25 settembre 2007
CORECOM
Questa mattina abbiamo presenziato ad un convegno organizzato dal
Corecom del Lazio.
Già il biglietto di invito che annunciava la presentazione dello
"studio": "I media nel Lazio ed il futuro dei Corecom" suscitava
diffidenza. Come, si era indotti a pensare, in questo paese dove è
diffusa la pratica istituzionale - specie per gli enti regionali - di
friggere aria, invece di mirare al concreto, è possibile venga presentato
un ennesimo lavoro che ancora una volta non
servirà a nulla e a nessuno?
Tuttavia, le nostre riserve erano state vinte dalla figura prestigiosa di
garanzia del presidente del Corecom del
Lazio Angelo Gallippi, autore di una serie di pubblicazioni ed in
particolare di un ottimo saggio sull'italiano Federico Faggin, inventore
di svariati dispositivi elettronici e telematici, in particolare -
scusate se è poco - del microprocessore.
Purtroppo era come pensavamo, l'incaricata Fondazione Rosselli -
organismo di ispirazione liberal socialista - ha raccolto i dati storici sul numero e la sorte
delle emittenti ( quanto è costata questa operazione?? ), dati che
non serviranno né ai procacciatori di risorse, né alle emittenti
radiofoniche e televisive.
Il peggio è venuto quanto un erudito professore di cui ci
pregiamo di non aver neppure afferrato il nome, ci è venuto a raccontare
ciò che sentiamo ripetere a pappagallo da ben 32 anni, cioè che le
emittenti locali sarebbero troppe: non una parola sulle reti nazionali
private che hanno abbassato mostruosamente il livello culturale del
nostro paese.
Il signore in questione dimenticava che i comuni nel nostro paese sono
oltre 8mila e che nessuno di essi dovrebbe essere privato del diritto di avere la
sua brava radio locale in grado di raccontare ai cittadini cosa succede
nel raggio di 20/30 chilometri.
Per la verità abbiamo inteso che il suo discorso era ristretto alle
televisioni locali. Ebbene, egli parlando ad orecchio, ha fatto sua
l'affermazione della Frt che da anni insiste nel dire furbescamente che le tv
sarebbero "oltre 600".
Dati recentissimi in possesso del Conna
confermano che il numero corrisponde (sono 586) , ma la Frt non dice che
un medesimo gruppo a volte possiede 10 o più testate e che svolte le debite indagini (queste sì
necessarie da farsi!) apparirebbe che l'emittenza televisiva locale è
pressoché scomparsa, sostituita da ibridi troppo piccoli per essere
nazionali, troppo grandi per risultare locali.
E' dal 14 aprile 1975 quando venne emanata la famigerata legge 103 che i
Corerat/Corecom imperversano, vetrinette pubblicitarie di incarichi di
"sfogo" per aspiranti politici e affini.
Lo provano i "convegni" e le tavole rotonde che organizzano, dove
invece di sentire (e imparare) dagli operatori e dalle associazioni di
categoria su ciò che succede nel settore, invitandone i rappresentanti a spese di viaggio
e di soggiorno a carico delle regioni avviene il contrario.
E' così che
può aver luogo la sfilata degli "esperti" pronti a snocciolare frasi fatte, luoghi comuni e
mezze verità mentre l'uditorio, se c'è (questa mattina in sala c'erano
praticamente i soli eruditi ), assiste basito alle varie esibizioni.
Ai Corecom/Corerat recentemente sono stati delegati incaricati di
quasi polizia sia pure con diritto e attendibilità tutte da verificare; se i vari
presidenti non si sentiranno appagati ritenendo questa la loro vera
vocazione, è augurabile si riuniscano e decidano di cambiare totalmente
impostazione alla loro attività.
Rendendosi finalmente utili.
20 settembre
2007
ARTICOLO 180
Nessuno si lasci intimorire
dalla sentenza della Cassazione in materia di diritti connessi (è
possibile leggerla in sintesi su Newsline
http://www.newslinet.it/shownews.php?nid=2673
) perché
l'avvocato della radio in questione ha impostato la causa in funzione
della pura e semplice difesa del suo cliente quando invece era
necessario entrare nel merito della legge n.633 del 1941 all'articolo 180.
Una volta per tutte, leggiamo attentamente cosa prevede questo articolo
di legge:
ART. 180 L'attività di intermediario, comunque attuata, sotto ogni forma diretta
o indiretta di intervento, mediazione, mandato, rappresentanza ed anche
di cessione per l'esercizio dei diritti di rappresentazione, di
esecuzione, di recitazione, di radiodiffusione ivi compresa la
comunicazione al pubblico via satellite e di riproduzione meccanica e
cinematografica di opere tutelate, è riservata in via esclusiva alla
Società italiana degli autori ed editori (SIAE).
Ci pare che il concetto sia chiaro: la Siae è il solo ente riconosciuto
preposto alla percezione del diritto d'autore.
Attenti ora ai tre punti
che seguono in particolare al terzo.
Tale attività è esercitata per effettuare:
1) la concessione, per conto e nell'interesse degli aventi diritto, di
licenze e autorizzazioni per l'utilizzazione economica di opere
tutelate;
2) la percezione dei proventi derivanti da dette licenze ed
autorizzazioni;
3) la ripartizione dei proventi medesimi tra gli aventi diritto.
Non ci sono dubbi a questo punto che è la Siae medesima a dover
"ripartire" i proventi agli "aventi diritto. Chiaro?
I giudici della Cassazione si sono pronunciati disinvoltamente sul fatto
che i "diritti connessi" non erano stati pagati dalla radio di Reggio
Emilia: era compito dell'avvocato rinviare all'articolo 180 l'attenzione
della suprema Corte dimostrando che sarebbe stata la Siae a dover
corrispondere quanto dovuto come d'altra parte è avvenuto per tanti
decenni.
La centralità della Siae, e non quella di coloro che si ergono ad
esattori in proprio mediante un comodo fai da te ricattatorio, è
riaffermata in numerosi punti che riguardano anche problemi diversi come
quelli contenuti nell'articolo 180 bis:
1. Il diritto esclusivo di autorizzare la ritrasmissione via cavo è
esercitato dai titolari dei diritti d'autore e dai detentori dei diritti
connessi esclusivamente attraverso la società italiana degli autori ed
editori. Per i detentori dei diritti connessi la società italiana degli
autori ed editori agisce sulla base di apposite convenzioni da stipulare
con l'istituto mutualistico artisti interpreti esecutori per i diritti
degli artisti interpreti esecutori ed eventualmente con altre società di
gestione collettiva appositamente costituite per amministrare, quale
loro unica o principale attività, gli altri diritti connessi.
Nessuno quindi non abbia timore nel difendersi perché la
ragione (e la legge) sono dalla sua parte inoltre, se il rappresentante
delle società che vantano i "diritti connessi" si presentasse insieme
alla guardia di finanza non si esiti a stendere in procura una denuncia
a carico di quest'ultima per abuso di potere: solo la Siae infatti può
valersi di forze istituzionali e non altri.
17 settembre
2007
IL GIUBBOTTO
Ennesima esibizione della guardia di finanza ai danni di due emittenti
di Caltagirone con tanto di lanci di
agenzia del loro ufficio stampa pubblicati con grande gusto dai Televideo
e da giornali.
Costretti a
difendere in modo esasperato il diritto d'autore e convinti di rischiare magari la pelle, i finanzieri si saranno armati di
tutto punto (come altre volte è avvenuto con tanto di
accerchiamento dello stabile dove aveva sede l'emittente) e avranno indossato i giubbotti antiproiettile temendo chissà quali
reazioni.
D'altra parte ciò rispondeva alle vedute dei berlusconidi che per cinque
anni hanno emanato a getto continuo provvedimenti concepiti solo in
funzione dei loro interessi come - a differenza degli altri
ministri del governo al quale appartiene - sta facendo il ministro Gentiloni in materia radioelettrica.
E' un'altra squallida puntata del regalo di Giuliano Urbani di Forza Italia che
dopo aver partorito come ministro una legge spaventosa rispondendo
principalmente alle lobby dei discografici, ha avuto il coraggio di
definirla "La legge in materia antipirateria più avanzata d'Europa".
Come sia possibile che la guardia di finanza in un paese dove ladri e
grassatori scorrazzano liberamente introducendosi perfino in numero
consistente in parlamento si metta alle calcagna di imprese radio
tv non è un mistero: meglio attaccare piccole entità radio tv lasciando
indisturbati gli intermediari di ortofrutticoli per esempio che in certi
casi hanno più che decuplicato i prezzi.
Il "corpo del reato" sequestrato alle due emittenti dai finanzieri
consiste in semplici file Mp3.
Il Conna è in attesa di suggerire agli avvocati le basi su cui muoversi
per impostare una difesa che non dovrebbe presentare grandi problemi
09 ettembre 2007
CONSIGLIO DI STATO
Il ricorso alla Commissione europea ha destato
un notevole interesse perché il mancato rilascio delle concessioni con
frequenze garantite e non interferite ha danneggiato un po' tutti.
Fra quanti ci hanno inviato o stanno preparando la documentazione che
provi i danni subiti, abbondano coloro che di fronte per esempio ad una
richiesta di sospensiva a seguito del mancato rilascio della
"concessione" si sono fermati al primo grado, cioè al Tar.
Invitiamo pertanto tutti coloro che fossero ricorsi al consiglio di
Stato e avessero anche in quella sede ricevuto una negazione di mettersi
in contatto con il Conna: 06/35348796
(dalle 12 alle 18,30); e-mail:
conna@conna.it
oppure
info@conna.it
03 settembre
2007
LA MARMELLATA
Il numero di Nuove Antenne cui stiamo lavorando avrà la
prima pagina come al solito dedicata a deputati e senatori i quali
potranno leggere cinque brevi articoli che dimostrano la tracotanza e la
incompetenza di questo ministro affatto all'altezza dei suoi colleghi del
governo Prodi molti dei quali stimabili positivamente.
Tenendo conto che il mondo politico è molto sensibile al problema Rai,
attraverso suggerimenti di carattere tecnico normativo cerchiamo di
riuscire a far nascere dubbi su di una ennesima operazione di legge -
più scadente delle altre del passato - ancora una volta spacciata come
un toccasana.
Gentiloni infatti, aggiungendo alla boria l'incompetenza, ha
consultato i soli poteri forti del mondo della comunicazione i quali -
oltre a suggerirgli di disporre le cose in modo tale che il servizio
pubblico venga portato sull'orlo della distruzione mediante una inaudita
"marmellata" societaria - lo hanno guidato in direzione di un
boicottaggio delle imprese radiofoniche e televisive che non
appartengano a grossi gruppi editoriali, deducibile anche dall'esiguità
degli emendamenti al disegno di legge 1825 accolti dalle commissioni VII
e IX riunite.
Per la prima volta quindi non sono solo le piccole radio e
televisioni locali a dover temere la concentrazione, ma aziende
che - a torto - per tanto tempo si sono ritenute "fuori pericolo",
immuni da possibili pericoli.
La prima pagina di Nuove Antenne qualche dubbio dovrebbe pur farlo
nascere nei circa 1000 deputati e senatori cui verrà dato il giornale;
comunque, la decisione di investire la Commissione europea dei problemi
di tante imprese che furono le iniziatrici di una diversa stagione
comunicativa - purtroppo poi degenerata - ci appare
come la forma di difesa più efficace che merita il sostegno dei nostri
associati e anche di quelle imprese che sono in grado di intuire il
gravissimo processo di concentrazione in atto.
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