PROPOSTA
DEL CO.N.N.A. SU "PAR CONDICIO"
A proposito di "Par
condicio", il CONNA non ha perso occasione per far udire la
sua voce, svolgendo un lavoro di fondo affatto gratificante che
ha impegnato i suoi componenti anche per l'intero mese di agosto.
Ad ogni domanda, come dimostrano le note schematiche che seguono,
è stata proposta una soluzione; la demagogia, il facile applauso
circa una libertà indiscriminata per le locali le abbiamo
lasciate ad altre e associazioni responsabili dirette delle
difficoltà di ogni genere in cui si dibattono le emittenti, le
medesime che nel tempo hanno suggerito a ministri, sottosegretari
e armeggioni politici i peggiori sistemi per complicare le cose
affinché la materia del contendere fosse di esclusiva
amministrazione dei tribunali (e ovviamente degli avvocati
addetti ai lavori).
Costoro, che io altri tempi già avevano dato
luogo ad all'operazione "Alziamo la voce" (contro chi,
contro loro stessi dal momento che sono i diretti autori di tutta
una serie di regole vessatorie?), in questa occasione hanno
tentato di alzare quanta più polvere possibile per confondere
maggiormente le idee a quanti, spesso, facendosi loro
sostenitori, mostrano di averle già poco chiare, e volendo
"cavalcare" la grave situazione della "Par
condicio" ad ogni costo, non hanno trovato di meglio che
invocare totale e indiscriminata libertà SECONDO GLI ANTICHI
DESIDERATA DELLA FRT, ben sapendo che ne trarrebbero vantaggio le
sole emittenti locali legate a Mediaset, quelle, per meglio intenderci, che vivono in virtù del famoso "traino"
pubblicitario e quindi fedelissime ai programmi politici del
Cavaliere.
Da qui una "manifestazione nazionale" a base
di "spot" (fallita per fortuna).
Una legge come la 515
invece, che così come è stata concepita è un impedimento alla
manifestazione del libero pensiero, è superabile solo da un
meccanismo che nella libertà assicuri regole cui attenersi a
beneficio di quelle emittenti che intendono svolgere seria opera
di informazione considerandosi un pubblico servizio.
Ecco, questa
è la grande idea del Conna scoperta negli articolarti delle
leggi vigenti: essere finalmente considerati MEZZI DI PUBBLICO
SERVIZIO a tutti gli effetti, basandosi sulle stesse norme che
prevedono l'esproprio dei terreni per la costruzione dei siti di
trasmissione.
Ciò permetterebbe di ottenere contemporaneamente:
1) una maggiore ufficializzazione delle televisioni e radio
locali che assurgerebbero al medesimo livello di prestigio della
Rai anche in merito alla tutela della "pulizia" delle
frequenze;
2) una equa soluzione della "Par condicio";
3) risultando proporzionali e controllati i tempi dedicati alle
varie forze politiche con una tolleranza sui tempi del 5/10 per
cento anche il problema del "conflitto di interessi"
sarebbe superato.
La nota schematica che segue, compreso il primo
lancio di agenzia del 5 agosto 2000, consente di comprendere il
dispositivo e le regole che tradotte in pochi e semplici articoli
di legge consentirebbero ufficialità, ed equa distribuzione
della propaganda politica senza divieto alcuno.
NOTA SCHEMATICA
SU "PAR CONDICIO"
Il principio di stabilire delle
regole che limitino gli effetti dell'influenza sulla popolazione
televisiva è sacrosanto.
Casi come quelli di Giancarlo Cito che
è riuscito a diventare sindaco di Taranto utilizzando per mesi e
mesi come un mega impianto di amplificazione una televisione del
posto (anche le locali quindi devono seguire esattamente le
medesime regole delle reti nazionali) sono lì a dimostrarlo;
tuttavia, ciò che ha partorito il governo non ha tenuto conto di
quella che sarebbe stata la facile strumentalizzazione
all'insegna di una non meglio precisata "libertà"
totale che spesso si riduce nell'abuso di un solo soggetto.
In
generale, il concetto del "vietare" è mal tollerato
dai cittadini ed è bene imporlo il meno possibile; è esemplare
la legge 515/93 (detta di "par condicio") che fra mille
regole e proibizioni, ha permesso nella "legalità"
abusi grossolani, già prevedibili quando era ancora un disegno
di legge se solo fosse stata esaminata da competenti in materia.
Il principio dei divieti pertanto deve essere abbandonato e
sostituito dalla parola "libertà", che è anche alla
moda, e GRATUITA' che permetta a quanti sono presenti sulla scena
politica un accesso regolato TUTTO L'ANNO ai grandi e ai piccoli
mezzi di diffusione televisivi e radiofonici, non più deciso
abbandonando le scelte al capriccio (in realtà secondo
convenienza) selettivo delle varie redazioni della
programmazione.
Cesserebbe così il poco onorevole mercato
sottobanco degli "show" e delle interviste a
ripetizione che vede determinati personaggi costantemente in
mostra in cambio di acquiescenza parlamentare: INSIEME AL GIA'
IMPORTANTE PROBLEMA DELLA "PAR CONDICIO" SI
RISOLVEREBBE COSI' CON UNA SOLA LEGGE ANCHE LA QUESTIONE DEL
CONFLITTO DI INTERESSI perché le regole sarebbero uguali per
tutti.
Il principio della gratuità E DEI CONTROLLI DI EQUITA'
sono perfettamente sostenibili perché hanno fondamento nelle
stesse leggi vigenti (vedasi le regole di esproprio dei terreni
della legge 223/90 e della 249/97 art.4 comma 3 per le postazioni
di trasmissione) dove le emittenti televisive e radiofoniche sono
considerate mezzi di informazione di PUBBLICA UTILITA', e come
tali sono tenute a comportarsi, esattamente come da sempre fa
(sia pure in modo imperfetto) la Rai.
Libertà RECIPROCA,
intendiamoci bene, anche di rifiutare da parte di un editore di
"trattare" la politica.
Bene, in questo caso sarà
sufficiente che la direzione di una testata dichiari di svolgere
una programmazione commerciale, informativa e di ricreazione
astenendosi dall'invitare politici a tavole rotonde, dibattiti,
conferenze, comparsate a spettacoli di varietà ecc.., e tanto
meno dal trasmettere "spot", per guadagnarsi tutta la
"libertà" che desidera.
Qualora però avvenisse il
contrario (ed è ben difficile che una rete rifiuti in blocco la
politica), le obiezioni principali sarebbero principalmente di
due tipi: i controlli sull'equità dei tempi dedicati ai vari
soggetti e la copertura delle spese di trasmissione.
Per quanto
riguarda i controlli, grossi problemi non ce ne sarebbero
perché tutte le leggi (sia pur pessime) che regolano la
materia, dalla Mammì in poi, prevedono indagini severe sul
contenuto dei programmi, al punto che a molte emittenti è stata
revocata la concessione perché non hanno mantenuto fede alla
percentuale imposta di tempo dedicato all'informazione, o alle
ore complessive di trasmissione, oppure ancora alla quantità di
pubblicità trasmessa.
Oltre tutto, ogni emittente è obbligata a
conservare le registrazioni continue dei programmi trasmessi per
tre mesi e ogni verifica potrebbe essere eseguita in qualsiasi
momento; comunque, ad ogni buon conto, una tolleranza del 5 o 10
per cento sui tempi distribuiti alle varie forze politiche
eviterebbe investigazioni esasperate e cavillose. Il concetto di
gratuità, lascia invece prevedere una maggiore resistenza da
parte delle reti nazionali che vedrebbero cadere un facile
cespite di guadagno assai redditizio.
Anche in questo caso la
risposta è semplice se consideriamo che una qualsiasi
trasmissione ha un costo, in certi casi elevatissimo quando è
prevista la partecipazione di noti personaggi, ma anche nella
normalità di programmi dove siano presenti attori, musicisti o
presentatori.
Ebbene, se un editore, come abbiamo detto, NELLA
PIU' TOTALE LIBERTA', accetta di inserire nel suo palinsesto la
politica, in quello stesso momento egli riconosce una funzione
"spettacolare" di richiamo sugli ascoltatori della
politica medesima, o di un determinato personaggio che in teoria
dovrebbe...retribuire.
Assicurando invece i rappresentati delle
varie forze politiche la loro partecipazione a puro titolo
gratuito, ecco lo stabilirsi di un livello di parità per cui
nessuna delle due parti sarebbe tenuta a dovere nulla all'altra.
Volendo comunque TACITARE OGNI EVENTUALE CONFLITTUALITA'
sull'argomento costi, potrebbero essere distolti dallo Stato una
parte dei finanziamenti post elettorali destinati ai partiti, a
beneficio proporzionale di quelle aziende radio tv che avessero
deciso di dar spazio alla politica. Infine, è bene osservare che
proposte come quella dei Verdi, affinché venga concesso in
periodo elettorale un "prezzo politico" alla diffusione
di "spot" sono perdenti e non risolutive.
Intanto la
pubblicità più penetrante e insidiosa è quella che viene fatta
tutto l'anno e non solo in periodo elettorale; in secondo luogo,
già il Regolamento della legge 515/93 approntato dal Garante, e
pubblicato sulla G.U. n.21 il 27.01.1994 prevede uno sconto del
50 per cento sulla tariffa massima pubblicitaria praticata da
ciascuna emittente: appare a questo punto risibile tentare di
risolvere una così importante questione di parità di accesso,
vitale per la democrazia, mercanteggiando su di una percentuale
di sconto più o meno vantaggiosa.
Rimane la questione delle
emittenti di partito, affatto vincolate da obblighi politici, che
potrebbero offrire una buona occasione per
"riqualificare" una rete commerciale in
"politica", a coloro che ne posseggono più di una.
Anche in questo caso esiste un rimedio a possibili scelte di
convenienza: considerato che le imprese radiotelevisive sono
vincolate come è già stato detto da un "tetto"
pubblicitario, sarà sufficiente limitare il medesimo ad un punto
tale da non rendere conveniente l'operazione di trasformazione.
CONNA, COORDINAMENTO NAZIONALE
NUOVE ANTENNE
LANCIO DI AGENZIA del 5/3/2000
La pubblicazione del Regolamento della legge di
"Par Condicio" turba per la prima volta gli affari politici delle
grosse emittenti locali che fanno capo principalmente alla FRT,
"assistita" dalla cosiddetta pubblicità "traino" elargita
da Publitalia.
Esse minacciano proteste apocalittiche in merito
al rimborso da parte dello Stato di 40mila lire a "spot" che
rapportati ad una durata media dei medesimi di 90 secondi, fanno ascendere il
compenso a ben un milione e seicentomila lire l'ora (somma più che sufficiente
a soddisfare la presunzione di codeste imprese che spesso danno luogo ad una
programmazione mediocra, se non inutile).
Le imprese minori invece, quelle che operano sul
territorio tentando di svolgere il loro servizio informativo avvalendosi delle
scarse risorse dovute ad un mercato blindato, in queste ore si congratulano con
la nostra associazione che ha il merito di aver proposto la gratuità della
pubblicità politica - concetto recepito dalla legge di "Par Condicio"
- sostenuta da un indennizzo statale tratto da una parte del finanziamento
post-elettorale destinato ai partiti.
Il presidente del Conna (Mario Albanesi)
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