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al
04/07/05 08.44
|
30
giugno
2005
L'IMPRECAZIONE
Le televisioni locali sono impegnate - identica
sorte potrà in futuro capitare anche alle radio - a procurarsi
apparecchiature per trasmettere in digitale entro la data del 25 luglio
prossimo.
La tendenza è quella di chinare la testa e facendo salti mortali riuscire
a investire somme assai consistenti rapportate al bilancio di una impresa
locale. Un ringraziamento particolare sotto forma di imprecazione molti
titolari di imprese lo stanno rivolgendo a quelle associazioni che non
hanno mosso dito per impedire questo ennesimo sopruso inserito nella legge
112/2004 al comma 11 il cui contenuto si può leggere in fondo a questa
pagina.
Intanto segnaliamo sulla Gazzetta ufficiale n.146 del 25.06.2005 della
Serie generale, l'esistenza, per coloro che ancora non ne fossero in
possesso, delle 6 pagine della domanda per ottenere quello che è il
prolungamento della concessione o dell'autorizzazione per le trasmissioni
televisive in tecnica analogica .
Una particolare attenzione il Conna la riserva per quelle imprese
televisive - in particolare le non-profit comunitarie - che non possono o
non vogliono investire somme a fondo perduto ritenendole al momento
irrecuperabili commercialmente da un cambio di sistema di trasmissione
immaturo, imposto unilateralmente da Gasparri per le
ragioni che conosciamo.
La migliore soluzione si sarebbe avuta rifiutando in blocco da parte di
tutte le locali tale imposizione, ma come abbiamo detto all'inizio i
complici di Gasparri lo hanno impedito.
Comunque il Conna ha una ricetta ad
uso e consumo per coloro che non possono o che orgogliosamente rifiutano
di abboccare ad un primo amo che fatalmente porterà ad un aumento di impegni/capestro, i quali a loro volta per il loro peso
economico in crescita esponenziale - se non
sapremo porre un argine mediante ricorsi con richiesta motivata di rinvio
alla Corte costituzionale - condurranno
inevitabilmente alla distruzione delle poche emittenti indipendenti
rimaste.
11. Subordinatamente al verificarsi delle condizioni di cui ai commi 1 e 3 e al conseguente effettivo ampliamento delle offerte disponibili e del pluralismo nel settore televisivo previsti dalla Corte costituzionale, il periodo di validita' delle concessioni e delle autorizzazioni per le trasmissioni in tecnica analogica in ambito nazionale, che siano consentite ai sensi del comma 8, e in ambito locale e' prolungato dal Ministero delle comunicazioni, su domanda dei soggetti interessati, fino alla scadenza del termine previsto dalla legge per la conversione definitiva delle trasmissioni in tecnica digitale; tale domanda puo' essere presentata entro il 25 luglio 2005 dai soggetti che gia' trasmettano contemporaneamente in tecnica digitale e, se emittenti nazionali, con una copertura in tecnica digitale di almeno il 50 per cento della popolazione nazionale. In deroga a quanto previsto dal comma 5 dell'articolo 23, fino alla completa attuazione del piano di assegnazione delle frequenze in tecnica digitale, non appena le imprese di radiodiffusione televisiva in ambito locale dimostreranno di avere raggiunto una copertura in tecnica digitale pari ad almeno il 20 per cento della effettiva copertura in tecnica analogica potranno presentare domanda per ottenere la licenza di operatore in ambito locale. Allo scopo di ottenere la licenza di operatore in ambito locale occorre, oltre agli impegni previsti alle lettere a) e c) del comma 2 dell'articolo 35 della deliberazione dell'Autorita' per le garanzie nelle comunicazioni 15 novembre 2001, n. 435/01/CONS, pubblicata nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 284 del 6 dicembre 2001, e successive modificazioni, impegnarsi a investire in infrastrutture entro cinque anni dal conseguimento della licenza un importo non inferiore ad un milione di euro per bacino di diffusione per ciascuna regione oggetto di licenza in ambito locale. Tale importo minimo e' ridotto a 500.000 euro per una licenza limitata a un bacino di estensione inferiore a quello regionale e a 250.000 euro per ogni licenza aggiuntiva alla prima per ulteriori bacini di diffusione in ambito regionale. Ai fini dell'impegno suddetto sono comunque considerati gli importi per gli investimenti operati ai sensi della legge 5 marzo 2001, n. 57, e per la sperimentazione delle trasmissioni televisive in tecnica digitale.
28 giugno
2005
COMUNICATO
Newlinet (
www.newslinet.it
) ha riportato il comunicato del Conna che segue, pubblicato il medesimo
giorno anche da Ansa, Agenzia Italia (Agi) e Adn Kronos nonché da agenzie
minori ma non meno importanti.
27-06-2005 - Allarme rosso
per le sopravvissute emittenti televisive locali
- La legge 112
voluta dal ministro Gasparri che per salvare Rete4 ha imposto
intempestivamente il digitale terrestre – gli altri paesi europei
parlano del 2010/2012 ammesso che nel frattempo non vengano cambiati gli
standard tecnici – prevede che entro il 25 luglio prossimo le poche
emittenti locali rimaste già assillate - specie quelle piccole di
provincia - da mille problemi di sopravvivenza, si dotino di
apparecchiature digitali il cui costo supera il più delle volte il
bilancio annuale di una impresa locale, pena il non rinnovo
dell’autorizzazione per continuare a trasmettere. L’attuale ministro
Landolfi, poco al corrente dell’eredità lasciata dal suo predecessore
non risponde ai numerosi richiami della nostra associazione, il cui
direttivo si domanda come un problema elementare di libertà informativa
non veda neppure le forze politiche di opposizione farsene carico".
(NL)
26 giugno
2005
PER LE TV
Agli inconvenienti che hanno colpito molte radio per
fortuna in corso di risoluzione, si aggiungono ora quelli delle
televisioni assillate dalla scadenza del 25 luglio data in cui dovrebbero
trasmettere in digitale su almeno uno dei canali posseduti.
E' una ridicola imposizione inserita nella 122 dal ministro Gasparri a
proposito della ben nota intempestiva operazione di un digitale di
salvataggio per la berlusconiana Rete4.
Nonostante la vendita dei decodificatori si sia fermata e le cifre
ampiamente truccate sul numero dei pezzi già venduti rendano improbabile
sia pure con un appena miglioramento dell'ascolto coprire i costi delle
apparecchiature richieste e la loro messa in opera, la riuscita
dell'operazione punta sullo spauracchio del non rinnovo di concessioni che
tra l'altro e per inciso, non sono mai state tali.
Le varie imprese, intimorite, si stanno organizzando nei più diversi
modi: si va dalla promozione presso gli ascoltatori di una raccolta di
fondi per salvare la "loro" televisione locale, all'investimento
puro a fondo perso di chi è in grado di farlo, alla indifferenza di due
tipi: quella puramente fatalistica, e quella di chi è deciso a rivolgersi
per far valere le proprie ragioni alla magistratura qualora arrivassero
interdizioni di qualsiasi tipo dovute alla mancanza del
"rinnovo".
Questi ultimi hanno dalla loro ragioni ben concrete da far valere: la
scelta dei principali paesi europei di rinviare il digitale al 2010/2012;
la strumentalità del'operazione voluta da Gasparri documentabile da
una impressionante massa di materiale pubblicistico; la sproporzione
fra il fatturato dell'impresa e gli investimenti che dovrebbe effettuare;
la privazione del territorio di una voce di pubblica utilità; lo standard tecnico non ancora ben definito che vede i
paesi europei in posizione attendista oltre alle ragioni generali di una
crisi economica che non permette spericolate fughe in avanti; la messa in
pericolo di posti di lavoro e, al primo posto, l'impossibilità di
rilasciare "rinnovi" in assenza delle concessioni invalidate fin
dal 1993/94 dal comma 5 dell'articolo 34 della legge 223/90.
Comunque esistono altre possibili soluzioni che possiamo comunicare ai
diretti interessati. Notizie in proposito si possono avere chiamando il
Conna - salvo imprevisti - dalle 12 alle 18.30 allo 06/35348796.
3 giugno
2005
INDISCRETO
Rispondiamo cumulativamente ad una domanda ricorrente. "Sul
vostro sito si legge a proposito della dichiarazione annuale al Roc:
"A partire dall'anno
2004 deve essere inviato anche il modello 20/REG contenente
l'elenco dei contratti stipulati e delle autorizzazioni ottenute per
l'acquisizione dei diritti d'autore e dei diritti connessi, così come
previsto dalla deliberazione
n. 130/03/CONS (art. 2 comma 1)". "
Riportiamo
abitualmente le notizie così come ci vengono trasmesse ma ciò non
comporta approvazione o acquiescenza da parte della nostra associazione.
La richiesta del Roc è rivolta per accertare se una impresa radiofonica o
televisiva soddisfa tutti pretendenti sul diritto d'autore, e per
deliberare questo abuso, l'autorità di Napoli si è appositamente riunita
dopo aver subito magari le pressioni degli "aventi diritto".
Il Conna consiglia pertanto tutte indistintamente le emittenti a non
rispondere a questa domanda che rappresenta una forzatura illegittima.
Per la medesima ragione, il gruppo di incompetenti che faceva capo a
Enzo Cheli - un "grande giurista" che invece non è
stato neppure capace di applicare la legge 249 in tema di auditel/audiradio
- avrebbe potuto curiosare maggiormente nella vita dei singoli chiedendo
per esempio se le fatture dei fornitori sono state pagate o saldato il
conto al bar o al ristorante.
Mentre ricordiamo a lume di buon senso che i
rapporti con la Siae e "connessi" sono un fatto che riguarda
strettamente l'impresa e nessun altro, aggiungiamo che se "
l'autorità " vorrà in futuro essere autorevole, dovrà, prima di
prendere ogni decisione, consultare le associazioni del settore e in
quella sede propria il Conna potrà di volta in volta vagliare ciò che
viene deciso ed evitare clamorosi scivoloni.
17 giugno
2005
"INATTUABILE"
Siamo ancora all'inizio di una battaglia sul digitale terrestre che non
saremo solo noi a combattere, ma soggetti e forze le più diverse che si sono sentite prese in
giro dall'ex ministro Gasparri all'atto dell'emanazione della legge
Salvafede,
dai berlusconidi e dall'incolpevole Emilio che sperando di
continuare ad avere un circo tutto suo
come quello che è riuscito a conquistarsi è l'ultimo
a meritare condanne.
Suscitano indignazione anche le cifre enormi spese da un Paese in crisi in una operazione
fallimentare e prematura destinata a segnare il passo nel tempo al di là
del 2010 considerato da quasi tutti i paesi europei come un realistico nastro di
partenza . Una prima azione viene dall'Associazione nazionale Altroconsumo che
rivolgendosi alle Autorità comunitarie chiede intervengano sul digitale
terrestre. Si legge tra l'altro in un recentissimo comunicato:
Altroconsumo, ...ha formalmente richiesto alla Commissione europea di avviare una procedura di infrazione contro l’Italia a causa del contrasto con il diritto comunitario scaturito dall’introduzione della legge Gasparri, per disciplinare il passaggio dal sistema televisivo analogico a quello digitale. Secondo Altroconsumo la legge Gasparri attribuisce illegittimamente a Rai e Mediaset diritti speciali che ne rafforzano la posizione dominante e impediscono l’accesso al mercato a nuovi operatori, limitando la concorrenza.
... Al di là dell’inevitabile differimento dello switch off fissato in maniera inattuabile al 31 dicembre 2006, Altroconsumo auspica che la Commissione europea adotti nei confronti dell’Italia le misure necessarie per garantire lo sviluppo di corrette dinamiche concorrenziali nel mercato televisivo digitale.
16 giugno
2005
DISCUTIBILE PRASSI
Roberto De Marinis ci ha inviato
uno scritto che pubblichiamo.
"Le leggi devono essere rispettate". Siamo d'accordo, ma si può
non contestare ciò che sono regole imposte dallo strapotere di lobby e dall'agire di
politicanti che al primo posto pongono l'interesse personale o al massimo
del loro gruppo politico e non quello generale?
Legge 66; meccanismo di privilegio dell'articolo 16 della legge 223
a favore delle grosse imprese vizio all'origine di tante storture,
vessazioni della legge 422 e tante, tante altre infamie dovrebbero vedere
un atteggiamento passivo in una organizzazione di categoria?
No di certo se essa è degna di questo nome.
E allora, visto che le leggi non vengono direttamente da Dio ma da esseri
umani di gran lunga meno rispettabili, si fa di tutto per cambiarle. Per
la medesima ragione il concetto di Diritto d'autore (e tanto più quello
dei famigerati "diritti connessi") alla luce dei nuovi mezzi di
comunicazione deve essere reinterpretato: sicurezza di sfruttamento per un
breve periodo delle opere dell'ingegno per remunerare correttamente i
capitali investiti, abbattimento di ridicole norme estensive che ne
consentono lo sfruttamento per ben settanta anni.
Nel merito della questione: le cifre di beni sequestrati, di danni apportati, vengono
regolarmente "gonfiate" ad uso dei mezzi di informazione per
sottolineare l'importanza "dell'operazione" e soprattutto di chi
l'ha eseguita. E' bene anche aggiungere che lo scambio di musica o altro
non muove capitali, quindi la cifra dedotta nel caso specifico dai
discografici della Fimi (Federazione industria musicale italiana) è da ritenere puramente
virtuale.
Concludendo, le perquisizioni presso domicilio poi sono sempre un fatto
molto grave - basta pensare che ben raramente vengono praticate nei
confronti di noti mafiosi il cui nome è sulla bocca di tutti - e i
comunicati di agenzia lasciavano intendere che si trattasse proprio delle
case di un Rossi e di un Bianchi qualsiasi: assistere passivamente a
questi eccessi significa incoraggiare una prassi discutibile.
" Leggo la nota sulla operazione della Polpost di Pescara, e mi sento di dire qualcosa al riguardo.
Innanzitutto, che se c'è una Legge, questa va rispettata, anche se riguarda la condivisione di files video o musicali. Nel caso in specie, il "giro" era attestato a cifre da capogiro. Credo sia questo ad aver fatto scattare l'operazione; penso che nessuno si sognerebbe di andare a casa di Mario Rossi a vedere quanti mp3 ha sul suo computer e se ne fa peer-to-peer con Maria Bianchi.
Se però la Polpost -giustamente- scatta sull'attenti per sgominare giri da 35.000 Euro all'ora (è questa la stima dell'illecito sgominato, secondo dati forniti dalla FIMI ), mi chiedo cosa ci vuole per far muovere la Polpost e qualche P.M. di buona volontà contro un traffico ancor più gigantesco, che è quello delle frequenze radiotelevisive ?
A beneficio di chi non sa (ammesso che ci sia qualcuno che non le sa) queste cose, vale la pena dire che in Italia è in atto da anni un fiorente traffico in tutto simile a quello sgominato dai bravi poliziotti della Polpost di Pescara. Parlo, amici, del traffico di impianti venduti, rivenduti, scambiati a mò di figurine dei calciatori. Cosa c'è di strano in questo ? Ve lo dico: nella gran parte dei casi le compravendite hanno interessato soggetti privi di titolo abilitativo; cioè: molti (soprattutto "syndications") si sono trovate a comprare impianti e frequenze a Canicattì (Sicilia) usando come "contenitore" concessioni rilasciate in ambiti territoriali completamente diversi. E questa cosa è continuata e continua tuttoggi estesa anche alle conces sioni LOCALI che, una volta "svuotate" ben bene da tutti gli impianti concessi, sono state spostate -ad esempio- dalla Liguria alla Basilicata. Ma, tanto per rimanere in tema, anche geograficamente, molti non sanno di un impianto sui 101.600 MHz. che si trova sulla Maiella, e su cui "suona" una radio che, visionandone il protocollo, si scopre essere una radio di Lamezia Terme. Con concessione richiesta per la sola DIOCESI di Lamezia. Manco la provincia. Figuriamoci se questa radio, comprata dalle preghiere di qualche padanico adoratore di Nostra Signora, la "tocca" nessuno... Tornando al "traffico" di impianti e concessioni, se ipotizziamo che si siano compravenduti in Italia almeno 10.000 impianti radiotelevisivi (cifra abbondantemente sottostimata), considerati i "prezzi" e i "valori" (ci sono impianti che "valgono" MILIONI di Euro), anche volendo fare una media fra impianti che valgono milioni, e impianti che valgono diecine di migliaia di Euro, sta di fatto che il "giro" di qua ttrini a mio avviso supera di gran lunga quello dei "Pastori Abruzzesi".
Concludo dicendo che bene sarebbe che il CONNA si facesse latore di giuste istanze in tal senso proprio presso... la Polpost di Pescara. In fin dei Conti, la Maiella, non si trova sul loro terrirorio ? Una volta tanto che si trovano degli inquirenti capaci e brillanti, cerchiamo di fare tesoro della loro capacità ed esperienza, no ? Un bravo alla Polpost di Pescara, un incitazione a fare di meglio e di più. Mettendo le mani sulle carte giuste, fra Ministero e Autorità, altro che Pastori Abruzzesi ! Salterebbero fuori pure cessioni fatte dopo la morte del titolare, come è avvenuto in Puglia (dove purtroppo la Polpost di Pescara "non fa servizio").
12 giugno
2005
BRILLANTE
Scintillante operazione della polizia
postale che ha sgominato una banda di criminali, forse anche di assassini
stupratori che violavano il diritto di autore praticando il "peer to
peer", ovvero lo scambio di canzonette in rete. Perquisite 54
abitazioni (ma il domicilio per l'articolo 14 della Costituzione non era
inviolabile?) e denunciate 54 persone con imputazioni apocalittiche.
L'intervento della polizia è stato battezzato "Pastore abbruzzese"
secondo una nauseante moda importata dagli Stati uniti, usi a dare
definizioni di fantasia anche alle aggressioni più turpi come l'invasione
dell'Iraq che semmai meritava altri nomi tipo "Benzinaio
orientale" oppure "Ladracchioni di petrolio".
Se la polizia postale è così solerte, non è solo per ricevere in cambio
una facile pubblicità come ormai tutti i corpi dello Stato stanno
facendo, ma perché evidentemente è spinta a farlo da pressioni e denunce
di organismi parassiti che sono riusciti a far approvare leggi
assolutamente sproporzionate che prevedono sanzioni talmente elevate da
risultare risibili e per questo inesigibili.
La medesima polizia postale - le testimonianze non mancano - tende poi a
dichiararsi incapace di indagare e scoprire la massa di falsari
radiotelevisivi che hanno denunciato nel censimento del 1990 l'esistenza
di apparecchiature di trasmissione fantasma di potenza spropositata che
attivate in un secondo tempo hanno reso impossibile la vita di tante
emittenti locali: richieste più che legittime di accertare mediante
l'esibizione delle fatture di acquisto l'esistenza effettiva di antenne e
trasmettitori censiti non ci risulta siano mai state prese in
considerazione.
07 giugno
2005
LITIGIOSITA' (2)
Tanta superficialità e un così facile appagamento costarono cari con la
scomparsa di buona parte delle radio e televisioni locali a beneficio di
"reti nazionali" che salvo pochissimi casi, non erano utili a
quella collettività alla quale in fin dei conti appartengono le frequenze
di trasmissione, ma semplicemente al mondo degli affari se non degli
imbrogli .
A discarico di tanta noncuranza delle "locali" che avrebbero
dovuto promuovere tutta una serie di rivendicazioni c'era una cattiva
fiducia (più che giustificata) in quella giustizia amministrativa (Tar e
Consiglio di Stato) che come ebbe a dire pubblicamente l'ex ministro
Gasparri finisce sempre per "accontentare" i ministeri cui è
legata per la scandalosa questione delle consulenze.Tuttavia dal 6 luglio
dello scorso anno, la sentenza 204 della Consulta ha tolto parte di quel
potere assoluto che avevano a Tar e Consiglio di Stato - basta pensare che
la giustizia amministrativa non dipende dal Csm ma solo da sé stessa
senza controllo alcuno - e di fronte a questioni che a norma del
codici civile e penale non stanno in piedi perché non valersi finalmente
della giustizia ordinaria presentando denunce precise e documentate?
Esaminate sotto questa luce, situazioni interferenziali che vedono radio o
televisioni gravemente impedite a farsi sentire dall'aumento spropositato
di potenza da chi ha dichiarato il falso nel 1990 all'atto del censimento,
oppure ha potuto farlo attraverso le infinite vie del signore che vengono
dagli "Ispettorati", può difendersi rivolgendosi al più vicino
tribunale; come potranno stendere una denuncia per truffa a carico del
ministero delle comunicazioni tutti coloro che hanno ricevuto o
riceveranno pressanti richieste di versamento di canoni e tasse o
inconvenienti legati o multe "dell'Autorità" per non aver
ottemperato ad un qualsiasi obbligo riguardante i concessionari. A questo
proposito ricordiamo ancora una volta che non ci sono
"concessionari", né autorizzati per la fondamentale
inadempienza governativa di non aver approntato i Piani di assegnazione
per tempo.
Sono innumerevoli i casi che meritano una risposta legale; volendo
sintetizzarli in una sola voce essi sono legati ai danni in senso lato
(immagine, affari, mancata crescita ecc..) che una impresa o una
associazione non-profit hanno subito.
05
giugno 2005
LITIGIOSITA'
Il nostro è il paese della litigiosità, delle diatribe, delle cause in
tribunale spesso istruite per futili motivi. Questa calamità italiana non
deriva dalle degenerazioni dell'antica "Culla del diritto"
portata tante volte ad esempio in tutti i livelli di insegnamento, essa
non c'entra nulla perché la nostra giustizia è anche quella che funziona
peggio delle altre; le ragioni sono semmai di carattere
storico-territoriale.
La
secolare divisione dello Stivale in tante piccole porzioni di territorio
ognuna delle quali spesso era rivale di quella adiacente, ha finito con il
riflettersi inevitabilmente sul nostro tempo e la prova più evidente viene
dal sistema elettorale maggioritario imposto a forza che ha prodotto più
inconvenienti che benefici.
In
una nazione dove una città, Siena, è divisa in tante contrade che si
guardano con diffidenza, era saggio obbligare il corpo elettorale a
scegliere fra due raggruppamenti composti da forze eterogenee ognuna delle
quali ha una radice diversa dalle altre?
I
tribunali dunque sono sommersi da una miriade di cause che vanno dalle
liti di condominio alle cause di divorzio, passando dalle divisioni di
beni, attribuzione della proprietà di case e terreni o altro ancora.
Stupisce
a questo punto constatare che l'unico settore "buono", calmo e tranquillo
sia quello dell'emittenza televisiva e radiofonica. Già ai tempi della
legge 422 del 1993, il direttivo del Conna indignato da tanta impudenza
governativa per le regole vessatorie seminante un po' in tutto
l'articolato, propose un ricorso contro imposizioni che anche ad un esame
superficiale apparivano fortemente sospette di incostituzionalità.
Ebbene, non ci fu una sola emittente fra la massa dei nostri associati a
rendersi conto dei tanti tranelli che meritavano di essere immediatamente
affrontati in sede giudiziaria prima che fosse troppo tardi: la felicità di aver ottenuto un pezzo di
carta chiamato concessione era più forte di ogni istinto di ribellione e di ricerca di giustizia.
(segue)
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