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ULTIMISSIME - Luglio 2012

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24 luglio 2012
APPELLO
L'avvocato Nunzia De Ceglia che nella palude stagnante di illegalità subite dalle emittenti è riuscita dopo un lunghissimo processo ad evitare che i titolari di otto emittenti nostre iscritte pagassero somme imponenti che andavano da 20 mila a cinquantamila euro in conto canoni - affatto dovuti secondo il Conna - intende ora ricorrere in appello entro il mese di settembre per ottenere ulteriore giustizia.
Il giudice della sentenza di Primo grado infatti come ci scrive l'avvocato, "...ha comunque dato atto della sussistenza dei disturbi e delle interferenze lamentate, così da far passare il principio cardine della nostra azione, finalizzata all'accertamento dell'illegittimità del comportamento della Pubblica Amministrazione, nella parte in cui, nonostante la testuale disposizione di legge contenuta nella legge Mammì, non predisponeva alcun piano di assegnazione delle frequenze".
E' quanto il Conna ha "predicato" per anni, citando anche l'articolo 16 comma due laddove recita senza ombra di equivoco: "...nell'atto di concessione sono determinate le frequenze sulle quali gli impianti sono abilitati a trasmettere, la potenza, l'ubicazione, e l'area da servire...".
Domanda: ci sono titolari di emittente che hanno ricevuto l'uso di frequenze in esclusiva corredate dei dati al seguito? La nostra è una domanda retorica perché non da ora ci è arcinoto che nessuno in Italia ha avuto ciò che la legge sanciva.
Una domanda cui a differenza della precedente non sappiamo dare una risposta sicura, è sul motivo che ha impedito che nel paese forse più litigioso del mondo che è l'Italia, nessuno, di fronte a falsi in atto pubblico a ripetizione, se non di autentica truffa, si è sentito in diritto di rivolgersi in procura (mai ai Tar o al CdS!) per far valere i propri diritti.
Ne vediamo due di possibili ragioni; la prima, la paura - spesso ingiustificata - che incute l'apparato giudiziario; l'altra è quella che pur di avere un pezzo di carta sia pure che non fosse né una autorizzazione, né una concessione, di valore nullo (assimilabile ad una finta laurea rilasciata al Trota) abbia preferito tacere, non pensando al momento agli obblighi cui avrebbe dovuto sottostare.
In breve, l'avvocato De Ceglia intende promuovere oltre al ricorso una class action per tutti il cui costo per i singoli sarà stabilito in rapporto ai numeri dei ricorrenti, i quali potranno far valere le proprie ragioni per i torti subiti nel presente e nel passato, nonché per quelli che si prospettano con l'adozione di tecnologie a tutt'oggi considerate malsicure se non fallimentari.

NOTA prima di chiamare l'avvocato Nunzia De Ceglia è bene sentire il Conna presente anche per tutto il mese di agosto. Il nostro orario, salvo assenze per impegni associativi di lavoro, è il solito: 12/18,30 telefono 06/35348796.

07 luglio 2012

ERA MEGLIO PARLARE PRIMA

Pippo Baudo, portatore di una credibilità e di un prestigio professionale radicato presso la gente italiana, doveva parlare prima, al massimo le sue attuali dichiarazione se opportunamente diffuse, potranno convincere qualche giudice o collegio giudicante di guardare finalmente nella sua drammatica realtà la catastrofe della televisione che si vorrebbe ripetere anche nei confronti della radio locale. Durante una intervista rilasciata ad un giornale locale di Castellana Grotte (Bari), infatti l’autorevole personaggio televisivo ha detto:

Il problema del digitale terrestre è una tragedia: ha disabituato gli italiani alla televisione. Molte famiglie, soprattutto quelle anziane, hanno una grande difficoltà a sintonizzarsi perché non capiscono in maniera chiara il sistema. Avendo ancora i vecchi televisori senza decoder incorporato, e dovendo dunque abbinare due dispositivi, spesso in molte case si hanno difficoltà, e si vedono solo una o due reti invece dell’offerta completa del digitale terrestre.

E ancora: il digitale terrestre è mal inserito nella geografia del nostro territorio, fatto di colli, colline e montagne. L’idea di concepire una diffusione terrestre è anti-estetica, mentre con il satellite arriviamo dappertutto: anche nelle valli più strette e più buie riusciamo a far arrivare il segnale. Il sistema del digitale è stato sperimentato in America, ma poi ci hanno rinunciato. Se in America si sono comportati così, se in Francia non c’è, se in Inghilterra non c’è, se in Germania non c’è, proprio da noi doveva esserci? Sì, perchè la cosa rappresentava un grosso interesse economico, e quindi si è fatta.

Sappiamo di ripeterci se affermiamo che era bene accorgersene prima, ma non possiamo farne a meno; i due articoli apparsi sul giornale quotidiano “Terra” a firma Mario Albanesi e i titoli di Nuove Antenne (“L’imbroglio digitale”, “Ricezione da cani”, “Tutti a casa?”, “Digitale brutale”, “Digitale: le grandi bugie”) non dovevano lasciare dubbi nelle persone più intelligenti come Baudo, e fra questi volutamente non inseriamo buona parte dei titolari di televisioni locali, gente in genere rozza, ottusa, incolta, intrisa di affarismo furbesco tutto italiano, più adatta a gestire un punto di vendita commerciale che a guidare un delicato mezzo di informazione di massa.

Escluso pochi che dialogando con la nostra associazione hanno intravisto il pericolo per tempo, la maggioranza dei “televisionari” ha preferito rafforzare i comitati di affari spacciati per associazioni sindacali e invece di far volare le sedie ai loro “congressi” a sfondo commercial- pubblicitario e creare un autentico sindacato che avrebbe difeso l’intera categoria, ha sperato ardentemente in una “selezione” ai danni dei più deboli ai fini di far parte del novero degli “eletti”.

Speranza vana; ora si rendono conto che n’è per tutti, reti nazionali comprese: la resa è cominciata..

Conna, Coordinamento nazionale Nuove Antenne

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