In
questo spazio dell'Angolo tecnico abbiamo il piacere di ospitare
alcuni articoli dell'Ing. Carmine Abbate docente di Elettronica per
Telecomunicazioni all'Università di Cassino. Le sue note scritte per
il Conna troveranno sicuramente l'interesse di editori
radiotelevisivi, tecnici del settore, addetti ai lavori. Efficienza negli amplificatori di potenza a radiofrequenza In queste poche righe vi parlo delle principali tecniche per aumentare l’efficienza negli amplificatori di potenza a RF, cercando di fare cosa gradita a tutti gli operatori dell’FM, sempre alle prese con sostanziose bollette energetiche. Farò esplicitamente riferimento a finali di potenza a banda stretta (es 88-108MHz). Considerazioni abbastanza diverse devono essere fatte relativamente ai sistemi di trasmissione a banda larga che impiegano modulazioni numeriche (es DAB+ e DMB).
L’argomento dell’efficienza non può prescindere dalla conoscenza delle classi di funzionamento del dispositivo attivo (es. transistore Bipolare, MOSFET). Per classe di funzionamento si intende il modo di polarizzare e quindi funzionare dell’elemento attivo. Ricordiamo la classe A (ultralineare), ma con bassa efficienza <50%, la classe B e AB con efficienza <78% e la classe C con efficienza <85%. La maggior parte degli amplificatori di potenza che utilizziamo nei trasmettitori FM operano in classe AB o C. Per queste configurazioni possiamo ottenere la massima efficienza se, fissata la potenza di uscita, abbassiamo la tensione di alimentazione al valore di compressione dell’uscita. Mi spiego meglio, supponiamo di avere un amplificatore che potenzialmente fornisce 1000W alla tensione Vcc=48V, ma di volerlo utilizzare a 500W. Se lasciamo inalterato il valore dell’alimentazione, avremmo un’inutile dissipazione di potenza (calore). Quindi nella sostanza cosa possiamo fare? Semplice, abbassiamo la tensione di alimentazione fino a che la potenza di uscita non inizia a ridursi. Questo è per l’amplificatore la condizione migliore dal punto di vista dell’efficienza. Qualche esperto potrebbe sottolineare che anche il contributo armonico in uscita sale. Si, questo è vero, ma ci sono sempre i circuiti risonanti e il filtro di uscita che aggiustano le cose. Questa variazione della tensione di alimentazione nelle macchine di ultima generazione viene fatta in automatico dal microcontrollore in modo da inseguire l’efficienza ottima per una qualsiasi potenza in uscita.
Nel prossimo futuro si prevede di utilizzare classi di funzionamento
superiori, quali la classe F, che consentono di ottenere rendimenti
teorici del 100%. L’idea di base è quella di utilizzare in maniera
costruttiva le armoniche generate dal dispositivo che normalmente
vengono filtrate. C’è da precisare che le armoniche vengono viste
sull’uscita dell’elemento attivo e molto attenuate all’uscita
dell’amplificatore. In questo modo, da un lato si riesce a rendere
squadrata e sfasata di 90° rispetto alla corrente la forma d’onda di
tensione sul MOSFET e dall’altro a ridurre a zero la potenza associata
alle armoniche di ordine superiore. Bello il 100%, vero! E’ chiaro che
il 100% non è possibile a causa della non idealità del dispositivo e
degli elementi passivi (condensatori, induttori, cavi, linee), ma un
90-95% è realistico. La vera limitazione del classe F è nella banda e
nella distorsione. Per questo un classe F non potrà mai essere
utilizzato su segnali con modulazioni digitali. |
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