I MOSTRI Ieri al Ministero delle comunicazioni in viale America 201, firma e presentazione alla stampa del "Codice di autoregolamentazione sulla tutela dei minori in tv" cui il Conna ha collaborato attivamente all'interno della apposita Commissione. E' certamente meglio di nulla disporre di una serie di norme che diano un minimo di garanzie rispetto alla valanga diseducativa che piove ogni giorno su tante giovani persone in corso formazione psicologica e culturale, ma dobbiamo renderci conto che siamo a livello della classica goccia nel mare. In quella sorta di sala cinematografica che è l'aula magna del Ministero delle comunicazioni c'era una persona che avrebbe potuto raccontarci tante cose, invece ne ha detto altre che non sappiamo quanto abbiano potuto interessare. Questo signore era Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset; bastava ci dicesse chi cominciò per primo a inondare i teleschermi dei tremendi cartoni animati giapponesi, di violenza unica; il motivo per cui vennero compiute certe scelte da Finivest, opposte a quelle della Rai del tempo che poneva grande attenzione nel comporre la programmazione della "Tv dei ragazzi". Le televisioni locali, mai avrebbero potuto invertire una tendenza di grande riguardo nei confronti della gioventù; ogni responsabilità la si deve quindi ascrivere alla grande organizzazione privata - di cui Confalonieri era uno dei massimi responsabili - con un magazzino sterminato e capitali infiniti alle spalle che pur di vendere le merci che propagandava non esitava ad assecondare i gusti più deleteri del pubblico giovane e adulto. Meglio poco che nulla dicevamo, tuttavia anche se il Comitato di controllo svolgerà puntualmente il suo compito, con la violenza che è stata seminata a piene mani in alcuni decenni, dovremo purtroppo sempre più abituarci a titoli di giornale del tipo "I mostri": "Uccide il padre dopo averlo derubato". 29 novembre 2002 COLLEGATI All'articolo "Mignatte" hanno risposto il direttore di Millecanali Mauro Roffi e Alessandro Zaccone cui scriveremo separatamente non appena ci sarà possibile. Da Zaccone abbiamo appreso che i nomi riportati nell'articolo di fondo di Roffi, Zaccone Teodosi e Medolago Albani non sono tre o quattro persone come pensavamo, ma appena due: il primo si chiama Angelo e la seconda Francesca. Ci scusiamo per il malinteso in parte temperato dal vorticare dei cognomi. Beato il deputato leghista Sandro Cè (meglio ancora se si fosse chiamato "Ugo") che mai darà luogo ad equivoci. Non scriviamo però per questo ma per rispondere alla curiosità di un nostro amico che ci domanda che significa essere "collegati" alle associazioni di consumatori citate nell'articolo "MIgnatte" del 23 novembre. E' presto detto, come è noto, la Corte costituzionale si è pronunciata per l'abolizione del comma 7 dell'articolo 3 della legge 249 del 1997: di fatto l'Autorità napoletana di Enzo Cheli non potrà più procrastinare il trasferimento su satellite di Rete 4 come ha fatto fino ad oggi. Il rinvio alla Consulta, è stato determinato da un ricorso al Tar del Lazio promosso dall'Adusbef, l'associazione benemerita che solitamente si occupa di assicurazioni, questioni bancarie e di borsa. Ebbene segretario generale dell'Adusbef è Bruno De Vita che contemporaneamente è anche segretario del Conna. Recentemente, con le altre associazioni citate nell'articolo in questione è stata portata a buon fine una "Intesa", e il Conna, non può che guardare con grande interesse il movimento delle associazioni di consumatori che di fatto tenta di colmare l'enorme vuoto di rappresentanza popolare lasciato dai partiti tradizionali. 26 novembre 2002 IL BENEMERITO Per la serie "captazioni di benevolenza" (elettoralistica) del ministro Gasparri, l'agenzia Ansa, che abitualmente è subissata dei suoi comunicati che in buona parte neppure trasmette, ha riportato un intervento dove egli sostiene che nessun ministro o sottosegretario ha mai fatto tanto per le emittenti locali. Il Conna ha ritenuto di rispondere al ministro con il comunicato che segue, la cui necessità evidentemente era sentita perché è stato immediatamente rilanciato dalle agenzie giornalistiche nazionali. Continua
la campagna autopubblicitaria del ministro Maurizio Gasparri che ora vanta
attraverso comunicati di agenzia di aver fatto più lui per le emittenti
locali di qualsiasi altro, ben sapendo che della somma stanziata nella
Finanziaria dello scorso anno a beneficio delle emittenti, alle vere radio
che operano sul territorio andranno solo pochi spiccioli. Il direttivo del Conna 26.11.2002
23 novembre 2002 Sul numero di dicembre
di Nuove Antenne (quello di novembre è in tipografia), porteremo a
conoscenza del mondo politico e culturale un episodio il cui svolgersi
abbiamo documentato nel mese di dicembre del 1989. Lo anticipiamo per
comodità di lettura. AUDIRADIO (Dati
finti nell'armadio) Il
nostro iscritto di Mep Radio di Rieti Massimo Spadoni, corrispondente di
Nuove Antenne, ci ha inviato una intervista registrata dal titolare della
concittadina Radio Mondo, Pietro Aguzzi, che si aggiunge alle tante
comunicazioni telefoniche di protesta che abbiamo ricevuto da tutta Italia
a proposito della recente indagine Audiradio. Pietro Aguzzi racconta che
pur facendo parte del circuito Sper, figurava nella "indagine di
mercato" del 1985 al terzo posto, mentre al secondo appariva una
stazione gestita dalla stessa Radio Mondo, ma che da circa due anni aveva
interrotto le trasmissioni. Nel
1988, quando i rapporti con la Sper già si stavano guastando, il signor
Aguzzi versava dietro richiesta della stessa Sper 1.500.000 lire più Iva
per partecipare ad una nuova "ricerca" che lo vedeva questa
volta appena al sesto posto, preceduta da una radio praticamente
inesistente - Radio Montecarlo - che si valeva di un piccolo impianto
sperimentale rimasto acceso per circa due mesi. Arriviamo
così "all'indagine 1989, che la Sper ha cercato di rendere
maggiormente credibile trascinando nell'avventura alcuni dirigenti Rai tra
cui il compianto ing. Riccio, dalla quale Radio Mondo, rifiutandosi di
partecipare ad ulteriori inchieste-burletta sparisce letteralmente,
risultando la classifica occupata da stazioni "casualmente"
funzionali alla Sper. Alla
richiesta di entrare in possesso di una documentazione anche minimale che
provasse lo svolgersi delle indagini (registrazioni, indirizzi degli
intervistati ecc...) l'organizzazione Audiradio ha risposto con il
silenzio. Che
dire di questa esemplare narrativa? Poche
cose perché le altre dovranno dirle gli avvocati di coloro che
ritenendosi danneggiati si rivolgeranno alla magistratura. Gli
argomenti non mancano, intanto indagini di questo genere non sono
paragonabili ad altre di carattere leggero, perché possono apportare
danni e diffamazioni irreparabili al punto da determinare la scomparsa di
una impresa. Indagini
statistiche e di mercato - buon senso comune intende - devono essere
condotte da organismi al di sopra di ogni sospetto con il supporto di
documentazioni inoppugnabili, affinché eventuali perizie possano
dimostrare mediante campionatura, senza ombra di dubbio - la veridicità
dell'inchiesta. La
somma di iscrizione poi, squalifica alla radice l'intero impianto di
comodo. Siamo
a conoscenza della riluttanza con cui i cittadini si rivolgono
all'apparato giudiziario, ma eccessive diffidenze sono senz'altro
controproducenti. Sia chiaro che ogni interessato - quantificata l'entità
dei danni economici e di prestigio che ha subito - potrà chiederne
ragione senza tanti problemi mediante un avvocato che agirà presso la
locale pretura. Ai
nostri iscritti forniremo ulteriori informazioni. 18
novembre 2002 MEMORIAIl
provvedimento impugnato è illegittimo,(la richiesta di
canoni arretrati da parte del Ministero ndr) perché basato sull’errato
presupposto dell’esistenza di una regolare ed effettiva concessione per
la radiodiffusione e, comunque, su una falsa applicazione delle norme
regolanti la materia. Il
Ministero delle comunicazioni, in sostanza chiede alle emittenti locali il
pagamento di canoni per il periodo dal 1994 al 1999, cioè per un periodo
di cui alle emittenti, pur autorizzate transitoriamente all’esercizio
delle radiodiffusioni locali, non era stata rilasciata una concessione che
le abilitasse a trasmettere su determinate e precise frequenze. Il
diritto del Ministero a percepire il canone si concretizza soltanto nel
momento in cui il Ministero stesso avrà adempiuto all’obbligazione di
assegnare a ciascuna emittente una ben determinata frequenza che permetta
agli ascoltatori una ricezione senza disturbi, così come previsto
dall’articolo 3, comma 7, della legge n. 223/90. Ciò
discende da una corretta interpretazione dell’articolo 34 della legge
223/90, il quale, al comma quinto, prevede esplicitamente che “le
concessioni previste nella presente legge possono essere rilasciate solo
dopo l’approvazione del piano di assegnazione” delle
frequenze. L’approvazione
di detto piano, come è ben noto, non è ancora avvenuta, per cui, allo
stato, vige il regime transistorio di cui all’articolo 1 della legge
n.422/93, che prevede una “concessione” della durata di tre
anni; è evidente che non si tratta, nonostante il termine usato, di una
vera concessione, bensì soltanto di una autorizzazione a trasmettere
che riconosce uno status precario e provvisorio che non
fornisce alcuna garanzia né sulla qualità della ricezione (disturbata da
altre emittenti, anche sulla stessa frequenza), né sull’esercizio
effettivo dei diritti spettanti ad un concessionario, e che non permette
di essere certi che, dopo l’approvazione del piano di assegnazione,
otterrà, in futuro, una vera concessione e per quale frequenza (questa
potrebbe essere diversa da quella attuale). Questo
status precario, che non può, di certo, essere considerato una
“concessione” ha come conseguenza che l’impresa radiofonica non ha
la possibilità di sviluppare un programma economico, il quale presuppone
le certezze che solo un provvedimento amministrativo può dare. Ciò rende
le piccole emittenti locali, con modesti mezzi e capacità economiche,
molto vulnerabili e le pone costantemente sotto la minaccia della
cessazione dell’attività. In
realtà, è avvenuto che molte emittenti non sono sopravvissute in questo
stato di precarietà congenita e sono rimaste attive soltanto quelle che,
sorrette dall’entusiasmo di elementi locali e aiutate da soggetti,
pubblici o privati, interessati al mantenimento di un centro di diffusione
di notizie e di scambio di opinioni nell’ottica locale, hanno mostrato
una vitalità superiore ad ogni aspettativa. Pertanto,
l’assenza di una effettiva concessione comporta la non sussistenza di
tutti i diritti della Pubblica Amministrazione e, in primo luogo,
l’inesistenza del diritto a percepire un canone. La
pretesa del Ministero di conseguire il pagamento di un canone pieno è
illegittima; da un lato, infatti, vi è una autorizzazione che, in
qualunque momento, con l’approvazione del piano di assegnazione delle
frequenze, può venir meno, dall’altro vi è il soggetto autorizzato che
non ha la possibilità di conoscere se e quando otterrà una vera
concessione. L’ammontare
del canone è fissato dalla legge soltanto a carico del concessionario,
cioè del titolare di una concessione ben definita nell’oggetto e ben
delimitata nel tempo (cinque anni, dieci anni, etc.) e non può essere
applicato, sulla base di una inammissibile interpretazione analogica,
anche alle situazioni precarie oggi esistenti di fatto. Allo
stato, l’Amministrazione ha, oltre i diritti del concessionario, anche
quello di far cessare ad nutum il rapporto, mentre l’esercente
della emittente radiofonica ha solo il diritto di vivacchiare, senza
possibilità di espandersi e nemmeno di consolidarsi economicamente, con
la totale mancanza di prospettive sulla durata del precario rapporto. In
queste condizioni, la pretesa dell’Amministrazione appare evidentemente
iniqua, oltre che illegittima da un punto di vista giuridico. Si
confida, perciò, nell’accoglimento delle già precisate CONCLUSIONI
Piaccia
all’Ecc.mo TAR del Lazio, in accoglimento del ricorso proposto dalle
imprese radiofoniche in epigrafe, annullare e dichiarare privo di
giuridici effetti il provvedimento del Ministero delle Comunicazioni in
ordine alle spese, competenze ed onorari del giudizio. Con
salvezza di ogni altro diritto, azione e ragione. (Avv. Carlo Lombardi)
17
novembre 2002 Fra le telefonate di oggi una interessante a seguito dell'articolo di ieri. Ci è stato chiesto: "Perché di certe persone citate nome e cognome mentre nei confronti di altri fate capire di chi parlate senza nominarli? Non è un tantino "democristiano" questo atteggiamento?". Può anche darsi che quasi mezzo secolo di democristianità abbia finito per influenzare un po' tutti, ma la ragione non è questa altrimenti saremmo già finiti nelle "convergenze parallele" e non faremmo il nome di nessuno. La ragione volendo la si intuisce: è una questione di livello. Con Rebecchini e Bardelli ci troviamo sì su fronti opposti con programmi totalmente diversi, ma c'è un reciproco rispetto una polemica giustificata, a volte anche istruttiva. Ma con improvvisati "presidenti" che non hanno una storia alle loro spalle se non quella di un opportunismo in funzione delle loro personali ambizioni, con traditori e profittatori ci può essere dialogo? Parlino fra di loro, si intenderanno benissimo.
13 novembre 2002 IL SOLITO BARDELLI Bardelli, del Corallo, con il suo fisico da farfalla continua a svolazzare di crisantemo in crisantemo: si è messo con quelli di Ancona ma si esprime col linguaggio di Rebecchini della Frt. Sì
perché Roberto De Marinis lo ha sentito durante una trasmissione o una
conferenza (su questo Roberto non è stato molto preciso) affermare che: "l'emittenza locale deve essere ripulita, e poi
aiutata a crescere...", e ancora: "Le provvidenze
stanziate per le emittenti andrebbero date solo a quelle che
hanno un minimo di dignità".Ora,
bisognerebbe meglio precisare che cosa si intende per dignità. Per il contenuto delle trasmissioni non tutti hanno la fortuna di avere un programma che è bastato scriverlo una sola volta 2000 anni fa e ripeterlo all'infinito qual'è la Santa Messa; stendiamo un velo pietoso sulle attrezzature: ho visto reverendi parroci che trasmettevano dalla sacrestia muniti di un mixerino a due canali, un "piatto" giradischi a 4 velocità (compreso il 78 giri) e un microfono Geloso, il tutto collegato ad un Tx di 10 watt; quanto a capitale poi, al fido di una delle tante Casse di risparmio è stata sostituita la cassetta delle elemosine. E allora?
Bardelli zoppica anche lui da quando ha cominciato a frequentare gli
zoppi, cioè quelli che concepiscono l'emittenza locale come un affare e
basta, dove la passione per il mezzo, la volontà di esprimersi, il
bene della comunità e
tante altre qualità nobili sono considerate accessori, orpelli da
buttare. UNANIMITA' Durante l'ultima seduta della Commissione per l'assetto del sistema radiotelevisivo il rappresentante del Conna, insieme a tutte le altre associazioni presenti ha contribuito a sollecitare il Ministero delle comunicazioni ad applicare delle regole tecniche per evitare che le reti nazionali "comunitarie" possano appropriarsi di spazi di frequenza vedendoseli poi riconosciuti. Forse le numerose lettere inviate dai nostri associati agli Ispettorati territoriali dove i medesimi si rendevano responsabili di eventuali concessioni di frequenze agli ultimi arrivati hanno contribuito a individuare la portata del gravissimo abuso che si è verificato a Montecitorio, dove un deputato - il cui nome venne scoperto dopo una nostra lunga e complessa ricerca effettuata presso gli archivi delle Commissioni parlamentari - era riuscito a far "scivolare" un emendamento che avrebbe consentito al suo gruppo di crearsi una rete radiofonica nazionale eludendo qualsiasi regola. I limiti di distanza fra una emittente e l'altra, nonché tutta un'altra serie di limiti e "paletti" sono gli elementi che dovrebbero fornire un minimo di garanzie. Un raro esempio di unanime decisione da parte delle associazioni che per i restanti problemi risultano divise da fossati difficilmente colmabili.
GLI SCHIAFFETTI Fra le bufale che Audiradio è solita regalare al pubblico dei pubblicitari creduloni - la più clamorosa è quella di effettuare "indagini di mercato" a pagamento: o paghi o non figuri nell'elenco - l'ultima ci appare la più sconcertante. In questi giorni, mensili e settimanali, propagandano una operazione finanziata da Audiradio che benevolmente possiamo considerarla di stupidità inaudita, al punto che gli ideatori meriterebbero di essere presi a schiaffetti sulle guance accompagnati da sorrisi di compatimento. Forse sull'onda dell'equivoco analogico/digitale, si dice al grosso degli ascoltatori che hanno sbagliato tutto perché a tutt'oggi continuano ad ascoltare la radio in pessime condizioni con apparecchi di ricezione "torturatori" dalla voce roca, gracchiante che imbrigliano la fantasia e la leggerezza della radio. Si distingue particolarmente in questa campagna da brivido la radio del "Sole 24 ore" che invita per avere un suono limpido che favorisca l'ascolto delle emittenti "migliori" l'acquisto di un ricevitore "Audiradiobox" . Da comica però, visto che l'apparecchio "consigliato" è un modesto Philips AE2380 (costo 50 Euro) che di digitale e di innovativo non ha nulla, la bufala improvvisamente potrebbe anche diventare maligna se i ricevitori proposti fossero stati "taroccati" in modo tale da ricevere le sole radio di gradimento dell'Auditel. In questo caso, l'intera categoria, di fronte ad un insulto che colpirebbe tutte indistintamente le altre, lasciati da parte i benevoli schiaffetti di sufficienza, pensiamo che sarebbe in grado, come dicono a Roma, di "menare sul serio".
PULCINELLA Roberto De Marinis di RETEOTTO ci informa che una "grande" radio della Puglia, vanta in Audiradio la bellezza di 17 milioni di ascoltatori potenzialmente serviti. Denunciata dal suo avvocato l'anomalia in contrasto con la normativa vigente ai Circostel di competenza ne ha ricevuto in cambio un silenzio lunare. Anche per ciò che riguarda i famigerati "Meter" e sull'uso improprio che ne viene fatto in campo televisivo dalla stessa impresa, Roberto ci informa che nella sua zona sono il segreto di Pulcinella, testimonianze a richiesta da parte di tutti gli operatori del settore... |
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