Ultimo aggiornamento:
21/04/2010 19.40 |
26 febbraio 2010 (quater)
FNSI (2)
La Federazione nazionale della Stampa ci ha
fatto sapere che in serata è stata decisa una "Assemblea urgente per
l'emittenza locale" che si terrà mercoledì prossimo 3 marzo alle ore
10,30 presso la sede della Fnsi che si trova a Roma in corso
Vittorio Emanuele II, 349 001986, tel. 06/680081.
All'Assemblea saranno presenti il presidente Roberto Natale e il
segretario generale Franco Siddi nonché le parti interessate.
E il Conna lo è.
26 febbraio 2010 (ter)
FNSI
In tempi rapidissimi il presidente della Fnsi ha
risposto alla nostra comunicazione riservandosi di comunicarci l'ora
in cui sarà tenuta l'Assemblea (probabilmente mercoledì prossimo)
presso la sede nazionale della Fnsi di Corso Vittorio a Roma.
Roberto Natale conosce doppiamente i problemi della categoria, per
la sua attuale veste di presidente e come professionista a lungo
giornalista in Rai.
26 febbraio 2010 (bis)
ALLE AGENZIE
E' stato inviato alle agenzie di
informazione il comunicato che segue. Potremo constatare in questa
occasione quanto i giornali - che non hanno mai perso l'occasione di
mettere in rilievo fatti negativi nei confronti di radio e tv
(sequestri della Guardia di finanza di materiale sonoro, diritti
connessi ecc...) siano vicini all'emittenza locale che hanno sempre
considerato - a torto - come concorrente.
Il Conna,
non ha mai cessato di mettere in guardia l'intero comparto dell'emittenza
locale e multiregionale in merito alla concentrazione dei mezzi di
informazione perseguiti da questo governo.
Il brusco risveglio del taglio dei rimborsi previsti per l'editoria
radio e tv concretizza un disegno che merita di essere denunciato.
Chiarito che da una parte esistono imprese obbligate per legge ad
assumere personale le cui vita economica stentata era appena appena
mitigata dalle cosiddette "Provvidenze" per l'editoria e dall'altra
aziende televisive di tutta fiducia del presidente del Consiglio che
ottengono risorse pubblicitarie da Publitalia, va da sé che il
sottosegretario Paolo Bonaiuti, dopo aver creato il momento
favorevole tacitando i giornali, ha approfittato - preso da un
eccesso di zelo e di servigi resi - per condannare all'estinzione
quelle voci eterogenee presenti sull'intero territorio
nazionale risultate nel tempo di difficile addomesticabilità.
Un disegno così scopertamente rozzo e violento deve far rivoltare
chiunque ne venga a conoscenza.
Il Conna che è fatto oggetto in queste ore di un numero
impressionante di comunicazioni di protesta nei confronti di questa
ennesima forma di violenza, si è pertanto rivolto al presidente
della Fnsi Roberto Natale - già sollecitato da Stampa romana - al
fine di indire una assemblea nel tentativo di reintrodurre una norma
che valga a salvare tanti posti di lavoro messi in pericolo da un
inopinato colpo di mano.
26 febbraio 2010
STAMPA ROMANA
L'Associazione Stampa romana ha preso posizione
contro il "taglio" delle "provvidenze" definendo la decisione
governativa relativa "scellerata e inutile".
Stampa romana si è sempre preoccupata soprattutto di quella
tipologia di imprese televisive e radiofoniche che riportano ricavi
sufficienti ad attenuare l'effetto della mancanza dei rimborsi
erogati dalla Presidenza del Consiglio, tuttavia sia benvenuta la
decisione di guardare più lontano spingendo la Fnsi (Federazione
nazionale della Stampa) a valutare tutte le possibilità di
difesa, compresa quella di collegamenti in ponte radio, affinché i
cittadini vengano informati di ciò che sta accadendo.
In definitiva Asr dice esattamente le medesime cose che abbiamo detto e scritto
noi e che probabilmente hanno ricevuto e letto.
25 febbraio 2010 (bis)
LA FRUTTA
Sconcerto da parte delle emittenti e
improvvisa scoperta di essere... scoperte sul piano della difesa
sindacale che avrebbero dovuto organizzarla associazioni che vantano
un numero megagalattico di iscritti.
Esse, tutto ciò che hanno saputo produrre, sono stati gli
sterili ma sontuosi "congressi" e "accordi" di facciata compreso
quello - rimasto misterioso - con la Scf autonominatasi esattrice di
lei medesima per la percezione dei famigerati "Diritti connessi".
Ora, tenteranno di correre ai ripari, si appoggeranno a qualche
organizzazione sindacale più o meno presentabile e organizzeranno
proteste improvvisate, magari qualche tavola rotonda o di altra
forma nonché apparizioni in tv: aria fritta poco credibile in
partenza destinata a strappare nella migliore delle ipotesi un
insignificante contentino da parte del governo.
Nel frattempo il Conna sta ricevendo comunicazioni allarmatissime e
richieste su come far fronte alla situazione, cosa che abbiamo
ampiamente spiegato in altra sede. Ne abbiamo scelto una
apparentemente tranquilla, ma in realtà drammatica, perché viene da
uno staff di professionisti che hanno creato una azienda con delle
solide fondamenta che qualcuno sta trasformando in sabbie mobili.
Buongiorno, apprezziamo molto il Vs. operato a difesa dell'emittenza
privata.
Dopo tante vessazioni subite da trent'anni ora siamo veramente alla
"FRUTTA".
Evidentemente, le ns. aziende sono considerate emerite "fuorilegge",
eppure produciamo ricchezza e posti di lavoro e senza fiatare
paghiamo tasse e gabelle varie.
Però ora ci devono solo indicare che mestiere dobbiamo fare per
campare noi tutti e di che morte dobbiamo morire
Buon lavoro.
Un editore onesto come tanti altri.
Gentili
amici, vi ringraziamo per la lettera che merita una considerazione
iniziale ad uso anche di tante altre emittenti simili alla vostra:
sembra che non ci si renda conto, nonostante la vita di ogni
giorno ce lo dimostri, che nel nostro paese, più che la giustizia e
il diritto contano i rapporti di forza.
Dovreste quindi per trovare una giustificazione a ciò che sta
succedendo esaminare la Vostra posizione attuale e del passato agli
effetti di una difesa organizzata. Cosa avete fatto in proposito?
Siete iscritti ad organizzazioni che hanno solo lucrato da parassiti
su di Voi senza far nulla per costringere i pur scadenti organi
istituzionali a farvi rispettare e ben considerare in quanto
elementi di una categoria di somma importanza per l'informazione? Se
fosse così state raccogliendo ciò che avete seminato.
Nonostante la Vostra azienda radiofonica abbia una struttura tutt'altro
che fatiscente, è la prima volta che prendete contatti con il Conna
che opera sia pur con denominazioni diverse da 35 anni, e anche dal
Vostro scritto si capisce che neppure oggi - nonostante le nostre
proposte di correre immediatamente ai ripari - avete recepito
l'esigenza di creare una associazione locale, di mettervi in
contatto con altri colleghi rinviando ogni forma di animosità e
concorrenza sul piano dei programmi e dell'iniziativa commerciale
- di muovervi insomma - dando la priorità ad attività pubblicistiche
di lotta e di informazione su ciò che sta avvenendo.
Il Conna con il suo periodico Nuove Antenne e altri amici colleghi
come quelli della redazione del quotidiano telematico
www.newslinet.it
abbiano informato
per tempo sul precipitare degli avvenimenti, nulla di sostanziale è
accaduto; ci volevano i bruschi risvegli come la sperimentazione
forzata del digitale radiofonico e ora la quasi sicura eliminazione
di ogni rimborso editoriale per accorgersi della mancanza di una
voce unica che nelle sedi istituzionali adatte difendesse l'intera
categoria.
Quanto alla "frutta" , ci sono popoli che cominciano il pranzo con
questa, in altre parole vale anche il nostrano "non è mai troppo
tardi".
Il Conna non ha nulla da rimproverarsi; con l'ultimo ormai noto
articolo diretto a televisioni e radio in difficoltà molto simili
fra di loro, abbiamo suggerito come correre ai ripari: restiamo
quindi in attesa finisca ogni autolesionismo e che ognuno faccia la
sua parte.
Coordinamento nazionale
Nuove Antenne.
Ultim'ora.
Abbiamo visto nei corridoi di Camera e Senato noti sederi di piombo,
inattivi da anni, che temendo di perdere posizioni di potere
acquisite si aggiravano come formiche impazzite alla ricerca di una
via d'uscita che mitigasse il taglio delle "provvidenze". Un lavoro
scoordinato che potrebbe anche produrre qualche risultato ma privo
di effetti sul piano dei rapporti di forza di cui si è parlato
sopra. Auguri.
25 febbraio 2010
STOP ALLE "PROVVIDENZE"
E' augurabile che l'articolo che precede,
pubblicato inizialmente in sei puntate continui nel tempo ad essere
ricordato in tutti i suoi punti perché si sta avverando quanto già è
stato detto.
Radio e televisioni locali, illuse e prese in giro da
associazioni in cui avevano creduto e che per tanti anni hanno
venduto loro (e a caro prezzo) solo fumo, stanno correndo il rischio
di estinzione.
A differenza dei giornali che facendo sentire la loro voce hanno
saputo rintuzzare l'arroganza governativa costringendo a prorogare
di un altro anno i finanziamenti, l'emittenza radiotelevisiva, non
potendo dar luogo ad una sua autodifesa stante il suo frazionamento
dovuto ad una serie di equivoci, è stata privata delle
"provvidenze" di rimborso per le spese di energia elettrica,
collegamenti telefonici e da satellite.
E' un atto di estrema gravità che giunge prima del previsto a
dimostrare che quanto abbiamo scritto in merito ad un "laccio di fil
di ferro che poco per volta sta strozzando anche le aziende
apparentemente più forti" non era una previsione allarmistica.
Dati i tempi ristretti, sarà ben difficile che il Senato della
Repubblica possa modificare quanto ha già deciso la Camera. La
creazione di associazioni locali rappresenta pertanto un
tentativo estremo per giungere a ridare fiducia e prestigio all'emittenza
locale. Quanti leggeranno potranno informarci circa le loro
perplessità, suggerimenti e vedute scrivendo a:
autodifesa@conna.it
.
Ad ognuno risponderemo privatamente.
24 febbraio 2010
IL BINOMIO
Il consorzio Scf che oggi si dichiara
società che provvede alla "gestione mutualistica, escluso ogni fine
di lucro, in Italia e all'estero dei diritti di utilizzazione
economica spettanti ai produttori fonografici consorziati" finalità
ben diversa - probabilmente adottata per ottenere maggiore
credibilità - da quella dichiarata in precedenza di Spa,
società per azioni, non potrà più contare sul supporto di cui spesso
si valeva, ovvero quello della Guardia di finanza.
Attraverso un lavoro discreto fatto di incontri e scambi di vedute,
nonché una interrogazione parlamentare, la nostra associazione è
riuscita a chiarire un punto che fino ad oggi aveva creato equivoci
anche di notevole gravità: gli interventi delle Fiamme gialle che
tanti problemi (e tante denunce) hanno prodotto non ci saranno più.
Quanti sono stati trascinati in tribunale oggi hanno un motivo in
più a loro difesa oltre a quelli che abbiamo suggerito ai nostri
associati circa la manomissione invereconda della legge 633/41 sul
diritto d'autore - frutto dell'intenso lavorio lobbistico delle
multinazionali del disco che c'è a monte del settore - con
l'aggiunta di articoli bis, ter, quater ecc.., in palese contrasto
con altri tipici della legge medesima che prevalgono sui precedenti.
Avvertiamo pertanto quanti si trovassero ancora una volta davanti al
binomio Scf-Guardia di Finanza, di avvertirci immediatamente
affinché il Conna possa agire nella sede istituzionale opportuna
dimostrando l'abuso e stroncando in questo modo il fenomeno.
22 febbraio 2010
RIEPILOGO
Riportiamo in sequenza per una migliore
lettura quanto abbiamo scritto in sei puntate a proposito del
digitale televisivo e della delibera sulla "sperimentazione
digitale" i cui oneri e spese si vorrebbero far gravare sulle
emittenti locali.
Le prime risposte sono già arrivate, ma tante altre dovranno
giungere per permetterci nelle sedi opportune - principalmente in
quelle ministeriali e dell'autorità - di intervenire con la forza
dei numeri chiedendo l'accantonamento o la profonda modifica della
delibera 664/09/cons.
Se l'intero settore non sarà in grado di comprendere il livello di
violenza che ancora una volta viene esercitato nei confronti delle
emittenti che agiscono sul territorio e si mostrerà sordo alle
esigenze di autodifesa che per la prima volta non ammettono
tentennamenti, ci disinteresseremo dell'intera questione e ci
limiteremo - come abbiamo già affermato nel lungo articolo che segue
- a curare gli interessi dei soli nostri associati augurando - si fa
per dire - buoni affari a quelle associazioni che hanno
letteralmente svenduto i diritti di tutti quei mezzi televisivi e
radiofonici che esercitano attività informativa e di comunicazione
sociale di pubblica utilità.
Conna, Coordinamento nazionale Nuove Antenne
(Mario Albanesi)
Nostri siti
www.conna.it
www.nuoveantenne.it
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LA “DELIBERA” DIGITALE 664/09 CONS
Le numerose visite alle “ultimissime” dei nostri siti ponevano
implicitamente altrettante domande: come è possibile che il Conna
non abbia ancora preso posizione sull’ultima trovata della
sperimentazione digitale delle radio?
Abbiamo volutamente aspettato un po' di tempo prima di far sentire
la nostra voce per non intralciare gli affari - e lo abbiamo già
fatto in altre occasioni - di chi per mestiere gestisce uffici
commerciali di supporto a radio e tv. Non appena, è stata annunciata
l'ennesima "delibera" dell'autorità sulla sperimentazione del
digitale radiofonico infatti, le radio sono state immediatamente
bombardate di offerte di iscrizioni, di consorziamenti e di
assistenza: come turbare questo momento felice per molti (detto
senza ironia alcuna) che negli ultimi anni sono stati colpiti da una
dura crisi?
Il Conna che non ha interessi economici in gioco, come associazione
sindacale non profit di categoria non vede, ovviamente, come
“concorrenti” coloro che svolgono una attività amministrativa, la
sola posizione che riteniamo indecente è quella di coloro che pur
mirando solo ai loro guadagni (sono indicative le ingenti quote di
iscrizione che sottraggono annualmente a degli sprovveduti senza
fare praticamente nulla) si spacciano per organizzazioni di
categoria.
Il Conna è sempre stato presente nei momenti cruciali, per esempio
quando concepì e riuscì a far inserire un emendamento al
decreto-legge 19/10/1992 n. 407 coordinato con la legge di
conversione 17/12/1992 n.482 che sollevava da canoni e cauzioni
quelle radio che avevano un massimo di 4 trasmettitori della potenza
massima di 400 W ciascuno sottraendole ai boia che le volevano
costringere al silenzio.
Oppure quando in tempi più recenti salvò circa 200 radio dalla
chiusura certa ottenendo la riapertura dei termini per trasformare
le ditte individuali in associazioni.
Chi ha fatto in Italia per le emittenti locali ciò che noi riuscimmo
ad ottenere in queste due occasioni? Eppure molti titolari di
emittenti “beneficiate” si guardarono bene dal rafforzare la nostra
associazione preferendo farsi incantare da sirene travestite da
procacciatori viaggianti di iscritti al soldo di note "associazioni”
a carattere speculativo.
Fatta questa premessa per chiarire i termini della questione, con
gli articoli che seguiranno, andremo al sodo e studieremo il da
farsi.
IRRESPONSABILE IMPREVIDENZA
Sull’atteggiamento di Corrado Calabrò presidente dell’autorità
abbiamo già detto e scritto circa la sua insensibilità nel valutare
le catastrofi che produce anche se in questi giorni non ha potuto
fare a meno di prendere posizione - temendo anche di essere
scavalcato e vedere ridotto il suo potere - di fronte all’ultimo
decreto Romani concepito a tutto beneficio di Mediaset, contro Sky,
la comunicazione in Internet e di riflesso avverso alle emittenti
locali.
Per il resto, ha assistito alla macellazione digitale senza far
nulla anzi, favorendo le iniziative intempestive del vice ministro
berlusconiano: per quanto ci riguarda, chi ha buona memoria
ricorderà che in tempi lontani abbiamo parlato della rovina che
avrebbe potuto colpire televisioni e radio con scelte avventate di
finto progresso tutte da verificare.
Il "digitale terrestre" – come avevamo previsto - si è rivelato
inadatto anche dal lato tecnico a servire il territorio italiano e a
questo ostacolo che tocca quell’utenza che non ha la ventura di
risiedere in prossimità dei punti di diffusione, si sono aggiunti
inconvenienti che si sono riflessi contro gli interessi delle
televisioni il cui numero degli ascoltatori è sceso fino al livello
di meno 55 per cento.
Le ragioni sono molteplici; a quelle tecniche e dell’allargamento
dell’offerta delle reti nazionali, si è aggiunta l'irresponsabile
imprevidenza dell'autorità per le comunicazioni che non ha
provveduto per tempo all'adozione di un decoder unico come stabiliva
la legge e ad adottare sistemi per una facile ricerca da parte degli
ascoltatori delle stazioni che erano soliti vedere. Poi si è
aggiunta tutta una casistica di impedimenti di genere diverso e gli
esempi ognuno se li può cercare autonomamente. Uno dei tanti che ci
viene in mente è quello di un ascoltatore tipo impossibilitato a
ricevere una delle tre reti nazionali (Rai, Mediaset, e La7) al
quale è stato consigliato di acquistare decoder e parabola per
sintonizzare TvSat. E’ intuibile che questo spettatore non potrà più
ascoltare le emittenti locali che abbisognano di un altro tipo di
decoder: una perdita che sommata a tante altre cause andrà ad
aggravare la già forte emorragia di pubblico.
Le televisioni locali a cominciare da quelle della Sardegna non
sanno come uscire da questo imbroglio perché attualmente si trovano
nelle medesime condizioni di un'auto cui il motore sia stato
improvvisamente spento: il veicolo ancora procederà, ma lo farà per
inerzia, cioè con l'energia residua immagazzinata. D'altra parte,
hanno paura di uscire allo scoperto in ordine sparso informando la
popolazione della violenza che stanno subendo dopo ben 35 anni di
vita stentata perché sbloccherebbero sì, finalmente, lo scandaloso
silenzio stampa sulla questione digitale, ma sarebbero costrette a
dichiarare ai loro inserzionisti di non avere più la popolazione di
un tempo cui "vendere" i loro prodotti.
LO STALLO
Stare buoni e zitti fingendo che tutto vada bene ostentando
ottimismi di stampo berlusconiano - installando magari un certo
numero di gap fillers per servire fortunosamente le zone più
scoperte - è altrettanto pericoloso perché conduce ad una stasi e ad
una conseguente accettazione di uno stato di cose che porterà
inevitabilmente alla sola sopravvivenza (forse) di quelle
televisioni assistite da Publitalia che avendole economicamente in
pugno diverrà di fatto la loro vera padrona. Come reagire quindi ad
un pericoloso stallo che non è solo motivo micidiale di caduta per
gli aerei?
Agendo collettivamente.
Intanto le televisioni devono sganciarsi con tutta fretta dal
guinzaglio di alcuni studi legali mascherati da associazioni che
sono all’origine di tante prepotenze venute dalle istituzioni. Esse,
pur godendo della forza che le conferivano grosse aziende loro
“assistite” si sono rivelate inerti, incapaci di organizzare una
qualsiasi difesa. Ma a ben pensarci, perché mai avrebbero dovuto
farlo quando la congerie di leggi emanate dal 1990 in poi si è
rivelata estremamente funzionale ai loro affari consentendogli di
realizzare lauti guadagni per le conseguenti numerosissime cause
legali?
Come non bastasse hanno accettato senza battere ciglio che l’allora
Ministero delle poste e telecomunicazioni rilasciasse nel 1993/94
false concessioni (vietate dalla legge 223/90) in assenza dei piani
di assegnazione per innescare un imponente contenzioso tutto a loro
vantaggio e per darsi importanza e prestigio di facciata hanno pure
stipulato accordi con società per la percezione (illegale) dei
cosiddetti “diritti connessi” e con organizzazioni estranee al
comparto delle comunicazioni che si sono rivelati nocivi se non di
nessuna utilità per le imprese radio e tv.
Questa presa di coscienza e rimozione delle macerie del passato da
parte delle aziende televisive a nostra opinione è essenziale per
far pulizia e per spezzare il laccio di fil di ferro che si sta
stringendo sempre di più minacciando di strozzare anche le più
solide delle televisioni locali, quelle che ritengono ancora oggi di
essere al riparo da ogni pericolo, le stesse cui era stato detto e
promesso durante i “congressi” annuali organizzati da queste
associazioni parassitarie che tutto stava procedendo per il meglio e
che bastava far parte del “gruppo” per non correre rischi di sorta.
In un primo tempo avevamo tentato di proporre un comitato di
emergenza composto dalle varie associazioni, poi, constatando la
spocchia e la malafede di certi individui insieme al precipitare
della situazione, siamo giunti alla conclusione che un Supercomitato
doveva germinare dalle emittenti medesime in modo indipendente,
durante una loro riunione generale nazionale con l’esclusione di
tutte le associazioni, nostra compresa.
Diciamo subito che l’impresa non si presenta semplice perché il
digitale terrestre imposto ancora in poche regioni non coinvolge la
totalità delle emittenti ma solo una parte di esse; tuttavia,
attraverso uno scambio di informazioni ed un allarme preventivo,
forse sarà possibile “bucare” il muro di attendismo e indifferenza
dei colleghi che ancora non si trovano nell’occhio del ciclone.
Ci poniamo però a questo punto una domanda: riunione nazionale per
dire e fare che?
LE RAGIONI
L’azione del Supercomitato, avendo come interlocutori principali il
governo e l’autorità di Calabrò con le sue “delibere” a ripetizione
deve essere delineata e impostata in partenza come segue (simulando
la voce delle emittenti fatta propria da uno staff legale):
“Siamo stati investiti da una operazione di
finto progresso che ha cambiato completamente le basi sulle quali
erano state rilasciate le “concessioni”, è come se si fosse
obbligato un settore qualsiasi dell’industria e del commercio a
cambiare totalmente i propri indirizzi, i piani di produzione, le
macchine e le basi consolidate della sua attività oltre ogni
ragionevole e normale avvicendamento tecnologico.
In sostanza sono state alterate profondamente le regole del gioco
che vanno al di là di ogni adeguamento di mercato. Ne consegue che
tutti gli oneri economici e di altro genere derivanti da una
operazione avventata e accelerata che si dice concepita a vantaggio
dei cittadini– fatte salve responsabilità di carattere penale per
abusi in atti di ufficio di funzionari ministeriali e dell’autorità
-sia giusto vengano sostenuti dallo Stato per un congruo periodo di
anni e non ricadano sulle aziende che non hanno responsabilità
alcuna”.
Ce n’è abbastanza per una class action che ponga con le
spalle al muro i responsabili dei governi che verranno e
dell’attuale che ha pure anticipato di tre anni una disgraziata
operazione, affinché siano indotti in futuro a mostrare tutto il
rispetto che meritano mezzi di pubblica utilità quali sono le radio
e le televisioni, e per l’immediato, chiamando per nome tutte quelle
persone che hanno dimostrato imprudenza, impreparazione e
menefreghismo in misura inaudita. Ciò servirà anche a costringere i
signori Corrado Calabrò e Paolo Romani a dismettere la loro aria
tracotante e assolutista spingendoli a prendere provvedimenti
discussi preventivamente con la generalità delle parti in causa
all’altezza della gravità del momento.
Pur presentando in partenza una fondata motivazione degna di essere
presa in considerazione, il ricorso o i ricorsi in chiave
giudiziaria non potranno costituire un atto isolato ma dovranno
essere uniti ad una azione coesa di massa autoguidata che miri ad
informare i cittadini sulla gravità delle scelte compiute che si
ritorcono sui loro interessi informativi e su come poterne attenuare
gli effetti nefasti.
Raramente Televisioni e radio hanno utilizzato a loro difesa le
potenzialità informative in loro possesso; lo fece Fininvest con le
trasmissioni di Maurizio Costanzo a metà Anni ottanta quando ritenne
di dare una forte “spallata” in suo favore volta a ottenere ciò che
nessuna impresa al mondo era mai riuscita ad ottenere, ovvero la
proprietà di intere reti a copertura nazionale: un cattivo esempio
che si estese rapidamente a macchia d’olio in tutto il mondo e che
assestò un primo colpo all’esistenza e al prestigio dell’emittenza
locale fino ad allora in costante ascesa di prestigio e crescita
economica.
Un altro esempio venne poi da Rete Mia, l’emittente di Giorgio
Mendella il tele-finanziere di Lucca che nonostante fosse in
difficoltà per cause da lui stesso provocate, riscosse un forte
appoggio popolare.
PENOSO FRAZIONAMENTO
L’emittenza televisiva locale, per il suo penoso frazionamento, non
ha mai sfruttato a sua difesa le enormi potenzialità insite nei
mezzi di diffusione che possiede come seppero fare le emittenti
nazionali e che avrebbero potuto bloccare tante regole di ordinaria
ingiustizia, alcune di esse palesemente incostituzionali, ma oggi è
il momento che esse riguadagnino il tempo perduto e lo facciano
trovando un momento di intesa fra di loro: sottostare in silenzio ai
diktat di chi rappresenta molto male le istituzioni, è augurabile
susciti in tutti un moto di indignazione e di ribellione.
Il nostri consigli per quanto riguarda le televisioni finiscono qui.
Come non bastasse il caos scatenato dall’imposizione intempestiva
del digitale terrestre televisivo, l’autorità di Corrado Calabro e
il delegato alle comunicazioni Paolo Romani, si sono inventati la
“sperimentazione radiofonica digitale”, creandosi l’alibi delle
imposizioni europee quando in altri casi se ne sono tranquillamente
infischiati.
La diffusione radiofonica in digitale terrestre rischia di essere
più infelice di quella televisiva perché gli esperimenti tecnici che
sono stati tentati fino ad oggi si sono rivelati fallimentari,
mentre quelli da satellite – come per la televisione – specie se
integrati da gap fillers, offrirebbero prospettive di studio
meritevoli di essere approfondite.
E’ così che questa indefinibile “autorità”, in solitudine, cioè
senza sentire nessuno, invece di fermarsi e riflettere sui clamorosi
errori che ha commesso, trascinata dall’onda incessante dei conati
da “delibere”, nel novembre scorso ne ha prodotto un’altra, di una
ventina di pagine, la numero 664/09/cons con allegato
regolamento, scritta con una arroganza rivoltante, dove dopo la
consueta serie scolastico/dilettantesca di “visto” e “vista” che
caratterizzano tutti i suoi provvedimenti, viene stabilito che per
essere abilitati a fornire programmi radiofonici in tecnica numerica
è fatto obbligo di rivolgere domanda al ministero entro quattro mesi
dall’entrata in vigore del regolamento medesimo (24 aprile 2010).
Semplice no? Le radio di tutta Italia “produttrici di contenuti”
dovrebbero caricarsi di spese per una decina di anni e forse più
(apparecchiature di trasmissione, postazioni, antenne, spese
generali e di energia elettrica) per giunta consorziandosi, senza
poter guadagnare un centesimo di euro stante la completa assenza di
ricevitori da parte dell’utenza.
Non essere “abilitati” d’altra parte significherebbe che non appena
fossero presenti sul territorio italiano un certo numero di
apparecchi ricevitori, tutti coloro che operano in banda di
modulazione di frequenza verrebbero immediatamente “oscurati” fra il
silenzio generale.
TANTE ASSOCIAZIONI
Può stare il in piedi tutto questo pasticciaccio brutto giocato
sulle spalle di una emittenza locale già provata da anni di inedia e
spesso in difficoltà, specie in questo periodo di crisi economica?
Non ce n’è abbastanza per alzarsi in piedi e dire “no, alle vostre
condizioni”?
E qui si pone il medesimo problema che hanno le televisioni, cioè
quello di scrollarsi di dosso anzitutto le sanguisughe affariste e
incapaci che hanno determinato l’attuale degrado sostituendole con
uno studio amministrativo di consulenza degno di questo nome, e poi
– sul piano strettamente sindacale - giungendo ad organizzare una
difesa in chiave moderna del tipo di quella che in passato riuscì a
limitare l’animosità contro le “locali” di politici e funzionari
amministrativi: numerose manifestazioni di piazza del Conna,
occupazione della principale vetta di trasmissione di Roma e altro.
Oggi però esistono a differenza di quei tempi ormai lontani mezzi
che allora non c’erano (comunicazione elettronica, la già citata
class action, leggi infarcite di casi macroscopici di
incostituzionalità maggiormente dimostrabili ecc..) che possono
essere utilizzati per scoprire le carte di chi persegue lo sporco
gioco di approntare altre leggi, regolamenti e “delibere” pur di
favorire gli asfissianti monopoli che esigono una concentrazione
ancora più massiccia dei mezzi di comunicazione di massa.
A differenza delle televisioni che avendo in genere maggiori
capacità organizzative e finanziarie possono difendersi attraverso
un Supercomitato nazionale, le radio devono svolgere una azione
simile e altrettanto dirompente su scala regionale o provinciale
creando ovunque grandi e piccole associazioni territoriali, primo
passo, se non sarà possibile modificare profondamente la “Delibera”
664/09/cons per la creazione di eventuali consorzi,
che devono essere costituiti senza fretta, con
molta ponderazione, tenendo conto che per la loro formazione non
sono state fissate date come per i “fornitori di contenuti”.
Queste associazioni dovranno necessariamente far capo ad una
organizzazione sindacale centrale: se al Coordinamento nazionale (Conna)
e al suo giornale Nuove Antenne che hanno assunto questa veste fin
dal loro nascere verrà riconosciuta questa funzione saranno a
disposizione come parte promotrice e organizzatrice, altrimenti
continueremo a curare gli interessi dei soli associati.
Sarà necessario però procedere rapidamente indicando intanto a tutti
i responsabili delle associazioni territoriali e ai singoli come
rivolgere entro il 24 aprile autocertificazioni e domande nelle
varie tipologie per ottenere l’autorizzazione alla sperimentazione;
fatto questo primo passo per restare comunque dalla parte della
ragione e della “delibera”, dovrà essere organizzata una potente
attività di informazione a tappeto diretta alla popolazione di tutta
Italia e ai politici eletti nelle varie regioni, affinché tutti
vengano posti a conoscenza che alle tante attività di questo governo
- spesso in contrasto con gli interessi dell’intera collettività -
si deve aggiungere l’intento di fatto liberticida di voler
calpestare l’art. 21 (libertà di espressione) ed l’art.41 comma 1
(libertà di iniziativa privata) della Carta costituzionale. A questo
scopo dovranno essere realizzati “spot” e comunicati in stretta
collaborazione e magari in concorso con le associazioni medesime.
Per quanti vorranno rispondere, specie se intenzionati a creare
gruppi locali o a presiedere associazioni mettiamo a disposizione i
nostri siti Internet e lo speciale indirizzo di posta
autodifesa@conna.it
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