Gennaio 2003

ULTIMISSIME

Archivio Ultimissime

Aggiornato al 30/06/04 09.45

28 gennaio 2003
IL VIRUS GASPARRI
Abbiamo ricevuto la lettera che segue in forma semianonima (firmata dal solo indirizzo e-mail) perché non riporta il nome della radio di riferimento.
Non è la prima volta che ciò avviene e in genere si tratta di titolari di emittenti iscritte presso altre associazioni. 
A questo proposito, ricordiamo ancora una volta la conservazione del segreto d'ufficio per quanti  ci hanno chiesto di non figurare negli elenchi dei rappresentati che siamo soliti pubblicare o trasmettere in sede istituzionale quando ci vengono richiesti.

Gentile Direttore,
ho letto il numero di novembre e, in via telematica, quello di Dicembre. 
Grande battaglia, la Vostra, per l'autonomia e la sopravvivenza delle piccole antenne minacciate dal "virus gasparri 66" dal quale ci si può immunizzare solo appellandoci alla Costituzione che non può essere calpestata da alcun TAR. 
La nostra è una emittente piccolissima che svolge una grandissima funzione sociale; quella di informare i suoi ascoltatori sulla vita e gli strafalcioni del Palazzo, inteso come Municipio. 
Chi li informerà quando tenteranno di farci chiudere? Chi sosterrà le loro apparentemente piccole battaglie quotidiane per la buca sull'asfalto, per l'acqua che non arriva, per la illuminazione pubblica a singhiozzo? Non certo Rai e Mediaset. 
Ed allora? Considerazione per i grandi network, ma viva le piccole antenne sostenute dal volontariato e dall'orgoglio dell'appartenenza. Da un Gasparri di destra ci saremmo aspettati uno stop alla legge 66 promossa dal Vita di sinistra. Invece sinistra o destra sono uguali quando c'è da inginocchiarsi davanti ai padroni. Saluti. 

PS: la nostra è una srl costituita nel 1977 che continua a trasmettere, ben lontana dal volersi piegare alla legge n. 66/2001

24 gennaio 2003
LA PERSECUZIONE
Pubblichiamo il testo di una lettera che oggi abbiamo inviato all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni a seguito di una salatissima multa preceduta da una specie di verbale che rilevava alcune anomalie nella compilazione del registro di stazione. Il "delitto" più grave appare quello  di: " ..in luogo dell'orario in cui termina ogni singolo programma è stata indicata la loro durata ed inoltre non è stato trascritto il titolo e la provenienza del programma di intrattenimento musicale (segue il titolo) trasmesso dalle ore 02.01.19 del 25 settembre 2002".
Trovate comica la cosa? Oltre 4 milioni da pagare non fanno certo ridere l'interessato, e  lo dimostra l'indignazione con cui abbiamo scritto il testo di una lettera che abbiamo inviato immediatamente in duplice copia al commissario che si è occupato della cosa e al presidente Cheli.
Forse qualcuno penserà che uno scritto del genere doveva restare riservato. No signori, è l'ora di affrontare in piazza queste assurdità; anche  la questione delle false concessioni si sta facendo strada e qualcuno (solo ora) casca dalle nuvole.
Deve essere chiaro che potranno sopravvivere quelle emittenti il cui proprietario, a testa alta saprà difendersi, senza paure di sorta: cercare di restare in ombra temendo ritorsioni è un atteggiamento suicida.  E' dalla pubblicazione dell'infame legge 66 che insistiamo nel dire che le locali, dopo anni di disgregazione e di sbandamento devono darsi una spina dorsale e recuperare la dignità perduta. 


Spett. Autorità G. C
Sede di Roma

Via delle Muratte 25
Napoli Isola B5 Torre F.

Comunicazione anticipata in fax

Alla cortese attenzione del commissario Antonio Pilati e 
per conoscenza al presidente Enzo Cheli

Un nostro associato – xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx – ci informa in merito a Vostre contestazioni sulla tenuta del registro di stazione.
E’ assai probabile che i difetti e le manchevolezze riscontrate corrispondano a verità, tuttavia la domanda che si pone il direttivo della nostra associazione è come sia possibile tanto accanimento nei confronti di piccole emittenti dove, solitamente, il solo proprietario, lavorando ininterrottamente tutto l’anno riesce a trarre appena appena il necessario per vivere. 
Nel caso specifico poi vengono rivolte contestazioni rispetto alla programmazione notturna cioè quella che va al di là delle 64 ore settimanali secondo quanto previsto dagli “obblighi!” di “concessione”.
L’Autorità garante, che tutto garantisce - specie l’imperversare delle grandi imprese come Rete 4 di Mediaset tenuta illegalmente in “surplace” - meno che il diritto dei cittadini di esercitare il diritto costituzionale di esprimersi e di svolgere una conseguente onesta attività lavorativa, è perfettamente a conoscenza che il settore è assillato da una congerie di regolamenti e leggi obbrobriose, contraddittorie e largamente incostituzionali.
Purtroppo; come potrà leggere sul nostro periodico Nuove Antenne che ci premuriamo di farLe avere (consultabile anche sui nostri siti www.conna.it oppure www.nuoveantenne.it) non sempre è facile ottenere giustizia dai giudici amministrativi, anche se esauriti tutti i gradi di giudizio italiani, potremo accedere finalmente alla Corte di giustizia delle Comunità europee sperando che finalmente vengano riconosciute le ragioni dell’emittenza locale, in primo luogo il mancato rilascio delle “concessioni” nel 1993/94 che non potevano essere tali per l’assenza dei piani di assegnazione (legge 223/90, articolo 34, comma 5).
Ritornando alla questione delle sanzioni ai danni delle microimprese, non si è tenuto conto che il titolare di esse è contemporaneamente, programmatore, tecnico, amministratore,annunciatore e parafulmine di tutti gli inconvenienti che possono capitare ad una ditta a conduzione familiare; come non tener conto che leggi e regolamenti sono ritagliati a modello di grande impresa, completamente fuori dalla realtà e dall’economia di una piccola emittente?
Nel “verbale” che è stato contestato al nostro iscritto, si chiede perfino l’origine di un programma che ha trasmesso, la sua durata, domande che presupporrebbero un lavoro a tempo pieno dedicato in totale funzione della copertura burocratica e amministrativa.
Lo si invita poi a contestare eventualmente la sanzione presso il Tar del Lazio: nella pratica, per evitare di pagare 4 milioni di vecchie lire di “multa” dovrebbe sperderne 10 di spese di Tar e avvocato!
Tutto ciò è risibile e non sta in piedi; voler applicare ad ogni costo norme repressive merita quanto meno un ripensamento: le emittenti locali (un bene a caratteristica altamente sociale che doveva essere accuratamente protetto dall’Autorità presieduta dal professor Enzo Cheli,invece di essere colpito) sono quasi interamente scomparse, assorbite da organizzazioni radiofoniche e televisive parassitarie (con il registro di stazione magari in perfetto ordine!) che concepiscono l’etere esclusivamente come un mezzo per far soldi.
E’ questo che l’Autorìtà garante desidera?
Dare ancora più potere a che già troppo ne ha?

Nel ringraziare, porgiamo i migliori saluti

Conna, Coordinamento nazionale Nuove Antenne

Roma, 23.01.2003

21 gennaio 2003
INVITO E SPIEGAZIONE
1)  Invitiamo tutti coloro che hanno gestito una emittente locale e che sono stati costretti a venderla, oppure per una qualsiasi ragione (mancato rilascio della "concessione",  interdizioni ecc..) non hanno più potuto trasmettere di prendere contatto con il Conna al fine di riprendere l'attività nei modi e sulle frequenze che suggeriremo;
2) la questione del "canone" non è stata ben capita, ce ne siamo accorti dalle richieste telefoniche di spiegazione. Nulla di importante; il proprietario di Telenorba Montrone ha definito "canone" le somme che percepisce dallo Stato. Invece di chiamarli contributi (per chi ha la fortuna di riceverli), li ha considerati alla rovescia, come se lo Stato gli pagasse un canone per avere un servizio svolto dalla sua Telenorba. Un tantino presuntuoso? Fate voi
. Bardelli per il termine improprio non ha avuto dubbi e da buon cultore della lingua italiana  si è subito inalberato.

17 gennaio 2003
IL 'ANONE 
Mercoledì scorso, assemblea plenaria all'Eur.
Si parlerà della legge 66 e dei due tristemente famosi punti incostituzionali? Ci era stato chiesto.
Neppure per idea; il ministro Gasparri ha deciso da tempo di occuparsi  solo di problemi planetari e dopo essere rimasto zitto e inerte per tanti anni, improvvisamente si è accorto che l'intero contesto delle trasmissioni era diseducativo e ha provveduto a sfornare i primi codici di autoregolamentazione che sul piano dei principi il Conna non ha avuto nulla in contrario a sottoscrivere.
Tutto però lascia pensare che invece di esprimere una sia pur tardiva critica  nei confronti delle reti nazionali private che hanno prodotto una autentica catastrofe culturale guidando i giovani verso una vita convulsa e violenta, il vero obiettivo da colpire siano ancora una volta le emittenti locali, ed in particolare quelle che mandano in onda trasmissioni a sfondo sessuale - le meno pericolose perché certe cose ognuno finisce per impararle da sé - rispetto alla vera violenza che è quella della corsa al successo, all'omicidio facile per togliere di mezzo il rivale, al cinismo, ai guadagni facili, modelli che è ormai praticamente impossibile sradicare dai "cartoons" come dall'intero contesto filmico.
Ma l'argomento principale verteva sulle modalità di distribuzione del "grisbi", dei fondi stanziati a beneficio (teorico) delle "locali" che tale non è, perché il meccanismo di assegnazione sarà talmente ritagliato a misura di grossa impresa (fatturato, personale impiegato ecc..) da lasciare appena qualche briciola a disposizione degli altri; il tutto attraversato da trabocchetti e forche caudine disposte in modo tale da rendere difficile percepire qualcosa per le imprese meno organizzate.
Era anche presente il titolare di Telenorba, Montrone, il quale ha definito più volte le prebende governative "canone" al punto tale che il buon Bardelli del Corallo dopo aver sentito ripetere per l'ennesima volta questa parola ha esclamato con il suo accento toscano "Ma che cosa è 'sto 'anone??". Montrone da anni lo incontriamo ovunque si parla di soldi e non abbiamo mai nascosto la nostra simpatia nei suoi confronti. Sono oltre 25 anni che fa televisione credendoci e qualche lira (diciamo più propriamente qualche milione di Euro) se li è guadagnati sul campo in confronto ad altri, arrivati in tempi recenti, che fruiranno ugualmente del "Canone", autentici parassiti dell'emittenza locale che hanno acquistato in massa per poche lire quasi tutte le emittenti locali esistenti.

12 gennaio 2003
COMUNICATO
Ieri è stato trasmesso e rilanciato dalle agenzie di informazione il comunicato di cui trascriviamo il testo.
Durante la trasmissione del programma Tv7 andata in onda ieri sera sulla prima rete Rai, il ministro Maurizio Gasparri ha affermato a proposito del fenomeno delle “Tv di strada” come OrfeoTv di Bologna, che le televisioni prive di concessione saranno disattivate. 

E’ il caso di ricordare che in Italia concessioni non ne sono mai state rilasciate a nessuno perché la stessa legge Mammì 223/90 lo impediva all’articolo 34: “Le concessioni previste nella presente legge possono essere rilasciate solo dopo l’approvazione del piano di assegnazione”.

Piano “regolatore” dell’etere che non fu mai realizzato.

Ciò che venne consegnata alle singole emittenti nel 1994 fu una semplice carta di riconoscimento (illegale) per continuare a trasmettere a pagamento nel caos più totale delle frequenze. 

“Concessioni”truffa quindi, come bene le ha definite l’illustre penalista Nino Marazzita in un articolo pubblicato sul periodico Nuove Antenne nel numero di dicembre. 

Parlare di disattivazione dei non concessionari, significa quindi da parte del ministro far riferimento a tutte indistintamente le emittenti radiofoniche e televisive. 
C’è da domandarsi se il ministro ritiene praticabile la soluzione di dar luogo ad un oscuramento generale.

 

Conna, Coordinamento nazionale Nuove Antenne".

09 gennaio 2003
HIRUDO MEDICINALIS
Ci ha chiamato un reverendo parroco preoccupato di ricevere richieste da parte delle HIrudo medicinalis, meglio conosciute come le associazioni sanguisughe che recentemente si sono fatte vive.
Era rimasto colpito in particolare dalla atroce estremizzazione che ne abbiamo fatto nell'articolo "La batteria" del 3 gennaio scorso dove, come spesso si fa in meccanica per giungere a precisioni dell'ordine del micron se non dell'angstrom (unità di misura equivalente a 10 alla meno 10 m. ), si portano esempi su misure dell'ordine dei metri se non dei chilometri.
Se lo stesso Bardelli del Corallo che fa parte dell'allegra compagnia di Ancona non troverà una soluzione, il concetto di diritto d'autore si dilaterà al punto tale da invadere un po' tutti i campi. Basterà un accenno, due righe inserite ad arte  in una norma li legge per rendere come brevettabili tutti i trovati, gli oggetti anche i più semplici: qualcuno probabilmente in futuro potrebbe vantare diritti anche sul paliotto (paramento che copre la parte anteriore dell'altare cristiano)   abbiamo detto, ostentando una competenza nel campo che in effetti non abbiamo.
Da questo punto in poi la conversazione si è fatta piacevole tutta giocata sull'onda della battuta e al paliotto il nostro simpatico e giovane prete ha aggiunto il turibolo, il conopeo, la patena ed il cordiglio.
E poi, come ricordandosi improvvisamente delle nuove attrezzature cui le chiese moderne stilizzate ormai fanno uso ha continuato: "Una volta che ci avessero venduto i nuovi confessionali con l'aria condizionata, porte sound-stop, grata fonoassorbente, fax per la confessione telematica del tipo di quelle progettate e costruite dalla Genuflex di Treviso o dalla sua concorrente Caloj, basterebbe una postilla nel contratto e una loro intesa associativa per impedirci di svolgere le nostre funzioni se non dietro il pagamento di balzelli!". 
Per fortuna non siamo ancora a questi punto perché lungi dalla confusione che ci sarebbe a giudizio di Massimo Lualdi (www.newsline.it) tutti hanno capito a volo l'enormità della cosa e se escludiamo coloro che per ragioni sconosciute hanno ritenuto funzionale ai loro interessi stipulare una convenzione con le Hirudo medicinalis , tutti gli altri, la pressoché totalità delle emittenti, hanno deciso di difendersi da una presa in giro che non ha precedenti.


06 gennaio 2003

IL CARBURANTE
Notiamo, ed in crescendo, una certa preoccupazione da parte dei costruttori di attrezzature di alta frequenza per la scomparsa di buona parte di quanti erano loro clienti. Anche gli "studi di consulenza" si accorgono solo ora,  che la presenza di tante piccole imprese erano un po' come l'energia rinnovabile che è "sfruttabile" senza limiti di tempo (eolica, solare, idrica ecc...).
Aver  trattato le emittenti locali  invece  alla stregua di un carburante qualsiasi che una volta bruciato non è più utilizzabile pur di realizzare qualche affaruccio di compra/vendita si sta rivelando improvvisamente una operazione catastrofica.
Un antico adagio ligure, pensato quando i dolci non abbondavano, avvertiva invitando al risparmio che "Lo speziale non deve mangiarsi lo zucchero". Già, se no poi cosa avrebbe venduto? 
Mentre all'industria elettronica rimane la prospettiva dell'esportazione di attrezzature e prodotti televisivi e radiofonici, per gli "studi di consulenza" e per la stampa specializzata, il futuro non si presenta roseo se nel frattempo - dopo aver sfruttato la "carne da cannone" destinata al sacrificio - non si saranno procacciati un osso bene in polpa (qualche grossa impresa nazionale radio tv o altro) in grado di dar loro lavoro per il resto della vita. Forse, è proprio a questo che fra un equivoco e l'altro hanno sempre mirato, ma il Conna una volta tanto intende dar loro una speranza in più: non temano, l'emittenza locale esistente sarà conservata e si aggiungeranno rientrando dalla porta trionfalmente quanti sono stati cacciati dalla finestra perché la "voglia di locale" nei cittadini è incomprimibile. Dovranno solo attendere.


03 gennaio 2003

LA BATTERIA
Arrivano anche in questi giorni comunicazioni telefoniche fra il sarcastico e il divertito. Ho ricevuto una lettera - ci raccontava il titolare di una radio che non vuole essere nominato - dove mi si invita a pagare ad una delle società private che di volta in volta accampano i diritti i più diversi, lo 0.1 per cento dei ricavi che ho denunciato all'Autorità garante.
Alla buonora! Siamo già allo 0,1 per cento; ma presto ridurranno ancora, allo 0,01 per mille, e non avendo il senso del ridicolo - pensando di avere a che fare con degli scemi - probabilmente non si fermeranno neppure lì. 
E' chiaro che con queste offerte "stracciate" queste organizzazioni succhiasoldi prive di vergogna, intendono ottenere un impossibile riconoscimento per poi passare ad argomenti (economici) più sostanziosi.
Un altro amico si dava ad una considerazione ovvia: "I discografici ce ne dovrebbero a noi perché senza le nostre promozioni non venderebbero un disco!".
C'è poi chi estremizza il concetto che si intenderebbe far passare, dando gli esempi più spassosi. Se il sistema si estendesse anche alla batteria e agli attrezzi di cucina - a parte quelli del bagno e della sala da pranzo - i  vari fabbricanti riuniti in associazione potrebbero pretendere l'imposizione di balzelli per l'uso dei seguenti oggetti:
acquaio, sgocciolatoio, gratella,  sifone, rastrelliera, scolapiatti, cappa, aspiratore, griglia, forno, credenza, piatti, tazze, bicchieri, forchettecucchiaicoltelli, caffettiera, tegame,  pila, scolapasta, imbuto. tubo di scarico. 
Il buon Totò, consapevole che avremmo potuto anche avere una AFTS (Associazione Fabbricanti Tubi di Scarico) non avrebbe avuto esitazioni e sarebbe sbottato in un sano: "Ma fatemi il piacere..".
Pensateci "sindacalisti" gialli prima di trovarvi davanti ad un giudice: rischiereste di coprirvi di ridicolo.