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ULTIMISSIME - Gennaio 2015

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Ultimo aggiornamento: 21/02/2015 19.12

28 gennaio 2015
FERMIAMO IL DISFACIMENTO! (1)
I meno giovani si ricordano dell'avvocato Eugenio Porta che  nel 1975, un anno prima del Conna fondò l'Anti - morta praticamente con lui -  autore di tante battaglie che dichiarò perdute quando i famigerati (meglio definirli scandalosi) decreti Craxi, appoggiati da Walter Veltroni dell'allora Partito comunista italiano, sancirono la legittimazione delle reti nazionali televisive e radiofoniche.
Con Porta ci unirono spesso una identità di vedute su determinati argomenti - fra genovesi ci si capiva molto bene - che permisero anche di realizzare manifestazioni unitarie; ci dividevano solo differenze minori, oseremmo dire politiche: il Conna molto più "movimentista" con le sue manifestazioni di piazza, l'Anti qualche volta troppo ripiegata verso i soli ricorsi giudiziari.
Di questi ultimi però ricordiamo alcune felici intuizioni di Eugenio; una di queste metteva in discussione la "proprietà" statale delle frequenze di trasmissione che avrebbero dovuto invece essere amministrate da un apposito organismo nazionale, chiedendo agli utilizzatori solo una cifra simbolica atta a mantenere in vita questo comitato. Tutto lì, nessun  prelievo illegittimo da parte di uno Stato vampiro per la stessa ragione che per i giornali non esistono tasse sul possesso delle rotative, ma semmai un normale versamento percentuale sui ricavi dell'azienda a somiglianza delle imprese esistenti di qualsiasi genere. 

Ma eravamo ai primi degli Anni Ottanta, mancavano leggi che non fossero formulate per soddisfare gli appetiti di qualcuno,  e lo Stato, infarcito di lestofanti - qualcuno di essi finito in carcere che oggi trova pure il coraggio di pontificare dall'alto delle tv nazionali -  ebbe buon gioco nell'impadronirsi  della ricca torta per favorire le reti nazionali, tassando per contro con canoni e tasse elevate le emittenti minori, tenute temporaneamente "buone" con un po' di prebende governative destinate però a finire.
Sarebbe bastato che i vari "studi di consulenza", mascherati dietro la parola "associazioni" - pur continuando a realizzare lauti affari - mostrassero un minimo di spirito unitario come molte volte  il Conna ha chiesto, e Agcom e politici ministeriali si sarebbero trovati di fronte ad uno schieramento dalle notevoli potenzialità in grado di rintuzzare ogni velleità egemonica in campo televisivo.
Le considerazioni di Eugenio Porta di cui parlavo all'inizio avrebbero avuto il loro peso oltre a far rivivere quello che fu un grande sostenitore dell'emittenza sparsa capillarmente sul territorio nazionale.
Mario Albanesi 1/2

13 gennaio 2015
L'ILLEGITTIMA TASSA
Ci vengono rivolte domande da parte delle radio locali in merito al versamento della tassa governativa da effettuare entro il giorno 31 di questo mese di gennaio.
Anche se le situazioni sono diverse può esserci una risposta comune.
C'è chi ha sempre pagato senza discutere "consigliato" da finte associazioni sindacali  che se ne sono ben guardate dall'impostare rivendicazioni e battaglie in difesa del servizio pubblico svolto dalle radio locali, cambiando per tempo le regole vessatorie che già ai tempi dei lavori preparatori della legge 223/90 erano apparse inequivocabili e illiberali; poi, chi ha versato una parte di quanto richiesto; poi ancora le radio comunitarie che pagavano il 25 per cento di quanto versavano le "commerciali" nonostante il "Testo unico" partorito da Maurizio Gasparri avesse abolito l'agevolazione; oppure chi ha ignorato completamente il pagamento di canoni e tasse ritenute illegittime, imposte senza che lo Stato consentisse l'uso di una frequenza di trasmissione in esclusiva con un vero atto di concessione.
La risposta del Conna quindi è quasi ovvia: ognuno ripeta esattamente ciò che ha scelto di fare negli anni, se non nei decenni scorsi: ben difficilmente ci sarà qualcuno, funzionario o politico che avrà il coraggio di agire legalmente ben sapendo che l'operazione che si concluse al 10 novembre del 1993 con il rilascio di carte prive completamente di valore non era che un abuso violento inscenato per soddisfare le pretese di gruppi di pressione con sede nel nord Italia, alla ricerca di una qualsiasi legittimazione.

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