02 febbraio 2018
UN PASTICCIO INAPPLICABILE
Giungono al Conna lettere e telefonate al limite del drammatico in merito alla legge
che ha consentito la moltiplicazione dei pretendenti del diritto d'autore
- una vera e propria canea degna della caccia alla volpe - giunta ormai ad
una cifra di due numeri - esattamente 12 compresa la Siae declassata al
rango di "una delle tante"- che tende ad
aumentare.
Radio, ma anche televisioni non sanno più come comportarsi, specie quelle
di dimensioni minori; dopo la
pubblicazione da parte dell'Agcom del lungo elenco, esse dovrebbero
documentare ciò che trasmettono e mostrare di essere in possesso di una serie di dati
per ciascun brano difficili da reperire, anche per la difficoltà se non l'impossibilità di
disporre di personale adatto, e nel contempo prepararsi a soddisfare le
brame di un gran numero di postulanti facendo fronte ad una contabilità
impossibile da tenere all'interno di una emittente radiofonica locale.
Per anni abbiamo delineato la grave situazione che ai nostri giorni si è
puntualmente verificata; gli appelli alle emittenti si sono susseguiti;
più volte abbiamo avuto contatti con la Siae senza venire a capo di nulla
perché non ci è stato dato di conoscere il motivo per cui la società degli autori esclusivista non ha
difeso la sua non casuale unicità circa la percezione dei diritti
d'autore, voluta dal legislatore della 633/41 per l'impossibilità di
affidare ad una miriade di soggetti l'esazione dei proventi.
Per quanto riguarda le radio esse hanno adottato il solito comportamento
attendista e disorganizzativo; tutte le volte che abbiamo gettato
l'allarme denunciando i pasticci che si stavano tramando
stravolgendo la legge che avrebbe portato verso un liberismo privo di
senso, invece di registrare una partecipazione in massa, visto il pericolo
comune, a stento
abbiamo superato una quarantina di firme: poche per intraprendere qualsiasi azione
soprattutto legale.
A parte le gravissime responsabilità dell'avvocatura interna alla Siae
meritevole di una inchiesta giudiziaria per l'inspiegabile mancata
difesa dell'esclusività dell'azienda sancita dalla legge 633/41 che li ha
sempre lautamente pagati, anche il ministro dei beni culturali ha mostrato
gravi incapacità e menefreghismo perché prima ha dichiarato che nazioni
come la Francia invidiano (invidiavano) il sistema italiano per
l'affidamento ad una sola società la percezione del diritto d'autore,
salvo dopo qualche mese spalancare la porta al liberismo, all'attuale caos
di cui non se ne conosce ancora l'intera portata.
Fra il silenzio generale la complicità e l'acquiescenza delle
associazioni a carattere fortemente speculativo, facili da corrompere
concedendo loro qualche vantaggio, solo il Conna parla chiaro. E in modo
altrettanto intelligibile - visto che un pronunciamento ci viene chiesto
da più parti - diciamo alle imprese radiofoniche e televisive:
"visto che non è possibile avere
un sostegno numeroso che consenta alla nostra associazione di promuovere
una class action, ognuno si difenda da sé".
Nessuno tema una eventuale denuncia che ben difficilmente potrà esserci;
di fronte a qualsiasi accusa di inadempienza, anche
quella di aver interrotto i versamenti del diritto d'autore,
esposti i fatti e considerato lo spirito negativo della legge
ultraliberista che getta un'ombra sinistra sui vari protagonisti pubblici
e privati, e che nella pratica risulta inapplicabile per il numero abnorme dei soggetti che avanzano pretese, il giudice non potrà che assolvere e
rinviare alla Corte costituzionale una legge improvvisata, contraddittoria,
contraria agli interessi degli artisti: le leggi sono concepite per
essere rispettate salvo quelle che rivolgono ai cittadini richieste
impossibili da soddisfare.
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