte Costituzionale che non potrà che ribadire il suo pronunciamento in merito alla libertà di assunzione, respingendo qualsiasi obbligo in tal senso inserito abusivamente nell'ultima legge n.66 pubblicata sulla G.U. del 20 marzo 2001 e nella 422 del 1993 per le televisioni.
Ora non rimane che dar mandato agli avvocati.

 

28 marzo 2001
"I BENEFATTORI"
Per prima cosa, e per dimostrare che i nostri lunghi silenzi nei confronti degli associati o il mancato aggiornamento del nostro www.conna.it in periodi di "calma" (sempre relativa), non significano disattenzione o disinteresse, ognuno avrà notato che per primi, ieri l'altro abbiamo pubblicato sul nostro sito il Regolamento di "Par condicio" per dar modo a tutte le emittenti radiofoniche e televisive di documentarsi per tempo. 
A questo, non appena sarà possibile, aggiungeremo una carta esplicativa su come meglio procedere senza incorrere in inconvenienti in periodo elettorale. 
AL MOMENTO PERO' RACCOMANDIAMO DI RIVOLGERE DOMANDA ENTRO SABATO PROSSIMO (5 GIORNI DALLA PUBBLICAZIONE SULLA GAZZETTA UFFICIALE AVVENUTA IERI SUL NUMERO 67) TRASMETTENDOLA AL CORERAT LOCALE: TALE IMPEGNO POTRA' EVENTUALMENTE ESSERE REVOCATO SE L'EMITTENTE LO RITERRA' OPPORTUNO
Detto questo, riprendiamo la questione che rischia di trasformarsi in una trappola mortale: quella dei dipendenti per radio e televisioni (il problema se non finanziario è di principio e quindi riguarda anche le televioni).
Oltre alla confusione che qualcuno sta seminando per trarne profitto suggerendo strani rivolgimenti societari e dispensando "consigli" di consorziarsi o di valersi di "protettori" presentati come benefattori, le radio comunitarie rischiano di restare vittime di altri "consigliori" che le stanno guidando su di un vicolo cieco.
A loro, viene detto che non saranno richiesti dipendenti, né garanzie finanziarie. 
Sembrerebbe tutto risolto, invece ciò non corrisponde a verità.
Basta leggere il "disciplinare" per le televisioni (e quello per le radio sarà fatto della stessa pasta) per accorgersi che alle emittenti comunitarie non venivano imposte, ma solo richieste garanzie simili a quelle delle commerciali in campo finanziario e occupazionale.
E per quale motivo verrebbero richiesti alle "comunitarie" impegni che non sono tenute ad avere? 
Per non smentire la tendenza ai tranelli che le associazioni che non siano il Conna si guardano bene dal recintare per evitare che qualcuno ci cada dentro.
Come funziona in dettaglio il trabocchetto?
Poniamo che una parrocchia, un circolo culturale o una associazione qualsiasi senza dipendenti esercitino da anni (magari dal 1975/76) l'attività radiofonica.
Sarà sufficiente nella stessa zona spuntino improvvisamente un sindacatino, o un signore qualsiasi estraneo al mondo dell'etere che però possa vantare due o più dipendenti (riciclati magari da altre attività) o garanzie finanziarie, per vedergli aggiudicare l'autorizzazione o la "concessione" strappata all'ultimo momento al parroco o ai gestori dell'associazione.
Qualche volta ci domandiamo se certi "consigliori" sono più mascalzoni o più lestofanti, ma invariabilmente ci rispondiamo, per non sentirci con noi stessi in peccato di troppa diffidenza e sospettosità che sono semplicemente persone che sbagliano.

Ci è stato chiesto che significava il titolo di ieri l'altro "I padroni di casa vostra". 
Lo avevamo spiegato nel testo e vorremmo raccomandare di fare più attenzione quando ci si legge se non altro per ripagarci dalla fatica che ci costa scrivere, ma cercheremo di essere più chiari: dopo avere tratto in inganno trascinando la vittima in un vorticoso giro societario per aggirare l'imposizione dei dipendenti, il malcapitato radiofilo commerciale si troverebbe a non essere più padrone in casa sua: al suo posto ci sarebbe il "benefattore" che apparentemente gli ha risolto la situazione.

26 marzo 2001
I PADRONI DI CASA VOSTRA
Da alcune parti, e ci riferiamo alle solite associazioni che hanno impostato il disastro finale per le radio locali, si tenta di proporre a coloro che non possono permettersi l'assunzione di dipendenti la costituzione di non meglio definite società, di consorzi, di "combinazioni" dove l'esercizio della radiofonia si confonda con altre attività.
Sia ben chiaro che queste soluzioni servono solo a coloro che destando un enorme scontento fra i loro iscritti tentano di correre affannosamente ai ripari per non compromettere i loro affari. 
Nella migliore delle ipotesi, qualora dovesse passare questo genere di proposte, ognuno non sarebbe più padrone a casa sua e dovrebbe dividere (e magari in prospettiva perdere) ciò che è suo, che ha costruito con le proprie mani sacrificando tutto il tempo libero di cui disponeva e anni della sua vita passati senza che neppure che se ne accorgesse.
No, queste non sono soluzioni, non sono né onorevoli, né praticabili e tanto meno vantaggiose.
Il ricorso alla magistratura al momento è l'unica proposta sensata che possa venire da una associazione che non ha interessi economici da difendere, e a quanti vogliono uscire da una situazione che altrimenti si presenta senza sbocco, non rimane che solidarizzare e collaborare per giungere in tempi brevi a investire un collegio di avvocati del compito di presentare un documentato ricorso.
Ciò deve avvenire prima del 30 giugno, data in cui dovrebbe essere presentato il "disciplinare" per la radiofonia che immaginiamo non sarà molto diverso da quello per le televisioni che ha portato, come si visto, ad una situazione di grave ingiustizia penalizzando spesso chi ha fatto informazione e attività sul territorio a beneficio di soggetti che neppure esistono se non sul puro piano finanziario.
L'ipotesi che abbiamo pubblicato ieri di non assumere personale presentando il bilancio all'atto della domanda che dimostri l'impossibilità di farlo è stato recepito in due modi nettamente diversi di cui vale la pena parlarne.
Le radio del Nord, in genere, hanno mostrato di temere per la propria immagine pensando che senza "sghei", senza soldi, non si possa far radio. 
E' un errore perché così facendo si raccoglie la tendenza che fu di Giacalone/Mammì, seguita da coloro che si sono succeduti al Ministero delle comunicazioni, basata sulla "potenzialità economica" e sul "personale dipendente", concetti questi ben lontani sia dall'articolo 21 della Costituzione, che dal codice civile.
Oltre tutto, "l'immagine" della emittente non risulterebbe affatto danneggiata perché la comunicazione che suggerivamo sarebbe circoscritta ai due soggetti Emittente/Ministero che i bilanci li conosce perfettamente, senza coinvolgere minimamente l'esterno rappresentato da concessionari di pubblicità e ascoltatori.
Dalle radio del Sud nessun problema nel dichiarare al solo Ministero di non potersi permettere l'assunzione di dipendenti.
Ancora una volta l'Italia reagisce in modo differente al medesimo problema come era prevedibile, tuttavia per noi il problema lo riteniamo marginale.
A settembre (sempre che siano rispettati i tempi) ognuno si regolerà come crede, costituirà consorzi, si sposerà con bar e sale da ballo o si darà in pasto a sciacalli o protettori, non sta a noi suggerire come meglio cavarsela di fronte alla nave che affonda: oltre al ricorso a scialuppe e zattere ci sono casi di naufraghi che si sono salvati infilandosi perfino in una botte di legno.
Al momento a noi interessa una sola cosa seria sulla quale quanti hanno conservato calma, determinazione e chiarezza di vedute devono puntare: affidare ad un collegio di avvocati un ricorso alla magistratura ordinaria che serva a riportare nella costituzionalità un settore che da 11 anni subisce abusi e violenze di una gravità tale da rendere increduli esperti e giuristi stranieri che ne sono venuti a conoscenza.

25 marzo 2001
"
LA DELUSIONE"
Radio e televisioni hanno mostrato una certa delusione constatando che il presidente Ciampi "nonostante tutto", ha firmato l'ultima legge partorita da Camera e Senato che fatta conoscere come urgente differimento di trasmissioni radiotelevisive analogiche e digitali, ha finito per essere caratterizzata dalla sola norma delle assunzioni forzate.
Il "nonostante tutto" è riferito principalmente alla apposita documentazione trasmessa all'Ufficio affari giuridici del Quirinale, avvenuta posteriormente alla doverosa informativa ad uso di deputati e senatori consegnata a Montecitorio e a Palazzo Madama.
Nessun stupore cari amici, sono tentativi che si fanno se non altro per acquistare maggior forza in altre direzioni, ma da qui a pensare che in vicinanza delle elezioni, Ciampi non firmasse una legge rinviandola alle Camere che qualche settimana prima aveva sciolte, significava mostrarci più ottimisti di quanto in realtà siamo.
La soluzione del problema in ogni modo ce l'ha suggerita indirettamente il presidente della Repubblica quando i suoi esperti giuridici del Quirinale ci hanno detto che esaminato il problema e sapendo dell'esistenza di ampi margini di tempo per intentare una azione giudiziaria, il presidente, senza turbare il normale procedere istituzionale, indicava la strada da percorrere in quella direzione, ben sapendo che è facoltà di un qualsiasi magistrato italiano chiedere una verifica alla Consulta di una norma che ritiene di dubbia legittimità.
Quindi, non è vero che le imprese radiofoniche abbiano trovato sulla loro strada un ostacolo insormontabile; il vero macigno che incombe da 25 anni a questa parte sul loro cammino è quello rappresentato da loro stesse, dal loro opportunismo e dal loro disfattismo che per fortuna non tocca tutti: il fatto stesso che il Conna, nonostante la chiusura di un numero di imprese radiofoniche e televisive enorme abbia ancora un folto gruppo di associati, dice che la battaglia non è affatto persa. 
Non abbiamo che da lavorare per unire le emittenti e cercare solidarietà più che nel mondo politico in quello della cultura e dello spettacolo, i quali hanno tutto da perdere dalla possibile scomparsa definitiva delle "locali".
Da non dimenticare infine, di isolare quegli elementi che sentendosi privilegiati e "migliori" di altri, con il loro egoismo unito a quello delle loro associazioni, seminano dall'interno discordia e sfiducia.

24 marzo 2001
LA CAMPAGNA ELETTORALE
Siamo in attesa che l'Autorità di Napoli ci comunichi il testo definitivo del Regolamento relativo alla campagna per le elezioni della Camera di deputati e del Senato della Repubblica fissate per il giorno 13 maggio 2001.
Il Regolamento definitivo non dovrebbe differire di molto da quello che l'Autorità ci ha consegnato in bozza sotto embargo, cioè da non pubblicare.
L'impegnativa - come ci è stato detto - potrà essere eventualmente revocata dall'emittente, ma non potrà verificarsi il caso contrario, ovvero la partecipazione dell'emittente alla campagna elettorale senza che la scheda sia stata preventivamente sottoscritta.
Come abbiamo già avuto modo di spiegare su Nuove Antenne, è bene che le emittenti partecipino alla campagna elettorale; in primo luogo per poter dimostrare al momento che si rendesse necessario di aver svolto un servizio ufficiale di pubblica utilità; in seconda analisi, i rimborsi elettorali potranno risultare sul piano economico affatto trascurabili, percepibili - se la pratica corrisponderà a quanto ci è stato anticipato - mediante una semplificazione delle regole fra emittenti e Corerat/Corecom.

23 marzo 2001
FIRMATA LA LEGGE 
Ieri, il Capo dello Stato ha firmato la legge che impone due dipendenti alle radio locali. 
Carlo Azeglio Ciampi, di ritorno da un lungo viaggio si è trovato di fronte ad una montagna di provvedimenti da firmare e giunto a quello di nostro interesse - informato opportunamente dall'Ufficio affari giuridici cui ci eravamo rivolti trasmettendo una opportuna documentazione - qualche perplessità pare l'abbia avuta, tuttavia, ingannato dal titolo della legge presentata come "urgente", quando noi sappiamo che urgenze non ce n'erano se non l'ennesimo tentativo di distruggere le locali, avrebbe suggerito un eventuale ricorso alla Consulta se non altro per far dichiarare la norma una seconda volta, e definitivamente, incostituzionale.
Nel frattempo il quadro dello schieramento delle imprese radiofoniche si va delineando sempre più netto. 
C'è chi spera nella buona sorte, altri pensano di unire l'attività radiofonica ad altre collaterali (un bar una discoteca o altro) chi, spaventato, è orientato a vendere l'emittente, altri ancora che sperano di cavarsela mediante finte assunzioni o "part time".
Tutte soluzioni perdenti, lontane da quelle della quasi totalità dei nostri iscritti che a testa alta si oppongono alla violenza e che credono ancora che certe infamie nel nostro paese, sia pure mal ridotto, non debbano passare.
Uno di questi amici, per meglio evidenziare l'enormità dell'imposizione da far rimangiare agli autori, ieri portava ad esempio il meccanico dell'officina che ha sotto la sede della radio e ci chiedeva come reagirebbe la sua categoria se gli venisse imposta l'assunzione di un numero minimo di dipendenti.
La risposta è scontata e vale per tutte le altre attività commerciali e artigianali a gestione individuale: sarebbe la rivoluzione. 
Intendiamoci, come è avvenuto nello sviluppatissimo nord-est italiano per le grandi ditte che contano, quasi tutte create inizialmente da una gestione familiare che puntava tutto sull'iniziale "fabbrichino", non conosciamo titolare di emittente che qualora il mercato si aprisse e le leggi non fossero più vessatorie non ambirebbe assumere personale, migliorare la programmazione e ingrandirsi.
La nostra azione pertanto, pur apprezzando coloro che gridano allo scandalo (quale esso è) senza però proporre sul piano concreto nulla, ha puntato immediatamente sulla giusta via giudiziaria da percorrere, alla quale oggi ne aggiungiamo un'altra di riserva qualora i tempi della giustizia si dilatassero.
Le domande di concessione/autorizzazione, da presentare salvo imprevisti entro settembre, secondo quanto esigerà il "disciplinare" per le radio che immaginiamo sia non molto dissimile da quello per le televisioni, dovranno essere corredate puntualmente dall'apposita documentazione presentata nei termini prescritti; giunti alla voce dipendenti invece, si allegherà copia del bilancio presentato annualmente all'Autorità con la dicitura: "stante l'esiguità dei ricavi della nostra impresa, ci è impossibile assumere dipendenti". Questo per la tipologia delle emittenti che ci interessa difendere che raramente superano (in media) i 100 milioni annuali.
A questo punto si comprende facilmente che il fatto puramente amministrativo di rilasciare o meno le concessioni/autorizzazioni si trasformerebbe in una questione politica: quale forza di governo sarebbe disposta a far chiudere di colpo alcune centinaia di emittenti incolpevoli?
Linee vincenti quelle che propone il Conna, le chiacchiere e le prese in giro a scopo sfruttamento economico le abbiamo sempre lasciate agli altri.
 

 

23 marzo 2001
DEDICATO ALLE TELEVISIONI
Ci aspettavamo un primo segno di protesta da parte delle televisioni che seguisse le tante perplessità suscitate da "concessioni" e "autorizzazioni" che definirle scritte sull'acqua o irritanti burle sarebbe ancora ben poca cosa.
Oggi, dopo una riflessione durata qualche giorno, tre emittenti televisive, risultate "autorizzate", e quindi ad un passo dalla eliminazione, colpite nella loro immagine di "non concessionari", hanno mostrato di non stare al gioco pesante e ci hanno proposto di effettuare una sorta di autorganizzazione simile a quella delle radio.
Che dire, il Conna è già impegnato sul fronte radiofonico e ci pare già una grossa impresa che da sola assorbe tutto il nostro impegno, tuttavia, dipenderà dalle televisioni stesse, dal loro grado di interesse a difendersi sul piano legale. Al massimo noi, come al solito, potremo guidare tecnicamente e politicamente (in senso lato, ovviamente non partitico) il movimento. Non ci si chieda però di trasformarci in centro di raccolta di adesioni perché più di rispondere ad una media di 80 telefonate al giorno arrivate questa settimana non possiamo fare; tale compito è bene se lo assumano (come già è avvenuto per le radio) alcune emittenti ben motivate.
Come abbiamo già avuto modo di dire, abbiamo sempre nutrito una certa diffidenza per la magistratura civile (abbiamo il coraggio di affermarlo pubblicamente) a causa di certi giudici disattenti o incompetenti che spesso hanno "sparato" sentenze senza rendersi ben conto della speciale materia rapportata alla legge che stavano interpretando.
Per fortuna i Tribunali amministrativi regionali, hanno mostrato spesso una ricettività encomiabile: tipico esempio ci viene dalla 2a sezione del Tar del Lazio, particolarmente attenta e liberale che ha tenuto in sospensiva un gran numero di emittenti escluse ingiustamente dalle concessioni (fasulle) rilasciate nel 1994.
La semplice domanda che si porrà al Tar, chiedendo di invalidare le classifiche arbitrarie basate sulla "potenzialità economica", sarà principalmente una sola, cioè se si ritiene abbiano valore concessioni in cui mancano gli oggetti principali, nel caso specifico i canali di trasmissione.
Una volta tanto il Ministero comunicazioni non ha grandi responsabilità perché si è limitato ad eseguire ordini imposti dai politici (imbeccati dalle note associazioni, nemiche della piccola impresa) che non hanno saputo prendere decisamente le distanze dall'impostazione di legge data da un soggetto (Giacalone) finito in carcere.
Se i tribunali italiani riconosceranno le buone ragioni per invalidare una siffatta legge che calpesta l'articolo 21 della Costituzione che ha "ispirato" le altre che sono seguite daranno ragione alle emittenti, altrimenti, non dobbiamo essere così pessimisti di pensare che la Corte di giustizia europea non abbia nulla da dire.
 

 

22 marzo 2001
Le radio, forse per la prima volta, si sentono candidate all'estinzione e non ricorrono a giri di parole per darlo da intendere. 
"Veniamo a Roma a manifestare", "Il Conna deve guidare una protesta nazionale sotto le finestre del ministro e del sottosegretario" e via via combattendo. 
Cari amici, come volete che possiamo guidare una manifestazione che si ridurrebbe al massimo alla presenza di 200/300 persone (gli ascoltatori certo non parteciperebbero) che lascerebbe Roma completamente indifferente, abituata a periodiche "invasioni" di 100.000 manifestanti come oggi è avvenuto con gli agricoltori?
Noi non ci sentiamo di scomodare dalla loro città, dal loro paese tante persone gravate già da tanti impegni, assecondando solo il desiderio di sfogarsi di qualcuno di loro, senza essere certi in prospettiva di ottenere un risultato che non sia quello di perdere tempo. 
Negli Anni Ottanta era ancora possibile dar luogo a grosse manifestazioni come quella che organizzammo a Roma a piazza S.S. Apostoli, presenti migliaia di persone, o come quell'altra in viale America all'Eur dove i Pullman arrivati da tutta Italia neppure sapevano dove parcheggiare tanti erano.
Oggi, lontani i tempi di "Radio Tenda" ai Fori imperiali o a piazza San Giovanni, siamo purtroppo di fronte ad una emittenza locale radiofonica e televisiva fortemente ridotta, decimata, sfiduciata, e l'entusiasmo di pochi non è certamente sufficiente per imporsi.
Le cause? Principalmente la mancanza di spirito collaborativo di categoria e l'aver confuso una associazione "non profit" come la nostra con altre organizzazioni a carattere speculativo. 
La falsa "sicurezza" che queste associazioni davano era certamente maggiore della nostra: assistenza legale (sia pure pagata a parte), fax informativi continui in numero addirittura eccessivo, avvertimenti in merito a questa o quella scadenza: il titolare di una impresa radio tv era convinto di aver operato la giusta scelta, si sentiva "protetto", e le somme salate pagate per appartenere a questi "sindacati gialli" non lo preoccupavano.
Il confronto con le quote risibili pagate al Conna e i nostri lunghi silenzi gli fornivano "la prova del nove" che la nostra associazione valeva meno di altre.
Non era così; ed il brusco risveglio si è verificato nei giorni scorsi quando i "protetti" di media e piccola taglia hanno potuto constatare di persona il tradimento dei loro "protettori" che per per soddisfare gli interessi di poche e grosse imprese radiofoniche sue clienti (ma in passato era avvenuto anche per le televisioni) sono riusciti, muovendo politici e soggetti vari, ad imporre tante altre sopraffazioni, principalmente l'assunzione obbligatoria di due dipendenti anche alle emittenti dei piccoli e piccolissimi centri.
Contemporaneamente, in campo televisivo, sono state rilasciate le solite "concessioni" e autorizzazioni fasulle con una operazione analoga a quella del 1993/94. Ebbene, tra la soddisfazione di tutte - dicasi tutte - le altre associazioni presenti alla riunione convocata d'urgenza dal ministro Cardinale durante la quale ci sono state consegnate le raccolte rilegate dei dati approntati dalla Commissione, gli unici a parlare con tutta decisione di diritti, di Costituzione e dell'articolo 21, sono stati segretario e presidente del Conna, e se molte delle istruttorie verranno riesaminate, ciò sarà dovuto esclusivamente all'azione del Conna.
Questi sono i compiti di una associazione di categoria, non quelli di subissare di fax o assicurare una "difesa" legale che può (con enormi vantaggi) essere affidata ad un avvocato locale ben introdotto in materia!
E' per questo motivo, se ancora qualcuno non lo avesse capito, che abbiamo evitato i lamenti e abbiamo deciso di passare all'azione legale in Italia e se sarà necessario a Bruxelles.
Non abbiamo neppure pubblicato le numerose lettere che ci sono arrivate perché letta una, tutte le altre più o meno sembravano scritte dalla stessa mano con inutili insulti al ministro, strilli per l'incostituzionalità dei provvedimenti (bella scoperta!), velleitarismi e tanti altri "mugugni" che tuttavia non contano sul piano pratico.  
Restiamo quindi ai fatti:  
1) intanto gli operatori radio e tv estromettano (possibilmente in malo modo) gli sciacalli che si presentano dicendo "..vendete, perché intanto, presto o tardi dovrete chiudere";  
2) ci si convinca che è nostro buon diritto difendere con le unghie e con i denti ciò che è stato costruito in 25 anni, ossia l'unico tipo di emittenza di pubblica utilità che ha aperto la strada alla "libera antenna";  
3) ognuno non pensi a "cavarsela da solo" all'italiana. Oggi, il titolare di una delle tante emittenti che ci hanno chiamato, sosteneva che non essendoci controlli sistematici nella sua regione, potranno essere praticate assunzioni fittizie. Non è così che si risolvono i problemi, metodi di questo tipo di carattere individualista, sulla distanza, a parte che sono poco dignitosi, sono perdenti;  
4) si continui l'opera di autorganizzazione. Quanti vorranno mettere a disposizione una parte del loro tempo per contribuire a raccogliere adesioni ci comunichino la loro E-mail, la pubblicheremo insieme a quella di Radio Arcobaleno della Sardegna, di Radio Nuova Musica del Friuli, di Radio Onyx Star della Lombardia, di Radio Stereo DJ della Sicilia.  
5) convincersi nel proprio intimo che l'emittenza locale, proprio per l'azione insostituibile che svolge sul territorio, è indistruttibile.
   

20 Marzo 2001
La Commissione che ha assegnato i punteggi alle televisioni è riunita per decidere di riparare in qualche modo alle grossolane ingiustizie create da un "disciplinare" pieno di trabocchetti e che ha privilegiato solo coloro che erano ben coperti finanziariamente.
A questo proposito, la Frt, dopo aver invocato per anni un disciplinare che andasse incontro alla tipologia delle emittenti da loro rappresentate, si trova con qualcosa di più di una "maretta" in casa, un probabile fortunale che potrebbe scoppiare durante la riunione che hanno convocato prossimamente a Roma.
In effetti è accaduto che innescato il meccanismo di rozza selezione basato su valutazioni principalmente finanziarie, le prime vittime sono risultate proprio quelle aziende di medie dimensioni che nonostante il "traino" pubblicitario e una certa sicurezza economica si sono trovate quasi sempre penalizzate nell'area di ascolto e scavalcate da altre più potenti o di nuova costituzione.
Lo stesso Filippo Rebecchini, titolare di Super 3, dopo aver tanto tuonato contro le emittenti che non avevano "dignità di impresa", è risultato al quarto posto nella classifica dei concessionari regionali, dopo T9 di Caltagirone, e addirittura preceduto da Telelazio e Rete Oro! 
Ritenendo ingiusto il trattamento che ha subito il presidente della Frt dopo decenni di ottima conduzione professionalizzata della sua emittente, il Conna ardisce offrire comprensione ... ed eventuale aiuto. 
A parte il velo di ironia che Rebecchini certamente ci perdonerà, capiamo i motivi per cui la Frt chiede ora affannosamente di visionare le istruttorie nel tentativo di recuperare ciò che hanno perso per una serie di vedute sbagliate.
E' avvenuto in sostanza ciò che in altro campo si è verificato recentemente: l'uranio impoverito ha certamente colpito le popolazioni su cui è stato sparato, ma anche gli sparatori hanno avuto la loro parte di contaminazione.
Ora è il turno delle radio che se non sapranno agire per tempo subiranno trattamento identico se non peggiore, perché a differenza delle televisioni che in genere hanno maggiori disponibilità, l'assunzione di due dipendenti e l'imposizione di tutta una serie di può causare la loro chiusura definitiva. 

 

16 Marzo 2001
Ieri sera, alle ore 19, i rappresentanti del Conna, insieme a quelli di Frt, e della Triplice Alleanza di Ancona (leggasi AER-ANTI-Corallo), sono stati convocati presso la sede aggiunta del Ministero delle Comunicazioni a Roma al largo Pietro Brazzà, dove sono stati presentati i risultati di quella pazzesca operazione "rilascio delle concessioni" dove le cose principali che mancavano erano, appunto, gli oggetti delle concessioni, ovvero i canali di trasmissione.
Chi era convinto che la storia non si ripete mai in modo uguale ha di che ricredersi perché sembra di essere ritornati al 1993/94 quando, con una presa in giro che non ha uguali in nessun altro paese del mondo, vennero rilasciate "concessioni" inesistenti: sarebbe come se all'imprenditore di uno stabilimento balneare gli venisse negato il tratto di spiaggia che deve gestire o lo si desse contemporaneamente ad altri. 
Una operazione quella attuale che poteva essere evitata, mandando al macero un obbrobrioso disciplinare che tanto ha chiesto senza nulla dare.
Era presente alla riunione l'on. Salvatore Cardinale oltre al sottosegretario che ben tutti conosciamo, il quale ministro è apparso come sorpreso nel momento in cui uno dei due rappresentanti del Conna ha dichiarato che, oltre ai canali di trasmissione, l'altro grande assente era l'articolo 21 della Costituzione, aggiungendo che i risultati contenuti nelle raccolte rilegate dei dati che ci sono stati consegnati, erano il prodotto di una sinfonia al capitale, a quella famosa espressione "potenzialità economica" contenuta nella legge Mammì che gli attuali dirigenti del Ministero si sono ben guardati dal cambiare.
Basta pensare che accanto a emittenti "autorizzate" tenute in una situazione di precarietà - se non altro di immagine, che non è poca cosa per il reperimento della pubblicità - esistono, contenute negli elenchi, imprese che mai hanno fatto televisione, né hanno canali su cui trasmettere. Televisioni con oltre 20 anni di attività, umiliate e costrette a cedere il posto a finanziarie che in dote portavano una mazzetta di miliardi da far valere come futura garanzia della loro attività!
Per meglio far capire come sia stato concepito il "disciplinare" che potremmo definire "dei grandi affari", vale un semplice esempio: un industriale qualsiasi che abbia voluto entrare da padrone nel mondo dell'etere escludendo o ridimensionando altri, non ha avuto che da costituire una società, fornire garanzie di ampie disponibilità finanziarie, riassumere riqualificandoli un certo numero di suoi dipendenti provenienti magari da un'altra attività che svolge, e presentare domanda corredata "dell'apposita documentazione".
Non è indegna questa montagna di abusi contenuti in leggi emanate incessantemente dalla legge Mammì in poi che verrà imposta anche alle radio? Innescato, anzi potenziato il concetto che Davide Giacalone aveva dei mezzi di informazione equiparati a vetrine di botteghe per far soldi e non mezzi informativi indipendenti con una loro economia tratta dal territorio, il resto era immaginabile che dovesse accadere.
Il ministro è sembrato rendersi conto tutto ad un tratto di come l'intera questione è stata gestita e ci è sembrato migliore da come lo avevamo immaginato; forse, impegnato da altre questioni, ha finito per essere preda di quei sentito dire che insistevano sul fatto che "le emittenti sono troppe", oppure che bisogna "accorpare" perché l'Italia ha più emittenti degli Stati Uniti, bla, bla, bla, ingannato da questi propalatori di falsità che stavano bene attenti di dire che una microstazione a conduzione familiare del nostro paese non può certo essere equiparata ad una megastazione che serve un intero stato americano.
Comunque, ormai, la frittata è fatta e rimane solo la via giudiziaria per cambiare le cose. Il Conna, oltre agli avvocati di cui abbiamo parlato nel numero di Nuove Antenne di dicembre che tutt'ora attendono una decisione dal Tar del Lazio, dispone di altri consulenti esperti cui ogni emittente potrà far capo se riterrà di essere stata lesa nei propri interessi.
Al fondo degli orientamenti della nostra associazione, rimane la volontà di far saltare il meccanismo della legge 422 che ha immobilizzato il settore, ponendo le premesse per una colossale richiesta di indennizzi allo Stato con restituzione delle ingenti somme versate senza che a queste corrispondesse un autentico corrispettivo concessorio. 

La segreteria del Coordinamento nazionale Nuove Antenne  

 

14 Marzo 2001
Il Conna ha diffuso un comunicato stampa, rilanciato dall'Agenzia Ansa, riguardo alla vicenda che vede la Radio Vaticana e gli abitanti di alcuni centri nei pressi di Roma contrapposti a causa del superamento, ben oltre i limiti imposti per legge, delle emissioni elettromagnetiche dell'emittente della Santa Sede.

 

13 Marzo 2001
Il Conna è stato convocato alle ore 19e30 del giorno 14 Marzo 2001 presso la sala ovale della sede distaccata del Ministero delle Comunicazioni in Largo di Brazza' al numero 86. 
Scopo della convocazione è l' illustrazione del procedimento di valutazione e comparazione delle domande di concessione delle televisioni in ambito locale e del rilascio delle relative concessioni e autorizzazioni. 
Come si nota il Ministero continua a parlare di "concessioni "quando ormai è ampiamente provato che la definizione è abusiva.
Riferiremo tempestivamente su questo sito dell'esito dell'incontro.
La segreteria

 

12 Marzo 2001
Oggi, 12 marzo, presidente e segretario del Conna si sono incontrati con il commissario dell'Autorità professor Sangiorgi ed il suo collaboratore dottor Viggiani a proposito di "Par condicio" in vista della consultazione elettorale.

Dalla bozza di Regolamento che ci è stata presentata, che passa ora al vaglio della apposita Commissione, alcune significative novità come lo snellimento dei rapporti con i Corerat o (Corecom) ed una modulistica semplice che dovrebbe risolvere buona parte dei problemi che avevano assillato le piccole imprese durante l'ultima consultazione elettorale.
Non appena le decisioni della Commissioni ci saranno fatte conoscere, daremo indicazioni precise a mezzo E-mail. comprendenti anche la modulistica da utilizzare.
La segreteria

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