13 ottobre 2009
ANTENNISTI...
"Brutta gente gli antennisti, incapaci, arruffoni, quando non sono
inetti sono pasticcioni disordinati e ladri".
Questo è quanto ormai pensa la gente del Piemonte - e presto anche
quella del Lazio - nei
confronti di tecnici che rischiano la vita tutto l'anno appesi ai
cornicioni dei palazzi dai quali si pretenderebbero anche prezzi
calmierati , "prezzi politici" di 35/40 euro tutto compreso quando per mettere a punto
un sistema di antenna (con risultati spesso incerti come vedremo)
impegna due persone
in media per una intera giornata di lavoro.
L'operazione intempestiva e incauta dell'imposizione del digitale solo ora comincia a rivelarsi in
tutta la sua drammaticità ed è proprio una delle regioni del nord a dare
la misura di ciò che prossimamente nel Lazio ed in Campania potrebbe
succedere.
Se escludiamo pochi giornali che hanno messo appena in guardia i loro
lettori come la Stampa di Torino che ha al suo attivo qualche articolo o
lettera pubblicata, la disinformazione ha imperato e i cittadini e
quanti fanno televisione presto si accorgeranno quanto sono stati presi in
giro da una pubblicità falsa e tendenziosa.
La Stampa in un suo articolo titola senza tanti complimenti "disastro
digitale" dopo aver ricevuto una lunga serie di proteste e sentite le
considerazioni di Umberto Pellegrini titolare di una ditta di
installazione di antenne che lo si sarebbe immaginato contento e felice
per i lauti guadagni realizzati. Pellegrini ha affermato:
".. la seconda fase di
passaggio al digitale continua ad essere più problematica della prima e
i clienti se la prendono con noi pensando che siamo antennisti incapaci.
E come dar loro torto se un impianto installato oggi non funziona più
domani? Inutile
spiegare che la causa risiede nei continui cambiamenti di segnale.
Martedì per esempio La7, canale 48, trasmetteva dal colle della
Maddalena, il segnale è stato spostato all'Eremo con il risultato che in
molte zone di Moncalieri, Nichelino e La Loggia non si vede più nulla".
Nelle scorse settimane ho installato impianti che ho dovuto modificare dopo pochi
giorni perché il segnale era passato da Uhf a Vhf».
Ancora: A Piossasco il pacchetto Mediaset sul canale 36 subisce l’interferenza del segnale di Rai 3 da Monte Pellice. Peggio: Mercoledì scorso ho fatto un impianto il via Pastrengo a Moncalieri: il giorno dopo non vedevano più La7. Secondo lei
- ha concluso Pellegrini - con chi se la
deve prendere chi ha pagato per un nuovo impianto?».
Si noterà che il discorso è impostato
sulle reti nazionali, fatto che dovrebbe preoccupare enormemente gli
operatori tv - anche se al momento tutto sembra tacere - perché
gli ascoltatori già impegnati con scarsi risultati a inseguire Rai,
Mediaset e La7 potrebbero semplicemente giungere alla conclusione di
ignorare le aziende televisive che operano sul territorio, considerato
che esercitano un richiamo molto modesto dovuto allo standard in genere
modesto della loro programmazione.
24 ottobre 2009
BLUFF
Giovedì scorso 22 ottobre il giornale quotidiano "Terra" ha
pubblicato la prima puntata di un articolo intitolato "Il grande
bluff del digitale terrestre" scritto dal nostro direttore Mario
Albanesi.
Oggi, 24 ottobre, Terra pubblicherà anche la seconda ed è la prima
volta che viene portata al giudizio dell'opinione pubblica l'operazione
Rai Way (contenuta nella prima puntata), ovvero la seconda grande
conquista di Mediaset dopo i decreti Craxi uno, due e tre, ovvero ancora
l'essere riusciti a togliere al servizio pubblico l'esclusiva della sua
impiantistica oggi al servizio anche di Mediaset e di Telecom (La7),
lasciando le locali alle prese di spese rilevanti, difficoltà di
ricezione e incertezza nel domani.
Se escludiamo le riserve manifestate dal giornale telematico
Newslinet e quanto ha scritto il Conna, già in tempi lontani, il grosso
dei cittadini è stato tenuto all'oscuro di tutto: silenzio stampa
assoluto, rotto appena dalle trionfalistiche dichiarazioni del vice
ministro e da quelle di vari manutengoli .
Passate le distrazioni dovute alla nuova impiantistica con il timore di
arrivare ultimi, gli operatori del settore non tarderanno ad accorgersi
che l'affrettata imposizione del digitale - dando sicurezza alle sole
emittenti nazionali - è stata quanto meno intempestiva. (C.P.)
07 ottobre 2009
THELMA & LOUISE
Sono sempre più numerosi i segni di consenso al Conna per aver
interpretato correttamente gli inconvenienti che sarebbero derivati da
quell'operazione spericolata (e fortemente interessata), di finto
progresso, che va sotto il nome di digitale terrestre.
Qualcuno arrivò a darci degli antiprogressisti, proprio a noi del Conna
che "nasciamo" all'ombra della ricerca tecnica a differenza di altri che
certe cose le hanno apprese ad orecchio.
Il lato sorprendente della "riscoperta" della nostra associazione, viene
dalle radio che temono una operazione ai loro danni analoga a quella
televisiva.
L'ultimo numero del nostro giornale ha destato curiosità fra i politici;
qualcuno di loro, notando le nostre posizioni lontane dagli unanimismi
ufficiali di facciata ce ne ha chiesto il motivo, ma si trattava di
domande retoriche perché nel numero di settembre di Nuove Antenne abbiamo spiegato
in forma come al solito molto succinta, cosa sarebbe in
seguito avvenuto a ciò che è appena cominciato in fatto di panico,
allarme e perplessità.
A chi voleva capire gli abbiamo dato modo di comprendere in anticipo che
le trasmissioni in digitale dovevano giungere da satellite insieme alle
nuove sperimentazioni che si chiamano Alta definizione, 3D o altro;
eravamo perfino giunti ad ipotizzare una diffusione digitale
televisiva attraverso i sistemi di cui si vale la telefonia mobile, ma
senza mai abbandonare il sistema analogico, esattamente come avvenne nel
passaggio Onde medie Modulazione di frequenza.
Il metodo "brutale" scelto invece ha condannato al macero un numero
enorme di ricevitori (basta solo pensare alle centinaia di migliaia di televisori
dislocati negli ospedali o a quelli portatili), caricato di spese in
tempo di crisi gli operatori del settore, e colpito i cittadini che
comunque si sarebbero trovati di fronte a grossi ostacoli di ricezione,
qualcuno insormontabile.
Non siamo stati soli in questa opera informativa, anche il quotidiano
telematico
Newslinet - unico giornale del settore degno di questo nome pubblicato
dallo Studio Lualdi - ha detto le sue che si stanno puntualmente
avverando.
Purtroppo fummo scarsamente recepiti proprio quando le cose potevano
essere impostate in modo completamente diverso: il grosso degli
operatori televisivi preferì valersi di legulei e "consigliori" con le
mani nella pasta appiccicosa degli affari, e fra un congresso faraonico
e l'altro si è lasciato condurre docilmente nella direzione
"liberatoria" scelta da Thelma & Louise.
A questo punto, se si vorrà salvare ancora qualcosa,. l'iniziativa non
dovrà essere presa dal Conna che al massimo potrà guidarla, ma dai diretti interessati mediante la
costituzione di un Comitato nazionale in difesa della libertà di
informazione e di impresa.
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