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ULTIMISSIME - Maggio 2018

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31 maggio 2018
UN COMUNICATO

E' con serenità che annunciamo la fine delle trasmissioni di EdenTv.
A seguito di un'attenta analisi sul futuro delle emittenti televisive locali abbiamo riscontrato che non c'è più motivo di concentrare gli sforzi lavorativi ed economici in questo settore che tanto ci ha dato nei 31 anni di attività ma che si sta esaurendo con l'evoluzione degli aspetti sociali, culturali e tecnologici.
Ci abbiamo messo tanto impegno e tutte le nostre capacità economiche reinvestendo sempre tutti i guadagni per migliorare gli ascolti e la qualità dei programmi, abbiamo fatto il salto tecnologico del Digitale terrestre ampliando il nostro bacino di utenza in tutto il Veneto, siamo riusciti a seguire le tecnologie creando un sistema web di ottimo livello e la possibilità di seguirci in streaming di alta qualità ovunque ma ci attendono altre sfide che come piccola emittente locale sono troppo impegnative ed il rischio è di dover chiudere per fallimento come è già purtroppo successo a molte altre emittenti.
E' per questo che abbiamo deciso che la nostra avventura è finita e vogliamo farlo in modo da lasciare un buon ricordo a tutti, telespettatori, inserzionisti, sportivi che abbiamo accompagnato ai massimi livelli, dipendenti e collaboratori, quindi vi diciamo Grazie per averci accompagnato nei 31 anni di questa bellissima avventura.

L'editore e lo staff di Edentv86

Suscita tristezza, malinconia e rabbia leggere un documento di "resa" di una televisione (o di una radio che è la medesima cosa) che non sappiamo neppure in quale città veneta operava; rabbia perché costringendo alla resa "EdenTv" e tante altre, si è tolto al Paese un bene sociale senza che dalla sua nascita abbia potuto godere di un periodo di normalità per crescere e svilupparsi, assicurato da leggi che nella pratica invece sono risultate liberticide per l'emittenza locale .
Le reti nazionali hanno potuto fare tutto ciò che volevano scrivendosi con le loro mani le leggi che prevedevano la vendita dei cosiddetti rami di azienda o dell'albero intero  comprese le foglie e i frutti, ricorrendo a marchingegni amministrativi che cozzavano col buon senso e con i codici delle leggi vigenti quando non appena rilasciate le "concessioni" prive totalmente di valore, era necessario impedire il commercio delle frequenze, dal luogo all'esenzione di canoni e tasse per le radio e tv a partire da un determinato livello annuale di fatturato
Non averlo fatto ha significato consentire abusi e prevaricazioni dei più forti e la vittoria finale di quei gruppi che erano nati non per servire onestamente un determinato territorio a raggio limitato dando voce a tutte le entità del posto, ma per acquisire soldi e potere contribuendo ad abbassare nel contempo il livello culturale  dei programmi per ragioni di concorrenza commerciale.
Unica stonatura nel comunicato che pubblichiamo integralmente è la mancanza di un minimo di autocritica; l'assumersi per esempio  la responsabilità di aver dato sostegno ad associazioni parassitarie che operavano in combutta con quelli che avrebbero dovuto essere i loro  avversari; finte organizzazioni di categoria che si sono arricchite ai danni di tanti sprovveduti che hanno versato ingenti quote annuali per far parte di queste congreghe che scopertamente le hanno tradite. Basta pensare all'assenso che hanno dato all'imponente massa di "Delibere" dell'Agcom, alle pretese dell'SCF, all'obbligo di assumere dipendenti, a canoni e tasse in proporzione pesantissimi per le "locali" e insignificanti per le reti nazionali, alla creazione della tipologia dei mux, all'origine della catastrofica confusione che si è risolta con l'allontanamento della platea degli ascoltatori... e la chiusura o il fallimento delle Tv . 

11 maggio 2018
IL PASSO FALSO
L'antico adagio recita: "chi troppo vuole..", neppure ci va di finire la frase tanto è vetusta e scontata, ma di fronte ad un chiaro esempio circa la sua veridicità non potevamo esimerci dal citarla.
Cosa è accaduto? Fino a quando i pretendenti dei "diritti connessi" si accontentavano di grossolani equivoci, raffazzonati valendosi di regole basate su antiche prebende essi potevano far la voce grossa e vigliaccamente trascìnare in tribunale piccole radio locali che già avevano difficoltà nel pagare quanto imposto dalla Siae, obbligandole a sottostare alle loro ingiunzioni.
Il passo falso lo hanno fatto quando sentendosi ormai sicuri hanno voluto definitivamente affermarsi operando da lontano, a Bruxelles o in altri stati dell'Unione per darsi più importanza e pasticciare in modo ignobile la legge n.633/41, ma il risultato è stato controproducente, non certo quello sperato, perché in molti hanno finito per domandarsi cosa sono in definitiva questi "diritti connessi" se non una mastodontica costruzione con i piedi di argilla risalente ad un lontano passato priva oggi di fatto della sia pur minima legittimità.
Il Conna, mediante un documento di poco più di sessanta righe smonta ogni equivoco e nonostante i suoi limiti economici di organizzazione non profit si sta orientando a dimostrare in tribunale quanto asserisce.
Pensavamo di essere confortati dalla presenza del ministro dei beni culturali Dario Franceschini che si era detto contrario al liberismo (leggibile in questa stessa pagina nell'articolo "Tante piccole Siae del 12 marzo scorso Ndr), ma il signor ministro ha preferito da politico scadente rimangiarsi le sue parole poco gradite da qualcuno.
iI documento che abbiamo approntato ha cominciato ad essere inviato in raccomandata o in Pec a quanti chiedono i non dovuti "diritti connessi" e chiunque ha ricevuto richieste, contratti o altro, dovrà farlo per non dar luogo a fatti compiuti e pretesti per aumentare la già lunga fila dei pretendenti.

Come già abbiamo scritto, possono fare richiesta del testo del documento e relative indicazioni i soli associati in regola con la quota di iscrizione.

Iscrizioni: sulla home page "aderisci al CONNA",  06/35348797 ore 12/18,30.

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