20 settembre 2012
STATI GENERALI
Si è svolta presso la sede del Corecom del Lazio una riunione indetta
dal suo presidente Francesco Soro, per ricordare principalmente il
rispetto delle regole imposte dalla congerie di leggi, di "delibere" e
di regolamenti in buona parte illegali, se non di sospetta
costituzionalità, come per esempio l'obbligo di assumere dipendenti che
ha messo in ginocchio molte piccole imprese televisive e radiofoniche,
queste ultime con la legge '66/2001 al comma 2 bis dell'articolo 1.
Dall'atteggiamento dei presenti se ne è ricavata l'impressione di
grande incertezza e la consapevolezza che il futuro dell'emittenza
locale appare per tutti segnato da un graduale tracollo verso il nulla,
travolto dalle grandi aziende nazionali.
Ma come si è giunti di fronte a questa strada chiusa che a differenza
di quanto avviene in campo stradale non consente di ritornare sui propri
passi?
Proviamo a spiegarlo noi, responsabili dell'unica associazione non
profit del settore esistente in Italia, totalmente lontana dal mondo
degli affari, dove i suoi componenti operano a titolo completamente
gratuito continuando a credere nell'alta funzione sociale (sia pure
potenziale, cioè raramente espressa) dell'emittenza che opera sul
territorio; con una lunga storia alle spalle cominciata negli anni
1975/76 rilanciando la disciolta Fred, Federazione radio emittenti
democratiche, (appena un anno dopo la costituzione dell'Anti del
defunto avvocato Eugenio Porta).
Appena un cenno al passato. Il Coordinamento nazionale Nuove Antenne
(Conna) quando aveva alle spalle l'enorme forza numerica dei suoi
iscritti, dette luogo a numerose manifestazioni di piazza con grande
partecipazione popolare di radio e televisioni provenienti da tutta
Italia che in qualche modo riuscirono a condizionare le alchimie dei
politici e dei loro zelatori ministeriali.
All'epoca, il rispetto per la nostra associazione e le sue azioni di
lotta da parte di ministri e sottosegretari era evidente, manifestato
dalle lunghe discussioni assembleari che precedevano l'adozione di
qualsiasi regola o norma di legge.
Poi accade qualcosa che costituì il principio della frana che ai tempi
nostri è giunta quasi a valle trascinando buoni e cattivi: la nascita di
finte associazioni di categoria che in effetti sarebbe stato meglio
definire comitati di affari.
Non ci riferiamo tanto alla Frt perché il suo gioco era assai scoperto e
i suoi iscritti - salvo qualche sprovveduto - non hanno mai
effettivamente creduto che Fedele Confalonieri avesse la sincera
intenzione di difenderli fino in fondo perché le reti nazionali,
disputandosi gli ascoltatori fra di loro, non hanno mai visto di buon
occhio le "locali" considerate turbative di mercato. Agli associati Frt
per contro, conveniva stare tacitamente al gioco perché in cambio
ottenevano pubblicità e qualcuno di essi programmi-fondi di magazzino da
trasmettere.
Furono altri invece a produrre l'inizio della catastrofe perché
mostrarono subito l'intenzione di trasformare le loro "associazioni" in
fonti di grossi guadagni per l'enorme contenzioso legale che già si
prevedeva. Essi, procedendo alla stregua delle medie industrie,
inviarono in tutta Italia viaggiatori, procacciatori di affari pagati a
percentuale, che promettendo un avvenire sicuro ai singoli riuscirono a
convincere un gran numero di emittenti ad iscriversi alle loro
organizzazioni.
Questo "personale viaggiante" ricorse a tutti i mezzi di
convincimento, diffamando sistematicamente la nostra associazione che
privata di un gran numero di suoi iscritti fu impossibilitata ad opporsi
come in passato al procedere brigantesco politico-istituzionale in
funzione di regole e leggi da considerare liberticide.
Rimasero i nostri iscritti "storici", fedeli sostenitori di un
programma di autoprotezione, insieme a nuovi soggetti che pur facendo
parte di altri raggruppamenti, vollero contemporaneamente associarsi al
Conna raccomandando di tener celato il loro nome. Ma c'era soprattutto
il nostro giornale che per ben 27 anni non aveva mai cessato di
mettere in guardia gli operatori del settore e l'intero mondo politico,
propenso quest'ultimo ad occuparsi della sorte delle emittenti se queste
avessero dato in massa segni di vita che invece mancarono.
L'isolamento aumentò per la nostra avversione del "Digitale terrestre
accolto da un coro unanime di entusiastici consensi, di cui si
raccontavano meraviglie che non incantò il Conna, anzi, con la costanza
di chi vede lontano e crede in ciò che fa, non cessammo di mettere in
guardia il settore; basta scorrere i titoli della raccolta di Nuove
Antenne a partire dal'ottobre 2007, "Gentiloni: favoritismi e
incompetenza"; ottobre 2008: "Paolo Romani: un nepotista";
dicembre 2008: "Il digitale brutale"; settembre 2009: "Tutti a
casa?"; dicembre 2009: "L'imbroglio digitale"; settembre
2010: "I grandi equivoci: le Autority".
Purtroppo, "L'ultima canagliata" (titolo in prima pagina
del numero del dicembre 2011), il governo Berlusconi riuscì a farla
con una decisione che neppure il fascismo aveva tentato: l'aumento del
500 per cento delle agevolazioni postali per i giornali periodici: un
colpo mortale!
Tuttavia non ci arrendemmo; impossibilitati dagli alti costi ad inviare
il giornale in tutta Italia, riducemmo la tiratura a poche migliaia di
copie distribuendo Nuove Antenne nella misura di 1090 pezzi ai politici
di Camera e Senato nonché su Roma a tutti gli enti che contano come Rai,
ministeri, sindacati, professionisti, giornali ecc..
Questa la vicenda del Conna che volevamo raccontare ieri agli
intervenuti al Corecom e dire che la nostra associazione non ha nulla,
proprio nulla da rimproverarsi, semmai sono gli operatori radiofonici e
televisivi, molti di essi sordi e ciechi, affatto preparati
culturalmente per condurre mezzi delicati di informazione quali radio e
televisioni, incapaci perfino di distinguere gli amici dai nemici, a
dover fare il mea culpa in un sincero Confiteor.
Come tentare di uscire dalla stretta mortale di misure studiate a
tavolino per favorire telefonici e mega aziende tv distruggendo
contemporaneamente tante imprese che hanno vissuto stentatamente per
decenni sempre sperando in un futuro migliore? Non certo piangendo sul
latte versato o riflettendo amaramente sulla scontata consequenzialità
dell'applicazione di norme contro la logica, assurde, autoritarie sia
pure segnalate gentilmente dai Corecom, ma provando a riorganizzarci per
creare un sindacato che oggi non esiste, al fine di cambiare le regole
del gioco.
Al punto in cui siamo - sempre
che ci sia la volontà di farlo - sarebbe necessario che alcune aziende
televisive possibilmente del Centro Italia, dotate di personale in grado
di svolgere compiti di segreteria, decidessero di costituire il nucleo
portante di una organizzazione di autodifesa delle emittenti mettendosi
in grado di convocare in tempi molto ravvicinati gli Stati Generali del
settore, ovvero una Assemblea consultiva nazionale che prenda le
opportune misure di fronte al pericolo di estinzione che minaccia
televisioni e radio locali.
In quella sede verrebbe presentato un documento programmatico con una
serie di richieste messe a punto in precedenza, che coinvolgano il
Governo, le Regioni attraverso il loro Corecom, le Provincie, e gli
oltre 8000 sindaci assenti da sempre nei confronti dei mezzi di
informazione del posto che da tempo avrebbero dovuto invece difendere
strenuamente considerando le radio e le televisioni locali beni
appartenenti alla Comunità da tutelare in tutti i modi.
In prossimità delle elezioni sarebbe anche relativamente facile invitare
personaggi politici in grado di impegnarsi in una sacrosanta battaglia
di libertà. Aspettiamo iniziative in proposito.
Conna, Coordinamento nazionale Nuove Antenne
Corrispondenza:
autodifesa@conna.it
20 settembre 2012
CONTRATTEMPI
A seguito della riunione presso il Corecom Lazio avvenuta
ieri mattina, la pubblicazione dell’articolo promesso di interpretazione
della catastrofe che ha investito le televisioni locali e su come poter
tentare di salvare quel poco che rimane in termini di prospettive, a
causa di contrattempi vari avverrà nelle prossime ore.
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