Novembre 2002

ULTIMISSIME

Archivio Ultimissime

Aggiornato al 30/06/04 09.45

30 novembre 2002
I MOSTRI

Ieri al Ministero delle comunicazioni in viale America 201, firma e presentazione alla stampa del "Codice di autoregolamentazione sulla tutela dei minori in tv" cui il Conna ha collaborato attivamente all'interno della apposita Commissione.
E' certamente meglio di nulla disporre di una serie di norme che diano un minimo di garanzie rispetto alla valanga diseducativa che piove ogni giorno su tante giovani persone in corso formazione psicologica e culturale, ma dobbiamo renderci conto che siamo a livello della classica goccia nel mare.
In quella sorta di sala cinematografica che è l'aula magna del Ministero delle comunicazioni c'era una persona che avrebbe potuto raccontarci tante cose, invece ne ha detto altre che non sappiamo quanto abbiano potuto interessare.
Questo signore era Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset; bastava ci dicesse chi cominciò per primo a inondare i teleschermi dei tremendi cartoni animati giapponesi, di violenza unica; il motivo per cui vennero compiute certe scelte da Finivest, opposte a quelle della Rai del tempo che poneva grande attenzione nel comporre la programmazione della "Tv dei ragazzi". 
Le televisioni locali, mai avrebbero potuto invertire una tendenza di grande riguardo nei confronti della gioventù; ogni responsabilità la si deve quindi ascrivere alla grande organizzazione privata - di cui Confalonieri era uno dei massimi responsabili - con un magazzino sterminato e capitali infiniti alle spalle che pur di vendere le merci che propagandava non esitava ad assecondare i gusti più deleteri del pubblico giovane e adulto.
Meglio poco che nulla dicevamo, tuttavia anche se il Comitato di controllo svolgerà puntualmente il suo compito, con la violenza che è stata seminata a piene mani in alcuni decenni, dovremo purtroppo sempre più abituarci a titoli di giornale del tipo "I mostri": "Uccide il padre dopo averlo derubato".


29 novembre 2002

COLLEGATI
All'articolo "Mignatte" hanno risposto il direttore di Millecanali Mauro Roffi e Alessandro Zaccone cui scriveremo separatamente non appena ci sarà possibile.
Da Zaccone abbiamo appreso che i nomi riportati nell'articolo di fondo di Roffi, Zaccone Teodosi e Medolago Albani non sono tre o quattro persone come pensavamo, ma appena due: il primo si chiama Angelo e la seconda Francesca. 
Ci scusiamo per il malinteso in parte temperato dal vorticare dei cognomi. Beato il deputato leghista Sandro Cè (meglio ancora se si fosse chiamato "Ugo") che mai darà luogo ad equivoci.
Non scriviamo però per questo ma per rispondere alla curiosità di un nostro amico che ci domanda che significa essere "collegati" alle associazioni di consumatori citate nell'articolo "MIgnatte" del 23 novembre.
E' presto detto, come è noto, la Corte costituzionale si è pronunciata per l'abolizione del comma 7 dell'articolo 3 della legge 249 del 1997: di fatto l'Autorità napoletana di Enzo Cheli non potrà più procrastinare il trasferimento su satellite di Rete 4 come ha fatto fino ad oggi.
Il rinvio alla Consulta, è stato determinato da un ricorso al Tar del Lazio promosso dall'Adusbef, l'associazione benemerita che solitamente si occupa di assicurazioni, questioni bancarie e di borsa.
Ebbene segretario generale dell'Adusbef è Bruno De Vita che contemporaneamente è anche segretario del Conna.
Recentemente, con le altre associazioni citate nell'articolo in questione è stata portata a buon fine una "Intesa", e il Conna, non può che guardare con grande interesse il movimento delle associazioni di consumatori che di fatto tenta di colmare l'enorme vuoto di rappresentanza popolare lasciato dai partiti tradizionali.


26 novembre 2002

IL BENEMERITO
Per la serie "captazioni di benevolenza" (elettoralistica) del ministro Gasparri, l'agenzia Ansa, che abitualmente è subissata dei suoi comunicati che in buona parte neppure trasmette, ha riportato un intervento dove egli sostiene che nessun ministro o sottosegretario ha mai fatto tanto per le emittenti locali.
Il Conna ha ritenuto di rispondere al ministro con il comunicato che segue, la cui necessità evidentemente era sentita perché è stato immediatamente rilanciato dalle agenzie giornalistiche nazionali.

Continua la campagna autopubblicitaria del ministro Maurizio Gasparri che ora vanta attraverso comunicati di agenzia di aver fatto più lui per le emittenti locali di qualsiasi altro, ben sapendo che della somma stanziata nella Finanziaria dello scorso anno a beneficio delle emittenti, alle vere radio che operano sul territorio andranno solo pochi spiccioli.
Il grosso della somma andrà alle finte radio locali quelle che trasmettono in più regioni contemporaneamente e che non svolgono alcun servizio sociale che non sia un tappeto incessante di musica trasmessa da apparecchiature automatiche: emittenti che vantano un alto fatturato (e l’erogazione dei contributi è agganciata principalmente a questo dato) dipendente dalla quasi pressoché totale assenza di informazione.

Fare informazione costa, e sembrerebbe che tutto sia stato organizzato per favorire l’assenza di idee e proposte; se il ministro volesse veramente rendersi utile, dovrebbe abolire quel passo della legge n.66 del marzo 2001 che obbliga anche le piccole radio che operano in piccolissimi centri a trasformarsi in società di capitali.

 Il direttivo del Conna                                                               26.11.2002

23 novembre 2002
MIGNATTE

Forse pochi ci crederanno, ma noi non vorremmo mai polemizzare con nessuno e se lo faccio personalmente è per ristabilire un minimo di giustizia nelle cose che a nostro parere, anche se discutibili, finirebbero per passare e fare opinione. 
E' quindi con diligenza e pazienza che noi del Conna cerchiamo di documentarci il più possibile per svolgere un onesto e valido servizio ai nostri associati e all'intero settore radiotelevisivo,  spesso oppresso da cattivi maestri che al centro di ogni ragionamento mettono per prima cosa i loro personali affari.
Seguiamo quindi anche gli "articoli di fondo" del direttore di Millecanali Mauro Roffi con il quale non vorrei per l'ennesima volta "fare le pulci"; trattandosi però di animali un po' più grandi (vampiri, mignatte, sanguisughe ecc..) non posso esimermi.
Come può scrivere il Nostro alludendo alle critiche e ai dubbi nei confronti dell'Auditel ( e quindi anche di Audiradio e Auditel locali) 

"L'ondata di piena, così come era improvvisamente arrivata, sembra essere rapidamente scemata"
chi glielo ha detto? E ancora: 
"Il copione sembra ripetersi anche in questa occasione, anche se stavolta la campagna anti-Auditel è stata forse più violenta del solito e le argomentazioni sono state un pochino meno rozze, come rilevano anche i nostri collaboratori Zaccone Teodosi e Medolago Albani"
.
Le amicizie Roffi che ha all'interno dell'Upa, di Auditel e dei sottoprodotti di Mediaset in genere, dovrebbe coltivarle in privato; dare cattive informazioni all'intera categoria equivale usare la rivista che dirige in funzione di una vetrificazione che deve essere invece spezzata, cambiata, perché la crescita di radio e televisioni locali non può dipendere eternamente da  organizzazioni parassitarie private affatto attendibili e controllabili.
Roffi scrive a ruota libera ma non è tanto criticabile per la sua prosa convulsa - non è una questione di stile - quanto per la sua faziosità che lo rende un giornalista inattendibile.
Sono sotto gli occhi di tutti coloro che leggono Millecanali le figure screditate che mette costantemente in primo piano; del Conna ne ha parlato solo quando non poteva farne a meno, ossia quando era necessario raccogliere su temi specifici un assortimento di opinioni. 
Il signor Roffi ha scritto un solo rigo sull'entusiasmante concorso di emittenti che dallo scorso anno hanno inteso difendere legalmente i loro diritti guidate dal Conna? 
La battaglia non è certo finita, anzi comincia proprio ora dopo che il Tar del Lazio ha "gettato la spugna" mediante un diversivo estemporaneo guardandosi bene dal contestare le ferree argomentazioni sulle finte concessioni del professor Lombardi che abbiamo più volte pubblicato; eppoi perché non spendere mezza parola sulla nostra azione contro la incostituzionale n. 66/2001, una legge inapplicabile cui dovrà decidere il Consiglio di Stato. E' giustificato tanto disinteresse? 
Perché Zaccone, Teodosi e Medolago Albani (quest'ultimo in particolare che avendo due nomi varrà sicuramente il doppio) non hanno raccolto notizie sulla nostra denuncia nel confronti dell'Autorità napoletana per aver permesso ad Auditel, Audiradio ecc.. di spadroneggiare? Tra qualche giorno il documento sarà affidato ad un magistrato e le quattro associazioni dell'Intesa (Adusbef, Federconsumatori, Adoc e Codacons) cui siamo strettamente collegati, probabilmente avranno qualcosa da dire. 
Bravo Roffi, continua a filare con i tuoi soliti amici, alla sera goditi la Seconda Rete Rai diretta da Marano (non perderti Exalibur)  prima o poi finiranno per farti dare un premio di giornalismo o invitarti come ospite d'onore.
(M.A.)

Sul numero di dicembre di Nuove Antenne (quello di novembre è in tipografia), porteremo a conoscenza del mondo politico e culturale un episodio il cui svolgersi abbiamo documentato nel mese di dicembre del 1989. Lo anticipiamo per comodità di lettura. 

AUDIRADIO

 

(Dati finti nell'armadio)

 

Il nostro iscritto di Mep Radio di Rieti Massimo Spadoni, corrispondente di Nuove Antenne, ci ha inviato una intervista registrata dal titolare della concittadina Radio Mondo, Pietro Aguzzi, che si aggiunge alle tante comunicazioni telefoniche di protesta che abbiamo ricevuto da tutta Italia a proposito della recente indagine Audiradio. Pietro Aguzzi racconta che pur facendo parte del circuito Sper, figurava nella "indagine di mercato" del 1985 al terzo posto, mentre al secondo appariva una stazione gestita dalla stessa Radio Mondo, ma che da circa due anni aveva interrotto le trasmissioni.

Nel 1988, quando i rapporti con la Sper già si stavano guastando, il signor Aguzzi versava dietro richiesta della stessa Sper 1.500.000 lire più Iva per partecipare ad una nuova "ricerca" che lo vedeva questa volta appena al sesto posto, preceduta da una radio praticamente inesistente - Radio Montecarlo - che si valeva di un piccolo impianto sperimentale rimasto acceso per circa due mesi.

Arriviamo così "all'indagine 1989, che la Sper ha cercato di rendere maggiormente credibile trascinando nell'avventura alcuni dirigenti Rai tra cui il compianto ing. Riccio, dalla quale Radio Mondo, rifiutandosi di partecipare ad ulteriori inchieste-burletta sparisce letteralmente, risultando la classifica occupata da stazioni "casualmente" funzionali alla Sper.

Alla richiesta di entrare in possesso di una documentazione anche minimale che provasse lo svolgersi delle indagini (registrazioni, indirizzi degli intervistati ecc...) l'organizzazione Audiradio ha risposto con il silenzio.

Che dire di questa esemplare narrativa?

Poche cose perché le altre dovranno dirle gli avvocati di coloro che ritenendosi danneggiati si rivolgeranno alla magistratura.

Gli argomenti non mancano, intanto indagini di questo genere non sono paragonabili ad altre di carattere leggero, perché possono apportare danni e diffamazioni irreparabili al punto da determinare la scomparsa di una impresa.

Indagini statistiche e di mercato - buon senso comune intende - devono essere condotte da organismi al di sopra di ogni sospetto con il supporto di documentazioni inoppugnabili, affinché eventuali perizie possano dimostrare mediante campionatura, senza ombra di dubbio - la veridicità dell'inchiesta.

La somma di iscrizione poi, squalifica alla radice l'intero impianto di comodo.

Siamo a conoscenza della riluttanza con cui i cittadini si rivolgono all'apparato giudiziario, ma eccessive diffidenze sono senz'altro controproducenti. Sia chiaro che ogni interessato - quantificata l'entità dei danni economici e di prestigio che ha subito - potrà chiederne ragione senza tanti problemi mediante un avvocato che agirà presso la locale pretura.

Ai nostri iscritti forniremo ulteriori informazioni.

18 novembre 2002
LA SENTENZA
Una interessante sentenza è quella emanata dal Tar del Lazio che ha gettato praticamente la spugna come solitamente si dice in campo pugilistico.
Dopo averci fatto perdere tanto tempo e spendere un bel po' di soldi, il Collegio giudicante della 2a sezione di fronte alla memoria inattaccabile del professor Lombardi che dimostrava senza ombra di dubbio che i "pezzi di carta" rilasciati nel 1994 spacciati per concessioni non erano tali e che pertanto canoni e tasse non erano dovuti, si è arreso. 
Che si trattasse di una tragica "burla" già lo scrivemmo a tutta pagina su Nuove Antenne (maggio 1995), e con il passare del tempo poi non avemmo più dubbi sulla portata della truffa giocata dal Ministero delle poste e telecomunicazioni.
Pur non disponendo ancora del testo della sentenza, già abbiamo compreso bene che il Tar del Lazio dichiarando  il ricorso "inammissibile per difetto di giurisdizione" riconosce la sua incompetenza rispetto ad una situazione di sconcertante illegalità che prima o poi tutta Europa dovrà conoscere, e ciò avverrà quando saremo riusciti ad infrangere la coltre di silenzio  dei mezzi di informazione e delle associazioni collaborazioniste del settore che attraverso una vile operazione hanno mirato a distruggere tutta l'emittenza locale degna di questo nome, cioè quella che è strettamente legata al territorio su cui agisce.
Non appena avremo notizie più precise ritorneremo sull'argomento
.

AVVISO URGENTE
Tutti i ricorrenti contro il pagamento dei cànoni arretrati appartenenti al secondo scaglione, sono invitati  a chiamare l'avvocato Nunzia De Ceglia o in sua assenza la sede del Conna. 


Per coloro che non l'avessero ancora  letta, pubblichiamo ancora una volta la memoria aggiuntiva dell'avvocato Carlo Lombardi.

MEMORIA

Il provvedimento impugnato è illegittimo,(la richiesta di canoni arretrati da parte del Ministero ndr) perché basato sull’errato presupposto dell’esistenza di una regolare ed effettiva concessione per la radiodiffusione e, comunque, su una falsa applicazione delle norme regolanti la materia.

Il Ministero delle comunicazioni, in sostanza chiede alle emittenti locali il pagamento di canoni per il periodo dal 1994 al 1999, cioè per un periodo di cui alle emittenti, pur autorizzate transitoriamente all’esercizio delle radiodiffusioni locali, non era stata rilasciata una concessione che le abilitasse a trasmettere su determinate e precise frequenze.

Il diritto del Ministero a percepire il canone si concretizza soltanto nel momento in cui il Ministero stesso avrà adempiuto all’obbligazione di assegnare a ciascuna emittente una ben determinata frequenza che permetta agli ascoltatori una ricezione senza disturbi, così come previsto dall’articolo 3, comma 7, della legge n. 223/90.

Ciò discende da una corretta interpretazione dell’articolo 34 della legge 223/90, il quale, al comma quinto, prevede esplicitamente che “le concessioni previste nella presente legge possono essere rilasciate solo dopo l’approvazione del piano di assegnazione delle frequenze.

L’approvazione di detto piano, come è ben noto, non è ancora avvenuta, per cui, allo stato, vige il regime transistorio di cui all’articolo 1 della legge n.422/93, che prevede una “concessione” della durata di tre anni; è evidente che non si tratta, nonostante il termine usato, di una vera concessione, bensì soltanto di una autorizzazione a trasmettere che riconosce uno status precario e provvisorio che non fornisce alcuna garanzia né sulla qualità della ricezione (disturbata da altre emittenti, anche sulla stessa frequenza), né sull’esercizio effettivo dei diritti spettanti ad un concessionario, e che non permette di essere certi che, dopo l’approvazione del piano di assegnazione, otterrà, in futuro, una vera concessione e per quale frequenza (questa potrebbe essere diversa da quella attuale).

Questo status precario, che non può, di certo, essere considerato una “concessione” ha come conseguenza che l’impresa radiofonica non ha la possibilità di sviluppare un programma economico, il quale presuppone le certezze che solo un provvedimento amministrativo può dare. Ciò rende le piccole emittenti locali, con modesti mezzi e capacità economiche, molto vulnerabili e le pone costantemente sotto la minaccia della cessazione dell’attività.

In realtà, è avvenuto che molte emittenti non sono sopravvissute in questo stato di precarietà congenita e sono rimaste attive soltanto quelle che, sorrette dall’entusiasmo di elementi locali e aiutate da soggetti, pubblici o privati, interessati al mantenimento di un centro di diffusione di notizie e di scambio di opinioni nell’ottica locale, hanno mostrato una vitalità superiore ad ogni aspettativa.

Pertanto, l’assenza di una effettiva concessione comporta la non sussistenza di tutti i diritti della Pubblica Amministrazione e, in primo luogo, l’inesistenza del diritto a percepire un canone.

La pretesa del Ministero di conseguire il pagamento di un canone pieno è illegittima; da un lato, infatti, vi è una autorizzazione che, in qualunque momento, con l’approvazione del piano di assegnazione delle frequenze, può venir meno, dall’altro vi è il soggetto autorizzato che non ha la possibilità di conoscere se e quando otterrà una vera concessione.

L’ammontare del canone è fissato dalla legge soltanto a carico del concessionario, cioè del titolare di una concessione ben definita nell’oggetto e ben delimitata nel tempo (cinque anni, dieci anni, etc.) e non può essere applicato, sulla base di una inammissibile interpretazione analogica, anche alle situazioni precarie oggi esistenti di fatto.

Allo stato, l’Amministrazione ha, oltre i diritti del concessionario, anche quello di far cessare ad nutum il rapporto, mentre l’esercente della emittente radiofonica ha solo il diritto di vivacchiare, senza possibilità di espandersi e nemmeno di consolidarsi economicamente, con la totale mancanza di prospettive sulla durata del precario rapporto.

In queste condizioni, la pretesa dell’Amministrazione appare evidentemente iniqua, oltre che illegittima da un punto di vista giuridico.

Si confida, perciò, nell’accoglimento delle già precisate

CONCLUSIONI

Piaccia all’Ecc.mo TAR del Lazio, in accoglimento del ricorso proposto dalle imprese radiofoniche in epigrafe, annullare e dichiarare privo di giuridici effetti il provvedimento del Ministero delle Comunicazioni in ordine alle spese, competenze ed onorari del giudizio.

Con salvezza di ogni altro diritto, azione e ragione.

(Avv. Carlo Lombardi)

17 novembre 2002
SEGRETO D'UFFICIO
Il Conna, all'elenco dei suoi iscritti presentato nelle sedi istituzionali, ha sempre precisato che era bene aggiungere un notevole numero di emittenti che non intendevano comparire.
Ci fornisce l'occasione per affrontare l'argomento il titolare di una radio che per la prima volta è entrato a far parte della nostra associazione (sia benvenuto); nella lettera che oggi ci è pervenuta infatti ci comunica tra l'altro:
"Come da accordi telefonici, chiediamo di non comparire nell'elenco delle radio da Voi associate"
Vogliamo tranquillizzare il nostro amico come abbiamo nel tempo  provveduto a rassicurare tanti altri suoi colleghi in merito al nostro impegno di mantenere il più assoluto segreto d'ufficio
E' dalla nascita embrionale del Conna (seconda metà degli Anni Settanta)  che il direttivo della nostra associazione ha compiuto la scelta di accettare i "doppia tessera" (riteniamo che in campo politico l Partito Radicale l'abbia proposta parecchio tempo dopo di noi). 
Naturalmente un sindacato nazionale deve anche poter vantare  un "nucleo portante" composto di iscritti di cui si può fare il nome altrimenti chiunque potrebbe millantare una rappresentatività inesistente: una associazione che non fosse in grado oggi di dimostrare in campo radiofonico di rappresentare un minimo di 150/200 emittenti sparse sull'intero territorio nazionale (il Conna, prima che fossero in modi diversi brutalmente "impallinate" una dopo l'altra toccò il numero record di 650)  sarebbe da considerare uno dei tanti sodalizi regionali le cui formazioni peraltro il Coordinamento Nazionale Nuove Antenne (Conna) ha sempre favorito. 
(
La definizione di "Coordinamento" nasce, appunto, dall'intento di coordinare e rappresentare gruppi locali ndr). 


14 novembre 2002

IL LIVELLO

Fra le telefonate di oggi una interessante a seguito dell'articolo di ieri.

Ci è stato chiesto: "Perché di certe persone citate nome e cognome mentre nei confronti di altri fate capire di chi parlate senza nominarli? Non è un tantino "democristiano" questo atteggiamento?".

Può anche darsi che quasi mezzo secolo di democristianità abbia finito per influenzare un po' tutti, ma la ragione non è questa altrimenti saremmo già finiti nelle "convergenze parallele" e  non faremmo il nome di nessuno.

La ragione volendo la si intuisce: è una questione di livello.

Con Rebecchini e Bardelli ci troviamo sì su fronti opposti con programmi totalmente diversi, ma c'è un reciproco rispetto una polemica giustificata, a volte anche istruttiva.

Ma con improvvisati "presidenti" che non hanno una storia alle loro spalle se non quella di un opportunismo in funzione delle loro personali ambizioni, con  traditori e profittatori ci può essere dialogo? 

Parlino fra di loro, si intenderanno benissimo. 

 

13 novembre 2002

IL SOLITO BARDELLI

Bardelli, del Corallo, con il suo fisico da farfalla continua a svolazzare di crisantemo in crisantemo: si è messo con quelli di Ancona ma si esprime col linguaggio di Rebecchini della Frt.

Sì perché Roberto De Marinis lo ha sentito durante una trasmissione o una conferenza (su questo Roberto non è stato molto preciso) affermare che: "l'emittenza locale deve essere ripulita, e poi aiutata a crescere...", e ancora: "Le provvidenze stanziate per le emittenti andrebbero date solo a quelle che hanno un minimo di dignità".Ora, bisognerebbe meglio precisare che cosa si intende per dignità. 
Nel Rebecchini-pensiero non ci sono ombre: è "uomo di rispetto" chi ha grossi capitali alle spalle,  e chi come modello della sua televisione o radio è in possesso della "professionalità" copiata da Rai o Mediaset anche se questa "presunzione"  espressa da una emittente locale o regionale rappresenta un ibrido che non interessa nessuno; c
hi invece si ingegna con pochi mezzi (e soprattutto resiste magari da 27 anni ai peggiori soprusi) è da considerare una sovrastruttura inutile e quindi  da eliminare.
Mistero su come giudica Bardelli la rispettabilità di una radio. Dal contenuto dei programmi, dalle attrezzature, dal capitale investito?

Per il contenuto delle trasmissioni non tutti hanno la fortuna di avere un programma  che è bastato scriverlo una sola volta 2000 anni fa e ripeterlo all'infinito qual'è la Santa Messa; stendiamo un velo pietoso sulle attrezzature: ho visto reverendi parroci che trasmettevano dalla sacrestia muniti di un mixerino a due canali, un "piatto" giradischi a 4 velocità (compreso il 78 giri) e un microfono Geloso, il tutto collegato ad un Tx di 10 watt; quanto a capitale poi, al fido di una delle tante Casse di risparmio è stata sostituita la cassetta delle elemosine.

E allora? Bardelli zoppica anche lui da quando ha cominciato a frequentare gli zoppi, cioè quelli che concepiscono l'emittenza locale come un affare e basta, dove la passione per il mezzo,  la volontà di esprimersi, il bene della comunità e tante altre qualità nobili sono considerate accessori, orpelli da buttare. 
Continua De Marinis:
"
Probabilmente Bardelli e i suoi fidi facevano riferimento  alle emittenti del circuito INBLU, che da qualche tempo sta andando a caccia di soldi. Le emittenti del gruppo sembrerebbe siano poco più di un centinaio e verrebbero finanziate grazie ad una operazione che coinvolge una agenzia di stampa di Milano chiamata NEWSPRESS".
Se così fosse (e aspettiamo eventuali smentite) perché Bardelli  parla di emittenza "ripulita"? Cosa bisognerebbe allontanare secondo lui quelli che non profumano di violetta per meglio dividersi in pochi le prebende governative?
Per fortuna, all'interno di questa conferenza/trasmissione si affrontava il problema delle indagini di ascolto e si giungeva a conclusioni simili a quelle del Conna. Ecco, bravo Bardelli, se abbandoni le cattive compagnie e cerchi di trovare lo sporco dove veramente c'è, ebbene, potrai sempre contare su di noi.


08 novembre 2002

UNANIMITA'

Durante l'ultima seduta della Commissione per l'assetto del sistema radiotelevisivo il rappresentante del Conna, insieme a tutte le altre associazioni presenti ha contribuito a sollecitare il Ministero delle comunicazioni ad applicare delle regole tecniche per evitare che le reti nazionali "comunitarie" possano appropriarsi di spazi di frequenza vedendoseli poi riconosciuti. 

Forse le numerose lettere inviate dai nostri associati agli Ispettorati territoriali dove i medesimi si rendevano responsabili di eventuali concessioni di  frequenze agli ultimi arrivati hanno contribuito a individuare la portata del gravissimo abuso che si è verificato a Montecitorio, dove un deputato - il cui nome venne scoperto dopo una nostra lunga e complessa ricerca effettuata presso gli archivi delle Commissioni parlamentari - era riuscito a far "scivolare" un emendamento che avrebbe consentito al suo gruppo di crearsi una rete radiofonica nazionale eludendo qualsiasi regola. 

I limiti di distanza fra una emittente e l'altra, nonché tutta un'altra serie di limiti e "paletti" sono gli elementi che dovrebbero fornire un minimo di garanzie.

Un raro esempio di unanime decisione da parte delle associazioni che per i restanti problemi risultano divise da fossati difficilmente colmabili.


03 novembre 2002

GLI SCHIAFFETTI

Fra le bufale che Audiradio è solita regalare al pubblico  dei  pubblicitari creduloni -  la più clamorosa è quella di effettuare "indagini di mercato" a pagamento: o paghi o non figuri nell'elenco - l'ultima ci appare la più sconcertante.

In questi giorni, mensili e settimanali, propagandano una operazione finanziata da Audiradio che benevolmente possiamo considerarla di stupidità inaudita, al punto che gli ideatori meriterebbero di essere presi a schiaffetti  sulle guance accompagnati da sorrisi di compatimento.

Forse sull'onda dell'equivoco analogico/digitale, si dice al grosso degli ascoltatori che hanno sbagliato tutto perché a tutt'oggi continuano ad ascoltare la radio in pessime condizioni con apparecchi di ricezione "torturatori" dalla voce roca, gracchiante che imbrigliano la fantasia e la leggerezza della radio.

Si distingue particolarmente in questa campagna da brivido la radio del "Sole 24 ore" che invita per avere un suono  limpido che favorisca l'ascolto delle emittenti "migliori" l'acquisto di un ricevitore "Audiradiobox" .

Da comica però, visto che l'apparecchio "consigliato" è un modesto Philips AE2380 (costo 50 Euro) che di digitale e di innovativo non ha nulla, la bufala improvvisamente potrebbe anche diventare maligna se i ricevitori proposti fossero stati "taroccati" in modo tale da ricevere le sole radio di gradimento dell'Auditel. 

In questo caso, l'intera categoria, di fronte ad un insulto che colpirebbe tutte indistintamente le altre, lasciati da parte i benevoli schiaffetti di sufficienza, pensiamo che sarebbe in grado, come dicono a Roma, di "menare sul serio". 


02 novembre 2002

PULCINELLA

Roberto De Marinis di RETEOTTO ci informa  che una  "grande"  radio della Puglia, vanta in Audiradio la bellezza di 17 milioni di ascoltatori potenzialmente serviti.  Denunciata  dal suo avvocato l'anomalia in contrasto con la normativa vigente ai Circostel di competenza ne ha ricevuto in cambio un silenzio lunare.

Anche per ciò che riguarda i famigerati "Meter" e sull'uso improprio che ne viene fatto in campo televisivo dalla stessa impresa, Roberto ci informa che nella sua zona sono il segreto di Pulcinella, testimonianze a richiesta da parte di tutti gli operatori del settore...