11 novembre 2013
SORPRESE CINESI
Mentre nel nostro paese tutto ristagna e tende a restringersi,
ovunque viene tentato il rilancio di un mondo a economia di mercato
nonostante abbia fatto il suo tempo e sia meritevole di far la fine del
regime feudale sbaragliato dalla Rivoluzione francese.
Prendiamo comunque atto delle grandi novità produttive che riguardano il
campo di cui ci interessiamo in questo caso dei ricevitori televisivi,
il cui dominio, in particolare della Samsung, è da considerare
temporaneo perché stanno apparendo all’orizzonte grandi colossi come la
Cina che ha stupito tutti al CES di Las Vegas presentando grandi
televisori a prezzi bassissimi che hanno impaurito i costruttori di
tutto il mondo occidentale.
La Cina avrebbe avuto senz’altro un altro sviluppo, più lento e
pianificato, differente da quello scatenato dal mondo capitalista,
affatto previsto durante la “Lunga marcia” dal suo carismatico leader
Mao Tse Tung, ma costretta a competere, ha dimostrato di saperlo fare
meglio di tutti.
Anche ragionando in tema di joint venture, i managers cinesi si
sono mostrati molto aperti, lo dimostra l’accordo fatto con la Philips,
la grande casa olandese di Eindhoven la quale accettò che la sua
divisione TV venisse posseduta per il 70 percento delle azioni dalla
società TPV Tecnology cinese con la facoltà di usare liberamente il
marchio Philips e di prendere altrettanto liberamente ogni decisione.
Anche se molti lamentano che un'altra grande industria manifatturiera
europea accetti la sudditanza delle nuove realtà produttive asiatiche, a
differenza delle vendite o privatizzazioni selvagge italiane le cui
proprietà non hanno avuto ritegno di cedere tutto, proprio tutto, magari
scappando con la cassa, Philips intanto conserverà il 30 per cento delle
azioni, poi ha investito 185 milioni di euro per promuovere il suo nome
ricevendo il 2,2 per cento del valore di ogni televisore venduto,
conservando nel contempo i propri laboratori di ricerca in piena
attività anzi, migliorandoli mediante opportuni investimenti.
Nei piani dell'industria Philips cinese c'è l'attacco al vasto mercato
statunitense proponendo prodotti di qualità a low cost le
cui vendite dovrebbero in breve tempo raggiungere il 6 per cento
nonostante la crisi, da poco più del 4 per cento in cui sono ristagnate
negli ultimi anni.
Si racconta che a Las Vegas i televisori cinesi hanno polarizzato
totalmente l'attenzione dei visitatori oscurando marche famose con
l'esibizione di luci, colori, maxi schermi, il tutto presentato da
quelle meravigliose ragazze del tipo ammirato durante le fantasmagoriche
Olimpiadi di Pechino.
Il nostro Paese, tanto per non smentirsi, si è giocato l'unica sua
industria modello produttrice di ricevitori tv, la Mivar, abbandonandola
al suo destino, emarginata da una politica industriale inefficace che
non si è mai voluta impostare seriamente, lasciando campo libero agli
speculatori e a quanti hanno sostituito la produzione industriale con
complicati giochi di borsa, se non con il gioco d'azzardo, che in fin
dei conti sono la medesima cosa.
(M.A.)
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