6 febbraio 2007
MAXIRIUNIONE
Una riunione convocata da un giorno all'altro voluta dai ministri
Gentiloni e Melandri organizzata dall'ex commissario dell'Autorità
Sangiorgi per esaminare le responsabilità di radio e televisioni locali
in rapporto alla situazione che si è creata dopo i fatti di Catania.
Nella sede del Ministero di largo Brazzà erano rappresentate tutte le
parti, dalle associazioni del settore radiotelevisivo, all'Ordine dei
giornalisti, alla Fnsi nonché vari elementi istituzionali.
Nei loro interventi di apertura il ministro delle comunicazioni Paolo
Gentiloni ed il ministro per le politiche giovanili e attività sportive
Giovanna Melandri hanno tentato di prendere iniziative volte ad arginare
il fenomeno della furia giovanile negli stadi.
Aria fritta, perché come hanno detto modestamente i rappresentanti del
Conna la violenza viene da assai lontano.
In un passato ormai remoto, le guerre provvedevano ogni 15/20 anni a
scaricare le tensioni di carattere diverso che si erano accumulate;
purtroppo le generazioni protagoniste degli scontri desiderose di pace,
a fine conflitto non facevano nulla per soffocare il virus della
guerra, anzi, inspiegabilmente lo alimentavano nei loro figli
assecondando le innate tendenze giovanili verso una sorta di moto
perpetuo bellico.
Negli ultimi sessant'anni l'Europa non ha conosciuto guerre, tuttavia
fin dalla più tenera età i giovani sono stati allevati da tutta una
subdola pubblicistica al culto dell'azione e della prepotenza
militarista che cominciava dall'arma giocattolo per finire
inevitabilmente davanti allo schermo televisivo: una miscela che nei
soggetti più deboli ha rafforzato la carica di risentimento alimentata
anche da altre cause non ultime quelle derivate da scompensi sociali.
Negli ultimi venti anni poi le televisioni nazionali hanno colmato la
misura riversando quotidianamente un torrente di filmati diseducativi, alla ricerca
del massimo ascolto ottenuto inseguendo e assecondando le tendenze più
deleterie presenti negli esseri umani.
Perché quindi stupirsi più di tanto? La frase inaccettabile di
Matarrese ha un fondo di verità anche se tutti hanno finto indignazione:
quando la violenza non si manifesta allo stadio, semplicemente
informandoci, la possiamo incontrare nelle famiglie, durante un
parcheggio, una lite fra vicini di casa o in uno sfogo omicida da parte
di una madre nei confronti di un neonato piangente.
Volendo comunque renderci utili durante la maxiriunione sul fatto
specifico abbiamo citato il caso di una televisione nostra iscritta che
avendo ricevuto minacce per un clima sportivo troppo surriscaldato ha
cessato di colpo le trasmissioni riprendendole dopo qualche tempo su
base moderatamente conflittuale: un modo semplice per raffreddare i
bollori calcistici.
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